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Giostra, spettacolo vincitore del bando TESTINSCENA 2022, (il bando è ideato e sostenuto dalla Fondazione Claudia Lombardi) è andato in scena in prima nazionale a Milano, al teatro Campo Teatrale, uno spazio molto aperto alle nuove drammaturgie e ai giovani autori. Michele Ruol è medico e drammaturgo, collabora con la compagnia Amor Vacui, nel 2018 è stato tra i cinque autori selezionati per Network Drammaturgia Nuova e ha vinto il premio Hystrio Scritture di Scena con “Lea R”. Giostra, affronta un tema legato alla tradizione della commedia borghese. Lui lei, l’altra, il triangolo amoroso. Una moglie e un marito di fronte alla difficoltà delle scelte errate, compiute sull’onda dei cliché, si fa così perché si è sempre fatto così da anni, i regali per le feste comandate, gli anniversari, le cenette, i pranzi in tribù. La routine un po’ alla volta soffoca la relazione ma al tempo stesso diventa anche l’àncora di salvezza un rito che dà sicurezza e dal quale diventa difficile staccarsi.  Il calore di un nuovo amore

giunto all’improvviso, condurrà alla rottura definitiva di questo rapporto, e nel modo più drammatico, non era meglio affrontare subito la crisi? Le scelte che compiamo possono creare intorno a noi una gabbia dorata in cui piacevolmente ci rifugiamo, il consumismo rende tutto ancora più complesso, ci piace acquistare e regalare oggetti che apparentemente ci rassicurano e rendono le relazioni ancora più ingabbiate. Preferiamo acquistare e vivere nella comodità dei regali inutili per non vedere. E non scegliamo più liberamente. “I personaggi di questa commedia, per la paura di trovarsi di fronte all’inconsueto, si sono sottratti ad essa. Non hanno scelto, e per questo motivo vengono ingoiati dal vortice degli eventi ai quali non riescono ad opporre resistenza, diventando tutti allo stesso modo vittime del proprio destino”. Michele Ruol costruisce un testo delicato, sostenuto da una buona dose di ironia. La regia di Gerardo Benedetti e le scene minimaliste ed essenziali di Greta Gasparini elevano la parola scenica e rendono ancora più dolente l’atmosfera. In tal modo il testo diventa una lucida e spietata metafora della vita. Gerardo Benedetti, Monica Buzoianu e Francesca Santamaria Amato, rendono la scena credibile si muovono con sicurezza e forza nelle diverse espressioni. Senza rendersene i protagonisti piano piano scivolano nell’abitudine che rassicura ma toglie il fiato. Lentamente si scivola nella disumanità. Cosa ci rende umani? La capacità di fermarsi prima del baratro. “Due strade divergono nel bosco” non è facile capire che l’altra strada, sia pure sconosciuta, sia pure in salita, consente di ricominciare, riconoscendo a sé stessi il diritto ad una vita nuova. Raramente si riesce.  

Foto Claudia Lombardi

Milano, Campo Teatrale, 30 Novembre 2022