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Nato da una costola (e la citazione biblica non vuole essere casuale), o meglio come costola del “Festival dell'eccellenza al femminile” promosso a Genova e da diciotto anni diretto da Consuelo Barilari, il premio Ipazia alla nuova drammaturgia, giunto quest'anno alla sua decima edizione, ha man mano conquistato sempre maggiore rilevanza nel panorama nazionale ed, in esso, un suo proprio e singolare ruolo. Ipazia, poliedrica intellettuale (così la definiremmo oggi) alessandrina tra quarto e quinto secolo, cui è dedicato il premio non è infatti solo un simbolo del femminile che si impone in un contesto ostile, ma soprattutto è stata una figura oltre il suo stesso genere, cioè una donna che ha combattuto (purtroppo soccombendo) non tanto per difendere il suo spazio ma bensì anche per affermare un principio di libertà artistica e intellettuale che riguardasse, insieme e con condivisione, uomini e donne. È stata dunque una voce potente che ha dovuto essere isolata e soppressa per

interessi di potere messi in gioco dal suo inesausto richiamo alla libertà. Non a caso dunque il bando richiama il tema de “La voce della donna”, quale strumento capace di innumerevoli declinazioni, insieme in grado di rivendicare una specificità ovvero una diversità ma anche di contenere e rappresentare sensibilità comuni e condivise che altrimenti rischierebbero di perdersi.
Il bando relativo, promosso da Schegge di Mediterraneo, Museo Biblioteca dell'Attore e Festival dell'Eccellenza al Femminile e aperto fino al 29 ottobre, è stato presentato nel corso di una conferenza stampa al “Museo Biblioteca dell'attore di Genova” mercoledì 30 marzo.
Un premio aperto ad uomini e donne ma dedicato alle donne di ogni società e cultura, alle donne che possono, devono e vogliono essere protagoniste di questo momento di cambiamento epocale segnato da difficoltà avverso alle quali il contributo del femminile è indispensabile ed è ineludibile strumento di rinnovamento.
È un tema affascinante quello de “La voce delle donne”, un tema, mi si permetta, “polivocale” in quanto polisegnico, capace di rappresentare, delle donne, la fisicità, la forza di cambiamento, la metafora esistenziale e infine l'energia che richiama e raccoglie una società e una comunità consapevole.
Lo hanno sottolineato in vario modo gli intervenuti alla presentazione, per i quali rimandiamo al comunicato stampa, pubblicato insieme al bando, con un particolare accento sulla sua ormai insopprimibile capacità di denunzia di ogni violenza e sopraffazione, una violenza sempre più spesso esercitata sulle donne ma che dispiega la sua ombra sull'intera vita sociale.
La voce dunque come strumento essenziale dell'esserci del femminile, questo a mio avviso il senso che complessivamente l'evento contiene in sé.