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«Ho scritto avendo accanto, seduto e in carne e ossa, il mio desiderio. Ha scelto la musica che avrei dovuto ascoltare. Ha fatto silenzio. Mi ha corretto diverse parole.»
LA VACCA non ha avuto vita facile.
È un testo nato nel solco di un cambiamento epocale che non ci aspettavamo. Realizzato nell’estate del 2019, ha atteso la riapertura dei teatri per un anno e mezzo con la paura di non aver più ragion d’essere. Una paura che ancora condivide con altri. Nonostante tutto è riuscito a esistere, forte anche di un consenso sottinteso che, in qualche modo, lo ha nutrito.
LA VACCA è nata da un incontro fortunato, quello con Gennaro Maresca, regista e attore della giovane compagnia B.E.A.T. teatro. Una conoscenza voluta e resa possibile da Mario Gelardi, direttore del Nuovo Teatro Sanità di Napoli, che ha intuito una qualche assonanza tra le nostre sensibilità. In effetti, agli inizi di quel lavoro, nella ricerca di un linguaggio – drammaturgico per me e scenico per Gennaro – ci accorgevamo con un certo stupore d’essere stranamente sodali. Era plausibile, così dal nulla, un’affinità.
Le parole della drammaturgia sono venute fuori piano, tra le aule semideserte di un’università che l’afa di luglio aveva quasi addormentato. Scrivere in quel luogo non teatrale mi ha aiutato a regredire, a ritornare al passato, alla coltre spessa di sensazioni che volevo a tutti i costi riportare in scrittura. Si ribadiva in me un immaginario che già da tempo avevo sviluppato: quello della provincia, della periferia ignorata, di certi luoghi dell’abbandono in cui si abita senza vivere. E si dorme senza mai svegliarsi.
La rappresentazione di uno spazio profondamente marginale rientra in un obiettivo più ampio, una ricerca sulla provincia che provo a condurre cautamente, partendo dal linguaggio. Una lingua che qui è imbastita per l’occasione, ma che al contempo è agganciata al suono del mio dialetto: la risultante vuole essere un artificio che renda il parlare dialettale più estremo, reale ma pure più vicino all’invenzione. Come accade anche ai bambini di inventarsi le parole e di usarle pesantemente, come vere.
Il testo mette in scena uno stato emotivo, una condizione di precarietà che abitiamo, ogni giorno, quando indossiamo la nostra pelle. Quando siamo ciò che siamo. È proprio il rapporto con il corpo a essere al centro di una narrazione che s’incardina sul desiderio. Un desiderio che si manifesta in un luogo incapace di riconoscerlo, di educarlo e di farlo vivere.
In un tempo, il nostro, in cui il desiderio è subito catturato e calato in una forma non appena si manifesta, i tre protagonisti de LA VACCA si oppongono a questa logica. Donata, la ragazzina coprotagonista del dramma, non è catturabile. Non è assoggettabile. Il suo desiderio è deforme. Lei stessa, i suoi modi, il suo approccio alla vita e a chi la attraversa non è conforme. E lo spazio in cui questa soggettività agisce non è quello della città, in cui vige il decoro. Siamo in un paesaggio altro, quasi lunare; da considerarsi un oltremondo perché su di esso non attecchisce l’attenzione, la curiosa macchina maniacale che si interessa alle umanità, le ravviva e poi le assoggetta.
Questi personaggi vivono in uno spazio indecoroso: è lì che il desiderio pullula, sbraita, si sbraccia.
E infine resta la domanda: che fine fa il desiderio?
Elvira Buonocore

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Questa vibrante drammaturgia della Buonocore è andata in scena per la regia di Gennaro Maresca: il quale figura anche tra gli interpreti insieme a Vincenzo Antonucci e Anna De Stefano fra le scene di Michele Lavadera, i costumi di Rachele Nuzzo e le luci di Roberta De Pasquale. Prodotta dalla compagnia B.E.A.T. teatro di Napoli, la pièce de LA VACCA ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui: il Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” nel 2019; quello “Per fare il Teatro che ho sognato / Per-formare il sociale” al festival Presente Futuro 2021 del Teatro Libero Palermo; e il premio Scenari Pagani 2021. Maggiori informazioni sullo spettacolo, tuttora in distribuzione e tournée, sono reperibili sul website “beatteatro.org”.

Elvira Buonocore (1989) è drammaturga e attrice. Diplomanda in Drammaturgia presso la Bellini Teatro Factory - Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Bellini di Napoli, si forma come autrice parallelamente a un’intensa esperienza di recitazione. Nel 2013 ha inizio un lungo percorso con il Teatro Grimaldello, diretto da Antonio Grimaldi, per cui lavora come interprete e drammaturga. A questa fase appartengono, tra i molti, le interpretazioni dei lavori ESERCITO D’AMORE, VIETATO PORNO AMEN e IL SOGNO DEI FELICI, del quale scrive anche la drammaturgia con Alfonso Tramontano Guerritore. Crea inoltre i testi originali degli spettacoli PUTTANA E BASTA, premiato al Festival Potenza Teatro 2015, e IL FIORE CHE TI MANDO L’HO BACIATO che si è aggiudicato il premio della stampa al festival Voci Dell’Anima 2020 di Rimini. Diversamente, è tra i finalisti della VI edizione dei Teatri del Sacro con MIA MADRE SOPRA TUTTO. Un incontro fondamentale è quello con il regista, attore e drammaturgo Mario Gelardi, che le consente di collaborare a tutt’oggi con il Nuovo Teatro Sanità di Napoli da lui diretto. Fatta già menzione, poi, del lavoro e dei riconoscimenti inerenti a LA VACCA, sono da ricordare la scrittura del dramma PURPACCI – QUELLI CHE NON SARANNO e quella a più mani de LA FIDANZATA/PANDEMICO VAUDEVILLE: ambedue messe in scena nel 2020 e nel 2021 per il Teatro Bellini di Napoli, con le regie rispettivamente di Salvatore Scotto D’Apollonia e di Francesco Saponaro. Infine, oltre a collaborare ad attività curatoriali di arte e cultura, al momento è impegnata nel progetto internazionale “R-Evolution Project - The Theatrical Practices Beyond The Sud” a cui partecipano artisti e creativi under 35 di differenti nazionalità.