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Custodi dei dorati frutti di Era/Giunone le Esperidi, secondo alcuni miti, erano anche esperte nel canto e nella danza, attraverso i quali nascondevano e insieme rappresentavano, a chi avesse occhi per  vederli, i misteri di cui erano esecutrici e dunque, in fondo, 'attrici'. Al pari della loro consorella Atalanta, la ninfa della corsa, ninfa tutelare di altri boschi appena oltre le montagne e le valli di “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno...”. Canto e danza, peripezie e viaggi, la corsa della vita, dunque, tra natura e teatro. In sintesi così appare “Campsirago Residenza” che, con la comune direzione artistica di Michele Losi, questo Festival da 18 anni organizza nelle colline tra la gaddiana Pastrufazio (la Brianza intendo ovviamente) e i manzoniani monti sorgenti dalle acque, luoghi di amori e di fughe, di guerra e di Pesti malefiche alla ricerca della luce di un Dio nascosto. Infatti titola se stessa “Following the Sun” l'edizione di quest'anno, tra ville storiche e borghi (Colle Brianza, Ello, Olgiate Molgora,

Valgreghentino, Olginate, Sirtori e, al centro, Campsirago) che è ancora una volta un cammino che il teatro fa dentro la natura, mostrando in fondo che se il teatro è lo spettacolo dell'uomo, la natura è lo spettacolo del mondo, gli uni dentro gli altri, mimesi e creatività che si alimentano anche quando sono distanti chilometri o secoli.
Un festival strano dunque, in senso propositivo, e anche estraneo, etimologicamente parlando, nel senso di quello che sta fuori di noi ma vogliamo portarci o ri-portarci dentro, mentre camminiamo in esso e nella natura che in esso si mostra.
Nessuna banale sovrapposizione ma una suggestione che trova chiarezza nel suo essere accolta e praticata. Il teatro non a caso è contingenza quando accade ma è anche capace di rinnovarsi naturalmente.
D'altra parte questo Festival è un esempio non solo in ciò ma anche nella capacità di integrazione con la comunità ed il territorio che questa comunità, mentre in esso cresce, forma e determina. Una integrazione anche economica che trova nella possibilità concreta di attrarre fondi per il suo crescere un ulteriore riscontro. Ultima la ristrutturazione avviata di una antica cappella.

ABITO – BOCCHI/SCAROCCHIA
Un interno, anzi un intimo quasi bergmaniano senza la rabbia che spesso a quest'ultimo si accompagna. Parlare della vita, e soprattutto dei sentimenti che in essa sempre più si nascondono, attraverso le abitudini che segnano come riti i nostri gesti quotidiani che ci fanno comprendere l'uno con l'altro, ma che rischiano di diventare cauterizzante rifugio delle nostre paure e della nostra incapacità ad essere fino in fondo. Una coppia che, come sempre più spesso oggi, non ha risposte da dare o da cercare. Strutturalmente una performance che per mancato pieno amalgama stenta a costruire una coerente narrazione drammaturgica oltre le rimarchevoli intenzioni.
Il 30 giugno, Campsirago Residenza, Colle Brianza

LEAR E IL SUO MATTO – TEATRO INVITO
Uno spettacolo di teatro di figura in cui il teatro, anche il cosidetto “Grande Teatro”, torna ad essere quello che in realtà è ed è sempre stato, una baracca di burattini che alla fine si muovono da soli, quelli che hanno fili e anche quelli che i fili non hanno. Un classico shakespeariano riletto prima e riscritto poi in un linguaggio aperto ad ogni contributo, dai più piccoli spettatori a quelli più esperti, almeno quelli che tali ci crediamo. Peripezia tra teatro popolare e farsa, in fondo in questo eco talvolta più sincera di quel camaleontico e indiavolato palcoscenico elisabettiano. Un resa scenica efficace per una drammaturgia mista che trascina, sostenuta dalle abilità artigianali di un bravo burattinaio e da una trama testuale di qualità.
Il 30 giugno a Valgreghentino, Corte Tentorio.
Da William Shakespeare, adattamento Luca Radaelli, con Luca Radaelli e Walter Broggini, burattini e scene Walter Broggini, Maurizio Aliffi

AMLETO. UNA QUESTIONE PERSONALE – CAMPSIRAGO RESIDENZA (foto in alto)
È l'esito annuale di un lungo laboratorio ed è un interessante esperire le forme del teatro itinerante, nel suo essere immersione in ambiente naturale che sembra escludere la scena tradizionale ma che, al fondo, la comprende in sé non potendo prescinderne. Una espressione drammaturgica che è anche un paradosso in quanto intimamente individuale ma insieme collettivamente condiviso come un gruppo di monadi leibnitziane in grado ciascuna di sentire, per il vincolo ineludibile del teatro, il sentire dell'altro. Lo shakespeariano Principe di Danimarca è l'occasione, ma anche qualcosa di più, una miniera per scoprire ciò che alberga dentro di noi dimenticato nel frastuono di un vivere che si fa man mano incomprensibile. Sono il Dubbio e la Morte i protagonisti di questo spaccato tragico che nel suo andare incontro al suo orizzonte metafisico può figurativamente soffermarsi in singolari quadri scenici, radure nel bosco dei nostri sentieri interrotti. Ofelia è dunque la suggestione che, spinta dal dubbio, ripercorre la via dell'amore verso l'esito della sua morte. Una scrittura che sa trovare una inaspettata originalità sia narrativa che drammaturgica dentro la quale ogni spettatore è qualcosa di più di uno spettatore.
Il 1° luglio, a Campsirago Residenze, Colle Brianza.
Regia Anna Fascendini, Giulietta de Bernardi, Michele Losi, con Anna Fascendini, Barbara Mattavelli, Benedetta Brambilla, Giulietta de Bernardi, Liliana Benini, Marialice Tagliavini, Michele Losi, Sebastiano Sicurezza, Sofia Bolognini, Stefano Pirovano, costumi Stefania Coretti, musiche Diego Dioguardi, Luca Maria Baldini, dramaturg Sofia Bolognini, testi dei partecipanti al laboratorio di alta formazione di teatro nel paesaggio e dall’Amleto di William Shakespeare, produzione Campsirago Residenza

DISPREZZO DELLA DONNA. IL FUTURISMO DELLA SPECIE – FROSINI/TIMPANO
I due attori e drammaturghi confermano le qualità non comuni che abbiamo imparato rapidamente ad apprezzare. Questo nuovo lavoro, in prima regionale, è qui presentato in una versione inedita site specific in quanto lo spazio di Campsirago Residenza ha imposto dei mutamenti alla originale impostazione scenica al chiuso. Una difficoltà che però è stata trasformata in una opportunità creativa con il singolare utilizzo della luce naturale. Così dall'iniziale chiarore del tramonto lo spettacolo è transitato al buio quasi assoluto del suo termine, in cui gli attori erano ormai ombre (ricordiamo Shakespeare?), mentre improvvisamente in chiusura una esplosione di luci ha illuminato il pubblico anziché i due protagonisti. Distacco o alienazione critica che sia, l'effetto estetico è stato quasi deflagrante. Dal punto di vista narrativo il bel testo di Frosini e Timpano, sotto l'apparenza di un discorso a ritroso nel tempo del futurismo di cento anni fa, è in realtà una indagine sull'oggi, una introspezione direi del nostro odierno DNA sociale (ma non solo) con il quale sorprenderci (?) di come i geni del fascismo, nonostante tutte le mascherature del presente, continuino ad essere attivi, in particolare nell'immagine profonda che il femminile continua a proporre e produrre anche quando è denegata, una immagine confusa e sovrapposta con esiti di comportamento anche tragico sotto gli occhi di tutti. Possiamo dare loro torto? Ancor meno quando siamo suggestionati a percepire come, intorno al pregiudizio sul femminile, si agiti un mondo di prevaricazione patriarcale, sfruttamento economico, squilibri e diversità di ogni tipo. I drammaturghi ancora una volta dimostrano qui la singolare loro capacità di leggere negli eventi della storia (ricordiamo, tra gli altri spettacoli, i due Ceausescu e il recente '89), riportati quasi alla vita della scena, per individuare in essi le penne che incidono dentro di noi giudizi e soprattutto pre-giudizi, indicando in questo una via alternativa per cercare un possibile e positivo cambiamento. Bravi nella scrittura, che con estrema sapienza mescola la prosa al verso libero, lo stile acclamatorio a quello intimista, bravi nella messa in scena e bravi nella recitazione che usa il grottesco come raramente ci capita oggi di apprezzare. Un lavoro che viene da lontano ma che ha un grande respiro europeo.
Il 1° luglio a Campsirago Residenze, Colle Brianza. Prima regionale.
Concerto-spettacolo di e con Elvira Frosini e Daniele Timpano. Arte della luce Omar Scala. Arte dei rumori Lorenzo Danesin. Arte della moda Marta Montevecchi. Organizzazione Laura Belloni. Produzione Salerno Letteratura Festival, Gli Scarti, Frosini / Timpano – Kataklisma teatro.

VERTIGINE DELLA LISTA – QUI E ORA RESIDENZA TEATRALE
Il catalogare reiterando era una delle forme della poetica, lirica ma in parte anche narrativa, di Alberto Arbasino. Viene, in forma originale, qui riproposta con una spettacolo misto, tra drammaturgia ironica che si alimenta del luogo comune trasfigurandolo, performance corporea e vera e propria coreusi, per dare forma ad una identità che andiamo perdendo nel solipsismo ed edonismo di comportamenti che si sostengono nella sola presenza nel qui e ora della vita. Il qui e ora della scena, al contrario, va alla ricerca di ciò che era (eravamo) prima per dare al nostro esaurito presente la possibilità di un futuro. È uno studio che ancora può trovare un amalgama più coerente ed efficace nei diversi linguaggi che utilizza.
Il 1° Luglio a Campsirago Residenze, Colle Brianza.
Con Francesca Albanese, Silvia Baldini, Lorenzo De Simone, Laura Valli, direzione registica e coreografica Giorgio Rossi, produzione Qui e Ora Residenza Teatrale, coproduzione Sosta Palmizi, con il sostegno del MiC.

Il Festival termina il 3 luglio