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È mia maturata opinione che, al di là di ogni presunta e sempre falsificante categorizzazione, creare e guardare “teatro per bambini” sia in un certo senso andare alle radici del teatro in quanto tale, soprattutto laddove i bambini, che assistono o direttamente ne partecipano, mostrano quella capacità di immedesimazione, la qualità del credere sinceramente alla 'finzione' teatrale, che costituisce l'essenza stessa di quel fare artistico, una essenza che spesso noi adulti accantoniamo e dobbiamo con fatica ritrovare. In questo loro ci aiutano e guidano, nel mentre che il drammaturgo li guida, così facendoli diventare essi stessi drammaturgo collettivo e condiviso. Chiara Guidi da alcuni anni sviluppa questo filone creativo che è in tutta coerenza con la più complessiva ricerca della “Societas”, di cui come noto è cofondatrice, anzi più che un filone di quella ricerca preferirei definirlo un angolo di visuale singolare ma pienamente integrato nello sguardo creativo che da sempre caratterizza esteticamente

questa Compagnia. Allora, non è tanto importante cosa si racconta, ma il raccontare medesimo che diventa così la matrice in cui quella stessa narrazione si compone e trasfigura artisticamente, fondendo il gioco (jouer è, lo sappiamo, anche il recitare) e la vita, la realtà e la fantasia perchè è nella loro felice fusione che possiamo sperare, noi e i bambini, in una visione sincera dell'esistenza, in ogni suo momento, in ognuna dunque delle tre (o forse quattro, oggi) età dell'uomo e della donna.
In questa singolare drammaturgia, infatti, Chiara Guidi non racconta tre fiabe giapponesi, delle quali peraltro riesce a sottolineare l'assenza di un lieto fine, anzi di una vera fine e di un proprio fine, bensì il loro circuitare e tornare sempre al punto di partenza, piuttosto compone l'ambiente estetico da cui quelle stesse fiabe scaturiscono con una inattesa spontaneità che ci coinvolge nel profondo.
Di questo ambiente chiama a far parte i bambini, ma non come sorta di accessori utili a definire ciò che accade, piuttosto come costruttori insieme a lei di un percorso che è educativo nel senso che è utile, se non necessario, sia a chi educa che, allo stesso modo, a chi è educato.
Da quel luogo in cui si trasforma il palcoscenico, dunque, può così esondare quasi il flusso delle nostre impreviste conoscenze mentre, in quello stesso luogo, possono precipitare, svelandosi e illuminandosi, il nostro desiderio di conoscere e la nostra ansia di condividere.
Tre narrazioni costruite intorno al mistero del vivere, un mistero che va accolto ed elaborato nella nostra ricerca di conoscenza ma senza la presunzione di scioglierlo e svelarlo fino in fondo o prima del suo tempo, se non a prezzo del nostro perderci e ritornare indietro.
Senza cioè aprire la scatola vuota ma piena del profumo del tempo, o la porta della gru-fata o anche senza rinnegare il bambino con la goccia al naso.
È questo luogo, scenograficamente parlando, una sorta di patio giapponese, un luogo di lavoro, ironicamente presentato in un cotè sociologico e molto attuale di possibile sfruttamento, in cui si dividono i fagioli bianchi da quelli neri, ed è contemporaneamente un luogo di riposo, onirico accompagnamento che la parola fa fin sulla soglia del buio, per poi lasciarci alle ombre che attraversano la mente.
Splendido in proposito proprio il gioco delle ombre che, oltre la scenografia raffinatamente semplice, e facendo di questa il loro supporto figurativo, quasi ci assediano offrendoci la soluzione come un passepartout della fantasia.
Il tutto giocato su una produttiva provocazione (“che differenza c'è tra il vuoto e il nulla”) cui i bambini rispondono in una maniera sorprendente.
Un bello spettacolo che Chiara Guidi conduce con paziente sapienza, curando con le sue parole ferite improvvise e strappi inattesi.
Tra l'altro, per concludere, la conferma che il teatro per bambini è teatro per tutti, adulti compresi, mentre il cosiddetto teatro per adulti spesso non lo è per i bambini.
Alla Sala Campana del Teatro della Tosse di Genova il 3 e 4 dicembre, con una ripresa straordinaria il 5 per le scuole. Tanti bambini, tanti adulti, tutti applaudivano coinvolti.
Produzione Societas. Di Chiara Guidi. Con Chiara Guidi, Francesco Dell’Accio, Francesca Di Serio, Vito Matera. Dai 7 anni. Tecnica: teatro d’attore e di ombre, con il coinvolgimento di bambini.

Foto Nicolò Gialain