Comparse

Ci sono esseri umani che, quasi cechoviamente, paiono fare di tutto per boicottare la propria esistenza. Non compilano i moduli per ottenere l’assegno di accompagnamento e, soprattutto, redigono con pignola minuzia curricula nei quali omettono però di indicare i propri recapiti. Mimmo e Rocco sono fratelli e vivono in un modesto appartamento: riescono a sopravvivere lavorando come comparse in film di vario genere e si nutrono di tonno, attingendo alla scorta apparentemente infinita guadagnata dal padre girando decenni prima un fortunato spot pubblicitario… Valentina Diana plasma due creature tanto capricciosamente terrene – si punzecchiano, s’innamorano, si arrabattano per assicurarsi la sopravvivenza quotidiana – quanto malinconicamente surreali, due contemporanei Vladimiro ed Estragone, in attesa non di Godot bensì di un regista che finalmente affidi loro una parte significativa. Ma, anziché inviare i propri curricula a registi e case di produzione, li affidano alla statua di una

Madonnina custodita in un’edicola su un lato del palcoscenico.
Le giornate di Mimmo e Rocco trascorrono così monotone, fra impegni estemporanei sui set e cene solitarie; visite dell’assistente sociale e l’acquisto della guarnizione della caffettiera ognora procrastinato. A un certo punto il destino di Rocco e Mimmo sembrerebbe imboccare una strada più lieve: due produttori - di cui udiamo le voci registrate, così come quelle degli altri personaggi che interagiscono rapsodicamente con i protagonisti – incappano causalmente nei loro curricula e vorrebbero offrire loro la parte della vita, ma non c’è neppure un numero di telefono né tantomeno un indirizzo mail…
Ecco allora che il fato mostra la propria irrimediabile dispettosità: non soltanto Rocco e Mimmo perdono inconsapevolmente l’occasione di migliorare per sempre la propria condizione lavorativa, ma il primo si ammala gravemente… La pièce, nondimeno, non scivola mai nella tragedia né, tantomeno, nel melodrammatico, bensì scorre assecondando un moderato cantabile, un’orizzontalità di succitata ascendenza cechoviana, originalmente declinata in accordo a quella vena surreale e tragicomica che contraddistingue la poetica dell’autrice e che è condivisa pure dai due interpreti e registi, Lorenzo Fontana e Nicola Bortolotti. Coppia beckettiana di clown involontari, creature troppo schiettamente e candidamente umane per adattarsi alle consuetudini della contemporaneità, non comprendono come si possa sprecare la vita a sbrigare inutili pratiche burocratiche quando nel cielo brilla la luna… Creature destinate a non essere altro che “comparse” nel nostro pragmatico mondo, alle cui logiche si mantengono testardamente refrattarie.
Diana, Fontana e Bortolotti costruiscono così, con empatica maestria, uno spettacolo solo apparentemente lieve e sognate, ma in realtà pervaso da una comicità malinconica e grottesca che non è che l’altra faccia di una lucidissima consapevolezza dell’irrimediabile e tragica mediocrità dell’esistenza.

Testo di Valentina Diana. Regia e interpretazione di Nicola Bortolotti e Lorenzo Fontana. Direzione tecnica e luci di Alberto Giolitti ed Eleonora Sabatini. Voci registrate di Maria Grazia Solano e Valentina Virando. Prod.: Associazione Baretti, Invisibile Kollettivo.

Visto al Teatro Baretti di Torino il 15 marzo 2023

Foto di Valentino Crovara Pesce

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