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Se amate gli spettacoli in cui ad essere al centro di tutto è la parola e il suo brillare tagliente quando sono intelligenze vivide a usarla e quando la si adopera, senza pietà alcuna, come arma, allora “Boston Marriage”, prodotto dal Teatro Biondo di Palermo insieme con il Centro Teatrale Bresciano, fa assolutamente per voi. Il testo è di David Mamet (nella traduzione di Masolino D’Amico) e lo spettacolo è concepito e diretto da Giorgio Sangati. Interpreti, assolutamente all’altezza, sono Maria Paiato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria. Sulla scena del Biondo di Palermo (Sala Grande), in prima nazionale, dal 17 al 26 marzo per poi iniziare una tournee che si concluderà il 21 maggio al Gobetti di Torino. Negli Stati Uniti di fine ottocento, due signore in età, Anna e Claire s’incontrano di nuovo. Sono state amanti una volta, una coppia omosessuale, innamorate, ma poi è finita e adesso Anna prova a farsi mantenere da un ricco signore e protettore, mentre Claire desidera il suo aiuto (e la sua

casa) per portare a termine la seduzione di una giovane nuova conquista. Anna prima rifiuta e nega, poi si rende disponibile, gioca e seduce, lascia fare sorridendo e pone condizioni, condizioni tali che, sostanzialmente, rimettono in pista la possibilità di un nuovo, reciproco e forse definitivo ritrovarsi. In questo gioco di civile e scaltra conversazione e raffinata seduzione si rivela la miseria dell’uomo che manteneva Anna (e tradiva indegnamente la moglie), la fragilità infantile della donna di cui Claire s’era infatuata (e che a quell’uomo era a sua volta legata), e la semplice (se non ruvida) scaltrezza della giovane cameriera di origini scozzesi che sa subito trovare il suo piccolo vantaggio in quella stramba e tardiva guerra tra amanti. La costruzione di ispirazione meta-teatrale dell’intero impianto scenico (le scene sono di Alberto Nonnato, i costumi di Gianluca Sbicca e le musiche di Giovanni Frison) spinge il pubblico a riflettere sul gioco tra apparenze e realtà che è sotteso a tutta la vicenda. Il dialogo è condotto per intero sul filo dell’intelligenza ironica e paradossale, dell’arguta competenza della conversazione da salotto, della gioiosa luce con cui s’illuminano anche le situazioni più scabrose, mentre il linguaggio terso e urbano si lascia lacerare (o impreziosire) da riferimenti sessuali più o meno espliciti e divertiti e, allo stesso tempo, da una gran quantità di citazioni bibliche: dal ricino che coprì la testa di Giona appena uscito dal ventre della balena, al pensiero di Paolo di Tarso. Un vezzo, quest’ultimo, che non pregiudica l’intelligente leggerezza del confronto e probabilmente riecheggia sia le origini ebraiche del drammaturgo, sia la moderna cultura religiosa cristiana del Nord America. Non convince invece nelle musiche la reiterata citazione di un canto tipico della tradizione liturgica del cattolicesimo contemporaneo e popolare che sembra frettolosa e in nessun modo può associarsi al concept complessivo dello spettacolo.

Boston Marriage prima nazionale
di David Mamet, traduzione Masolino D’Amico. Con Maria Paiato, Mariangela Granelli, Ludovica D’Auria. Regia di Giorgio Sangati, scene di Alberto Nonnato, luci di Cesare Agoni
costumi di Gianluca Sbicca. Produzione Teatro Biondo Palermo / CTB – Centro Teatrale Bresciano, in accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di A3 Artists Agency.

Foto Serena Pea.