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Potremmo definire anche questa quinta edizione del festival come una sorta di contenitore di sé stesso, nel senso che è uno dei pochi eventi che appare in grado di auto-generarsi o anche di auto-alimentarsi in quanto capace di valorizzare, quando maturano, i frutti prodotti dalle piante nate dai semi che esso stesso evento ha seminato, dissodando l'impervio terreno della creatività giovanile troppo spesso abbandonata all'avarizia e alla siccità dei nostri tempi. Merito dell'omonima associazione che lo promuove, dunque dello staff esperto e della sua presidente Cristina Valenti, attenta e apertamente ospitale rispetto a queste occasioni, come un lievito madre che ne favorisce la crescita. Non sono molte, infatti, le strutture capaci di valorizzare la drammaturgia giovanile e, come si direbbe di una famosa rivista enigmistica, oggi sono molte le imitazioni ma non molti i riscontri fattuali. Ma lo è, contenitore di sé stesso intendo, anche in un altro senso. Infatti, al pari di ciascuno di noi che custodisce l'infanzia

come esperienza esistenziale, dimenticata forse ma ineludibile e irriducibile nella disponibilità del sé nel mondo, e al pari della società stessa che apre ad essa le zone franche (sempre più assediate) della crescita e della creatività autonoma, così Scenario Festival, dal 1 al 4 settembre, ha promosso, protetto e salvaguardato, senza pericolo alcuno di dimenticarlo, il “Premio Scenario Infanzia 2022”.
Una ulteriore prova provata, ancora necessaria forse, che l'ambiguità e il pregiudizio che circonda il teatro cosiddetto per ragazzi o bambini (come anche il teatro di figura) è obsoleta e ampiamente superata dalla realtà, quasi che, tornando in metafora, potessimo pretendere che ciò che è l'infanzia come impalcatura del noi fosse distinta, separata e quindi, in fondo, di importanza secondaria e minoritaria.
Viene immediatamente alla mente, in questo, “Il mondo salvato dai ragazzini” l'intenso libro di poesie di Elsa Morante (che tra l'altro contiene anche la sua unica commedia), una Elsa Morante che cominciò appunto scrivendo racconti e filastrocche per bambini.
Dunque una rassegna che dimostra come, sintatticamente e narrativamente, il linguaggio di questo teatro è unico, particolare ma profondamente coerente con l'essenza essenziale del teatro tout court, e che è capace di aprirci gli occhi sulla continuità e contiguità piuttosto che sulla separatezza e differenza, perchè il teatro è per antonomasia il luogo senza barriere, se non quella quarta parete così trasparente e ormai costantemente travolta, verrebbe da dire proprio a partire dal teatro di cui stiamo parlando, cioè quello per l'infanzia premiato a Bologna.
Il tutto ovviamente puntando l'attenzione sulle compagnie giovani (under 35) che, come abbiamo detto costituisce la cifra comune dei  festivals Scenario.
L'1 e il 2 settembre, dunque, nel contesto della “Manifattura delle Arti” di Bologna e nei bellissimi e accoglienti spazi del “DAMSLab”, si sono confrontati 10 “corti teatrali” per l'infanzia e l'adolescenza, selezionati per la rassegna finale, tutti di buona fattura per creatività drammaturgica e di messa in scena.
Il 3 settembre l'attesa premiazione preceduta da un “Talk” dei Fratelli Dalla Via (già vincitori del premio scenario 2013), sorta di rivisitazione poetica del fare teatro, oltre però la metafisica del teatro stesso, che spesso caratterizza certe circostanze, ma ancorata al fare di chi il premio ha vissuto e al premio ha partecipato.
Un testo di grande ironia, con accenti anche di acuta comicità condita di tollerante leggerezza, che ha riproposto i luoghi comuni dentro i quali il teatro stesso è costretto a navigare (per non affondare come la barchetta protagonista del “logo” del Festival), soprattutto in società e comunità (al nord che a loro è vicino ma anche al sud) in cui il valore della cultura è misurato come sulla bilancia di un foro boario popolato da sensali con la testa solo al denaro.
Un bel testo, scritto in un dialetto figurativamente assai efficace, la cui struttura mi ha ricordato un vecchio spettacolo di Edoardo Erba, “Vaiolo” nella versione inedita andata in scena al Teatro Argot di Roma nel gennaio 1998, ben recitato che ha fatto da adeguata cornice alla consegna del premio Scenario Infanzia che, quest'anno, è stato assegnato a “NUNC” della Compagnia Brat di Porpetto (UD), per la Regia di Claudio Colombo, la drammaturgia di Pier Lorenzo Pisano e le musiche di Paolo Tosin. In scena Agata Garbuio, Michele  Guidi, Claudia Manuelli e Irene Silvestri.
Menzioni speciali della Giuria a CALIFORNIA UNDER ROUTINE del gruppo Baladam B-side di Mirandola (MO) e a NINNOLI della compagnia Seppur di Frascati (Rm).
Dopo aver scritto del contenuto, parliamo ora del contenitore Festival che ha visto, la sera, la messa in scena di alcuni spettacoli di Compagnie finaliste o anche vincitrici di passate edizioni del Premio Scenario, su cui mi soffermerò singolarmente e più a lungo.

SOLITARIUM / Teatrodistinto
Come la presunta ed essenziale ingenuità, tratteggiata in pochi tratti di penna come gli innamorati di Peynet, custodisca la naturalezza della relazione tra esseri umani, anzi ancor prima tra esseri viventi, dentro la naturalezza della differenza ma anche oltre, oltre i pochi metri di un giardino e di un sentiero che sembra invalicabile come un profondo burrone. Basta raccontare piccoli gesti quotidiani che scacciano, nella loro ordinaria e naturale bellezza, la banalità che dilaga, ormai inarrestabile, da ogni tipologia di “social”. Siamo pur sempre persone, un uomo e una donna, a confronto con sé stessi e l'uno con l'altro in una solitudine che costruisce man mano un desiderio sempre più forte in cui sfuma sempre di più la paura dell'incontro con l'altro. Due luoghi dell'anima posti a confronto, che sbirciano e ascoltano dietro le porte, annaffiano insieme piante di pomodoro, tengono ordinati la loro casa e il loro cuore, per poi anticipare, forse nel sogno, il grande salto, il passaggio oltre e infine l'unione auspicata. Uno spettacolo di raro lirismo, fatto di suono, immagine e danza, la materia del narrare più antico dunque, che sa agganciare ogni pubblico che, decidendo di entrare in una sala buia, coltivi ancora una (la) speranza. Una drammaturgia in cui la scenografia è elemento linguistico essenziale, tra aiuole, sentieri che procedono come una linea infinita nello spazio, e due porte sfalsate che significano la difficile interiorità dei nostri tempi.
“Solitarium” ideato, scritto e diretto da Daniele Gol, con Sebastiano Bronzato e Chloè Ressot, compagnia finalista del Premio Scenario infanzia 2008.

CASA NOSTRA / Hombre Collettivo
Un teatro coraggiosamente politico narrato con il linguaggio che vive nella stanza dei giochi (quella reale dei nostri bambini e quella interiore di noi tutti), quasi un docu-teatro che si affianca al ricordo di Luigi Squarzina pur percorrendo poi la strada autonoma, ma profondamente assonante e risonante, del teatro di figura ovvero del teatro di oggetti. La tragica trattativa Stato/Mafia degli anni 90, chiusa con le stragi del 1994, è qui vista e ascoltata appunto da quella stanza in cui hanno cercato e cercano tuttora di rinchiudere la Società, per lasciare lavorare i “grandi”. Uno spettacolo trasversale e multi-segnico, difficile se vogliamo nel suo profondo stratificarsi, in racconto e nella percezione del pubblico, anzi dei molti pubblici (per età e per diverso background) cui sa rivolgersi, anche con un certo successo, direi. Riesce a mescolare, infatti, con coerenza i diversi approcci che utilizza e dispiega in scena (tra video, scenografia, mimica, recitazione e narrazione) come una trappola in cui la nostra attenzione è man mano catturata. Uno spettacolo forte di impatto e per questo, forse, inevitabilmente controverso. Iconica la ripresa dell'intervista di un Berlusconi impegnato a narrare ai bambini (noi) la (purtroppo reale) favola di Salvatore Mangano, lo stalliere di Arcore.
“Casa nostra”, regia di Riccardo Reina, con Angela Forti, Agata Garbuio, Riccardo Reina, Aron Tewelde, spettacolo vincitore ex aequo Premio Scenario infanzia 2020, Premio della Critica 2021 Direction Under 30.

Foto Mali Erotico