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L'Amore in fondo, esteticamente ed artisticamente scrivendo, è uno schema sintattico, poco importa che la grammatica sia costituita da parole o da gestualità, che organizziamo galleggiando a stento, anzi talora felicemente affondando e con essa impastandoci, nella sostanza sentimentale e affettiva di cui siamo umanamente fatti e che ci siamo abituati a chiamare Amore, pur, al pari di Pietro, rinnegandolo come spesso accade oggi. Così lo shakespeariano Romeo e Giulietta, oltre ad essere una delle realizzazioni drammaturgicamente più alte di quella sintassi, è diventato anche una struttura estetica capace ancora di guidare la nostra faticosa esplorazione di quel magma, ed il tentativo di tracciarne una mappa che ci aiuti a non perderci, dirottati dalla forza della storia sul sentiero imprigionante della maschera che si traveste da confortante luogo comune. L'omonimo Studio performativo di Bernardo Casertano, cioè lo Sharing esito di una residenza artistica promossa e ospitata da Teatro Akropolis di Genova selezionando un gruppo di giovani attori, usa in questo modo quella struttura, che collega lo psicologico al metafisico, e, quasi fosse un cantiere appena aperto, ricostruisce al suo interno

movimenti e percorsi in cui il corpo degli attori, mai scontato e sempre imprevisto, si incammina per scoprire forse il nuovo gesto che quel sentimento improvvisamente rappresenta, per lui stesso e, attraverso il suo sé scenico, anche per gli altri, per lo spettatore.
Perché il gesto, talora paradossalmente capace di ricreare l'intero ambiente fisico e mentale in cui cade inatteso, è qualcosa in grado quasi di creare universi paralleli che coesistono nella realtà scenica, intrecciandosi e illuminandosi l'uno con l'altro.
È per me inevitabile ricordare l'episodio di Eleonora Duse che proprio in un “Romeo e Giulietta” che a quattordici anni fu il suo primo successo, ebbe l'intuizione di trasfigurare, ritrovandola profondamente propria, la personalità del personaggio con l'acquisto di un mazzo di fiori e il gesto ripetuto in controscena di manipolare quei fiori, così illuminando improvvisamente e soprattutto condividendo una sua singolare significazione.
Nello Sharing che Casertano dirige sembra di veder rinnovata e moltiplicata per tutti i nove bravi attori che vi partecipano quella ricerca di un gesto che illumini, che apra la strada al raggiungimento in fieri di una parola che sia espressione piena del sentimento, qualunque esso sia, che si va rintracciando e ritracciando.
Oltre l'incomunicabilità che tuttora sembra dominare i rapporti con l'altro da noi e con gli altri che transitano nei nostri paraggi, cui tendiamo quasi parossisticamente nei gesti interrotti e spezzati degli attori che continuamente si ricercano senza mai ritrovarsi, singolari asteroidi che ambiscono una via di uscita dall'orbita assegnata a cui sentono di non più appartenere.
Una ricerca ed una attesa che si chiude nel bel video di Luca Donatiello in cui un volto femminile parla senza che ne udiamo le parole, mentre di spalle e attraverso un microfono, in una delle scene più belle della prova drammaturgica, Bernardo Casertano cerca un dialogo tra due realtà che sembrano ancora fatte di sostanze incompatibili.
Intenso, pur essendo ancora uno Studio con pochi giorni di vita, ma ci auguriamo possa raggiungere quella compiutezza drammaturgica e performativa che merita con tutti gli attori coinvolti, al di là delle difficoltà che oggi economicamente imprigionano la creatività degli artisti del teatro italiano, soprattutto se fuori dai circuiti più istituzionali.
Bernardo Casertano: ROMEO E GIULIETTA. di e con: Bernardo Casertano. Sharing della Residenza Artistica presso il Teatro Akropolis di Genova Sestri.