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Il testo di MEZZO CHILO nasce dalla trasposizione scenica di un diario scritto negli anni della mia adolescenza, quando ho sofferto di disturbi del comportamento alimentare. A circa vent’anni dall’accaduto, è nata in me l’esigenza di tornare su quel

diario per trovare il modo di renderlo pubblico e raccontare l’era di passaggio tra mondo dell’infanzia ed età adulta: che nelle società discontinuiste – per dirla con l’antropologa Margaret Mead – come la nostra è attraversato per definizione da una cortina di filo spinato.
Ho sentito che in quella cesura c’era e c’è qualcosa di fondamentale per tutti: non solo ragazzi, ma anche bambini e adulti.
L’operazione è di auto-fiction e, sebbene l’antifona dichiari che ogni fatto raccontato è realmente accaduto, leggendo il testo appare subito evidente che l’immaginazione, la costruzione e ricostruzione di significati, ma soprattutto il continuo gioco di spiazzamento ironico si sono frapposti tra la realtà e la sua trascrizione.
Il testo funziona per quadri autosufficienti ma tutti interconnessi in una rete semiotica fluida, fruibile dal pubblico in modo libero, diverso, creativo: non esiste un arco narrativo, né un orizzonte di senso guidato; esistono delle percezioni, dei tentativi, delle prospettive; ogni lettore e spettatore ritesse la storia come crede.
L’idea è quella di aprire un’intimità e lasciare che diventi agorà, spazio pubblico, humus politico. Interno ed esterno, infatti, non hanno un preciso confine in questo testo (cosa avviene fuori? cosa avviene dentro?); intimità e dimensione politica sembrano perennemente intrecciate. In questo modo, si arriva a toccare il nucleo dei disturbi del comportamento alimentare che – poiché riguardano ciò che si vede di noi – sono disturbi sul limite, al tempo stesso “da camera” e “di piazza”.
Non per nulla, dentro il diario di un’adolescenza fanno la loro comparsa Barack Obama, Adolf Hitler e Karl Marx. E non per nulla, l’ultima parola non sarà la protagonista a lasciarla, ma un vecchio frigorifero scalcinato.
Sebbene il testo sia per una persona da sola in scena, non funziona come un monologo tipico del teatro civile, ma si avvicina maggiormente alla prosa cosiddetta postdrammatica e Avant-Pop, che identifica maggiormente la mia cifra stilistica.
In generale, scrivere per il teatro credo voglia anche dire ascoltare il tema di cui s’intende parlare. Per questo non amo definirmi né una drammaturga di prosa né una narratrice ma, al massimo, una compositrice: scrivo drammaturgia performativa, che ogni volta matura la sua forma sulla base delle esigenze che il tema impone e che il gruppo artistico all’opera chiede.
Serena Guardone

Scritto, diretto e interpretato dalla stessa autrice, MEZZO CHILO è uno spettacolo prodotto da La Bottega del Teatro (www.bottegateatro.eu) e tuttora in tournée. Nel 2019, ha conquistato la Segnalazione speciale del Premio Scenario perché «racconta e interpreta il privato con coraggio e verità» come ha motivato la Giuria. Inoltre: «Riuscendo a costruire un affresco di momenti scenici, veicolati da una fragilità emotiva che si fa partitura fisica, Serena Guardone ci offre un teatro che esplora con consapevolezza e rigore il tema del disturbo alimentare».

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Serena Guardone è operatrice teatrale, attrice e autrice. Nel 2009 si laurea con Lode in Filosofia Contemporanea presso l’Università di Pisa, con una Tesi sul pragmatismo americano. Nel 2012 consegue il Master in Teatro Educazione presso la S.E.T.E. di Serra San Quirico (Ancona). Nel frattempo si forma come attrice, drammaturga e regista incontrando Enrico Bonavera, Giovanni Fusetti, Fausto Paravidino, Letizia Russo, Massimiliano Civica, Danio Manfredini, Silvia Gribaudi, Renato Gabrielli, Davide Carnevali e le compagnie I Sacchi di Sabbia, Teatro del Carretto, Familie Flöz, Babilonia Teatri. Dal 2009, con Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini, dirige La Bottega del Teatro: un centro di produzione e diffusione di arti performative in Versilia. Dal 2010, inoltre, collabora con I Sacchi di Sabbia entrando nelle produzioni di DON GIOVANNI, POP UP (2013), I DIALOGHI DEGLI DEI (2016) e TU NELLE PAURE. Nel 2019, come detto, il suo spettacolo MEZZO CHILO conquista la Segnalazione speciale del Premio Scenario. Nascono quindi altre due collaborazioni nel 2020: con le danzatrici Marta Capaccioli e Lucrezia Palandri, di cui è assistente drammaturgica per “Dreams about dying”, progetto del 2022 sostenuto del Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e dal CIMD di Milano; mentre con l’illustratrice Irene Menchini lavora ad albi per l’infanzia come KISS, la loro prima creazione a due mani che uscirà a ottobre 2023 presso Sabir Editore. In uscita, sempre nel 2023, è anche la sua raccolta di testi poetici SOGNI DI UNA MEDUSA per Eretica Edizioni. Infine, ha scritto le prose drammatiche IL FIGLIO e BLUE SCREEN, la stand-up comedy LA NOSTRA FAVOLA, oltre ai testi per quadri performativi BIANCOLUTTO (a due voci, composto con Luca Barsottelli), REBORN (sulla figura di Sylvia Plath) e LOBI VERDI FRITTI (per almeno un’attrice, sulla fine del mondo). È istruttrice di Iyengar® yoga e tiene classi settimanali di Asana e Pranayama. Vive a Viareggio, dove è nata.