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Al TeatroBasilica di Roma, nato nel cuore del quartiere San Giovanni tra le fondamenta di una basilica incompiuta, ha preso vita in queste serate uno spettacolo dove le distanze tra racconto, nostalgia e testimonianza sembrano totalmente dissiparsi. “Via del Popolo”, prodotto dalla compagnia “Scena Verticale”, è scritto e interpretato da Saverio La Ruina, che con eleganza e sottile umorismo, partendo dal ricordo commosso della scomparsa del padre, accompagna il pubblico per le strade della sua infanzia;  raccontando della famiglia, di Castrovillari, la città in cui è cresciuto, e di via del Popolo, tacita testimone dei suoi primi amori, delle amicizie, del suo impegno alla lotta politica, delle sue gioie e debolezze. Questo lavoro, però, non è solo un racconto autobiografico, ma è soprattutto l’occasione per tornare indietro alle memorie di un luogo e un tempo ormai lontani; quando la vita scorreva lentamente, e le strade, ricche di voci, rumori, botteghe e officine artigianali, si integravano alla realtà cittadina

rafforzando quel senso di comunità e solidarietà, un tempo così innate.  Una strada quindi, diventa il pretesto per raccontare il cambiamento delle nostre città, delle nostre abitudini e dei nostri affetti, riflettendo soprattutto sul nostro rapporto con il tempo e sulla nostra incapacità a volte, di viverlo con consapevolezza: «È sempre una questione di tempo».
Il tempo è il vero e proprio co-protagonista di questo racconto. Rappresentato da un grande orologio disegnato nello stile di Salvador Dalì, sovrasta e domina via del Popolo, tracciata sul palco con dei semplici lumini; inoltre trova spazio anche nel testo, visto che La Ruina sceglie di intrecciare le sue vicende familiari e gli aneddoti della sua cittadina, con quelle di un personaggio immaginario chiamato 30 Minuti, ironizzando sul tempo che occorreva per percorrere l’intera via, a fronte dei due minuti sufficienti oggi.
Un testo supportato da diverse tematiche che invitano alla riflessione, che riesce comunque a non risultare stancante grazie all’alternarsi di più vicende, da quelle più ironiche alle più spiacevoli. Questo grazie anche alla moltitudine di personaggi che ci vengono presentati attraverso una magistrale partitura gestuale di La Ruina, in cui un semplice inclinarsi del tono della voce, un cambiamento dell’andatura, un movimento più deciso della testa, un gesticolare con le mani più moderato, racconta
una nuova persona del suo passato.
Saverio La Ruina cammina sul palco, in quella via che per anni è stata la sua casa e  la racconta al suo pubblico, immedesimandosi nelle persone che la abitavano e la vivevano profondamente, come la viveva lui.
Ancora in scena fino al 15 gennaio presso TeatroBasilica, uno spettacolo graditissimo e a lungo applaudito, accolto in uno spazio che è riuscito a donargli una cornice ancora più suggestiva.