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Una pièce sul nulla, su un dialogo tra l’assurdo ed il quotidiano, sui misteri delle parole, su quelle ambiguità delle “intonazioni” che, spesso, in una comunicazione assumono significati multipli, sul non detto, sui sottintesi e malintesi, sui silenzi capaci di minare le relazioni. Stiamo parlando della pièce “Pour un oui ou pour un non”, testo del 1982 di Nathalie Sarraute, una delle più importanti scrittrici francesi che riesce a mettere al centro della scena, firmata (così come la regia ed i costumi) da un gigante come Pier Luigi Pizzi, la forza delle parole in una ragnatela di incomparabile abilità, il tutto grazie alla padronanza, all’arte, di assoluti veterani del palcoscenico quali Umberto Orsini e Franco Branciaroli. Lo spettacolo, in scena alla Sala Verga di Catania, nell’ambito della stagione di prosa 2021/2022 dello “Stabile” etneo, prodotto dalla Compagnia Orsini e il Teatro degli Incamminati, in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano, in circa sessanta minuti senza intervallo, scorre via

con leggerezza e brio, regalando allo spettatore un testo intrigante, una interpretazione che vede perfettamente a loro agio i due assoluti protagonisti in un impianto scenografico di grande impatto. Il tutto è ottimamente orchestrato, con una straordinaria eleganza creativa, dal maestro Pier Luigi Pizzi. “Pour un oui ou pour un non”, si potrebbe tradurre semplicemente in “Per un si o per un no”,  ma in francese significa di più, si fa, infatti, riferimento a quel nulla che può cambiare tutto, a quel nonnulla che provoca lacerazioni profonde, ferite insanabili.
La scena si apre su un salone studio con un divano rosso al centro, un tavolo dietro con una elegante lampada bianca da design e dietro tre alte, imponenti e bianche librerie ben assortite di libri bianchi, sul lato sinistro è presente una finestra con serranda, un impianto stereo degli anni ‘70/’80 e un paio di poltrone da design. In questo ambiente si dipana la vicenda-dialogo tra due cari amici di vecchia data che si sono allontanati, da molto tempo, senza un motivo ben preciso, ma in realtà per delle espressioni pronunciate da uno dei due, apparentemente di poco conto, che sono state male interpretate dall’altro.
L’autrice Nathalie Serraute non da un nome ai due protagonisti, per cui Orsini è A e Branciaroli è B, entrambi fini intellettuali e legati alle parole, ai loro significati ed alle particolari intonazioni, agli accenti. Orsini (A) rievoca un suo piccolo successo con vanità, ma il commento di Branciaroli (B) è stato, allora, solo “Ah! Bene” con un’interiezione che secondo il tono con cui viene pronunciata può significare sorpresa, sarcasmo, umiliazione, sufficienza, gioia. Da questo momento si apre un conflitto di visioni di vita, tra materialismo e idealismo, che mette in evidenza le diverse vite dei due amici, due poli opposti che vorrebbero avvicinarsi ma non possono: B è positivo, ama la vita, ha famiglia, una bella casa, le amicizie giuste, racconta con sicurezza, a volte eccessiva, i suoi successi, mentre A vive la sua esistenza più da recluso, ai margini e si sente spesso mal giudicato, cerca l’approvazione degli altri, non ama la compiacenza di B, coltiva una forma di fallimento.  
A e B mettendo in evidenza la loro solida amicizia, le loro conoscenze, affidandosi a volte a metafore, a ricordi, alla loro vita, ai successi ed alla positività familiare dell’uno e al sentirsi isolato, fuori dagli schemi dell’altro, si interrogano sulle ragioni della loro separazione, arrivando - tra sguardi curiosi dalla finestra (richiamando con l’espressione di A, “La vita è la”, la poesia di Paul Verlaine), scrivendo sul muro-lavagna laterale parole come “Degnazione” o “Geloso”, tra passi di danza sulle note gradevoli di una fisarmonica dall’esterno e pareri di altri - e scoprendo nel fitto dialogo tra due professionisti delle parole che sono stati proprio i silenzi, le parole dette e soprattutto le ambiguità delle “intonazioni” a deformare la loro comunicazione. Più volte B. afferra il suo cappotto e prova ad andarsene, ma poi il tono della discussione, il richiamo dell’amico, la curiosità e la voglia di chiarire l’equivoco, qualcosa che lo attira e respinge nella vita dell’altro, lo fa desistere.
I due rimangono, insieme, nel salotto, guardano ancora fuori dalla finestra, portando avanti silenzi e parole, arrivando poi ad un epilogo, a sorpresa, che la regia del maestro Pier Luigi Pizzi, col supporto dell’impianto scenografico e dei costumi, riesce a ben fotografare e comunicare, anche attraverso il contrasto dei colori (bianco, rosso e nero) dell’arredamento. Pubblico incuriosito, ammirato, dalla finezza del testo e dall’abilità dei due interpreti, Umberto Orsini con la sua naturalezza ed eleganza in scena e Franco Branciaroli con la sua voce roca ed il suo sarcasmo. Di assoluta classe e senza alcuna sbavatura la regia di Pier Luigi Pizzi che confeziona uno spettacolo di pregevole fattura, da non perdere e che fa sorridere e riflettere grazie ai dialoghi, alle disquisizioni sui misteri delle parole di due straordinari protagonisti del palcoscenico come Umberto Orsini, quasi ottantottenne, ma dal fisico asciutto e dalla voce carismatica e Franco Branciaroli, prossimo ai 75 anni, abilissimo a variare toni e suoni della sua voce. Ricordiamo, infine, che il maestro Pizzi, ritornato al suo antico amore per la prosa, è vicino ai 92 anni e che l’autrice è vissuta lungo tutto il Novecento, fino al 1999.

“Pour un oui ou pour un non”
di Nathalie Sarraute
Traduzione di Pier Luigi Pizzi
Regia, scene e costumi di Pierluigi Pizzi
Con Umberto Orsini e Franco Branciaroli
Con le voci di Flavio Francucci e Chiara Degani
Luci di Carlo Pediani
Suono di Alessandro Saviozzi
Produzione Compagnia Orsini e Teatro degli Incamminati in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano
Sala Verga di Catania - Stagione Teatro Stabile di Catania - 15 al 20 febbraio 2022

Foto Amati Bracciardi