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Giobbe è l’eroe di una storia antichissima, chiamava Dio per nome. Nella sua grande devozione e adorazione, nel suo continuo servizio, credeva di possederlo; gli era devoto con l’intera sua vita. Ma lo possedeva davvero? È questo il grande tema intorno a cui ruota il romanzo di Roth e che emerge anche all’interno dello spettacolo. La regia di Francesco Niccolini, che ha curato anche l’adattamento (consulenza letteraria e storica Jacopo Manna) crea uno spettacolo minimalista, essenziale: luci scarne, musica ridotta al minimo. Tutto volutamente costruito affinché la parola scritta domini la scena.  Può un uomo da solo possedere realmente il dio teatro, così come Giobbe credeva di possedere Dio? Il teatro nasce quando qualcuno racconta qualcosa a qualcun altro. Così comincia la più antica

ricerca del dio teatro. Roberto Anglisani riesce a dominare la scena e la possiede, dà vita a tutti i personaggi nelle modulazioni della voce, nelle espressioni del volto, nei movimenti del corpo. Il suo talento teatrale crea la grande magia. Il pubblico attento e silenzio segue le vicende e il riscatto di un uomo semplice. «Più di cent’anni fa, in Russia, in un piccolissimo villaggio di frontiera, viveva un maestro. Si chiamava Mendel Singer. Era un uomo insignificante. Devoto al Signore. Insegnava la Bibbia ai bambini, con molta passione e poco successo. Uno stupido maestro di stupidi bambini, come pensava di lui sua moglie». In scena la vita della famiglia di Mendel Singer e la storia del primo Novecento, dalla Russia all’America, dalla guerra russo giapponese alla prima guerra mondiale e oltre. Mendel, è lo stupido maestro di stupidi bambini, come Giobbe devoto al Signore, e dal Signore – crede lui – abbandonato. Siamo piccole vite all’interno di un disegno più grande. Come dice Skowronnek, grande amico di Mendel Singer, «Noi siamo dentro il disegno, e il disegno ci sfugge», per questo Mendel – e tutti gli altri personaggi – fanno tanta fatica: la vita è un mistero, la fede un rifugio, e il dolore mette a dura prova anche l’uomo più giusto. Questo per chi ha fede e per chi non ha fede? Che fare? Affrontiamo la vita con la pazienza di Giobbe, con questo senso di magia con il desiderio continuo di scoprirci ogni giorno innamorati. Di sicuro non potremo mai possedere la nostra vita o il nostro innamorato ma potremo gustare la bellezza di ogni momento trascorso insieme. Il dio delle piccole cose illuminerà il nostro andare. Ancora pochi giorni per vedere questa piccola perla. Magari in meravigliosa compagnia.

Milano Teatro Franco Parenti 19 aprile – 8 maggio
Produzione Teatro Franco Parenti / CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia
Spettacolo vincitore dei “Teatri del sacro” 2017