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Esteticamente ed artisticamente parlando, questo per il teatro sembra un periodo di rimescolamento, sovrapposizioni e sconfinamenti, talvolta confusi ma più spesso fecondi e creativi, capaci cioè di agganciare ciò che spesso sfugge ad un primo sguardo distratto, quello che siamo indotti ad usare nella cosiddetta vita di tutti i giorni. È il caso, nella sua declinazione positiva, di questo bello spettacolo su coreografia e drammaturgia (o su drammaturgia e coreografia? Chissà, ma poco importa), di Cristiana Morganti, già solista al Tanztheater di Pina Bausch, in cui la condivisione di linguaggi diversi e la loro spesso lirica commistione ha una efficacia significativa, per suggestioni e pensieri mobilitati da sentimento e parola, che ricorda certe narrazioni sentimentali proprie dei più classici riferimenti creativi della danza in ogni suo tempo e modo estetico. Un racconto dunque cui la danza (insieme alla musica) offre la possibilità di raggiungere territori del cuore e della mente altrimenti irraggiungibili. Cinque

esseri umani alla ricerca di uno spazio proprio, in cui raggiungere la consapevolezza della propria condizione umana, allegra o dolorosa, tragica o piena di malinconica speranza, anche contro o in relazione con l'altro che analogamente in quello spazio si muove per cercare sé stesso e la propria identità.
Parola e danza, tempo della ragione e spazio del sentimento entro il cerchio magico e virtuale dell'esserci di ciascuno, si alternano dialogando e cercando l'uno nell'altro la propria motivazione e il proprio senso, cioè la propria concreta direzione.
Il palcoscenico è dunque il territorio di questo cercare, in cui riusciamo a ritrovare, ed è spesso mancata nelle ultime, molto autoreferenti e piegate su se stesse tendenze coreografiche, lo slancio e il dinamismo che con sé portano la speranza di esiti, psicologicamente e affettivamente, migliori o almeno più intensi.
Bella la coreografia e bella l'articolazione delle musiche (tra classico e pop), nei confronti delle quali la prima fa spesso la scelta di una creativa dissonanza, efficaci i pochi dialoghi per un transito scenico di grande respiro ed inaspettata profondità.
Molto bravi i cinque protagonisti, tecnicamente efficaci ma anche capaci di intense e singolari interpretazioni del gesto.
Come recita il titolo un'altra, attesa, occasione per conoscersi, con e tra di noi.
Ospite del Teatro Nazionale di Genova, al teatro Della Corte-Ivo Chiesa il 1^ e il 2 aprile. Molti gli applausi.
Produzione IL FUNARO PISTOIA con FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL e con TPE – TEATRO PIEMONTE EUROPA, TEATRO METASTASIO DI PRATO ASSOCIAZIONE TEATRALE PISTOIESE, TEATRO STABILE DEL VENETO E MA SCÈNE NATIONALE – PAYS DE MONTBÉLIARD. Regia e coreografia Cristiana Morganti. Interpreti Justine Lebas, Antonio Montanile, Damiaan Veens, Anna Wehsarg, Ophelia Young. Collaborazione artistica Kenji Takagi. Disegno luci Jacopo Pantani. Musiche Florian Kupfer, Bohren & the Club of Gore, Joe Cocker, Tchaikovsky, Irene Cara, Johann Johannsson, Kaki King, Max Richter, Adolphe Adam, NGLY, Giovanni Pergolesi, Madeleine Peyroux.

Foto Claudia Kempf