Arrivato il sabato prefissato, siamo di nuovo attorno alla tavola riccamente imbandita dai padroni di casa, i De Meis; naturalmente sono presenti i genitori anziani di Elena, Adele e Mario, i musicisti-musicologi-inventori; manca però Pietro impegnato presso lo Stabile di Parma, e la cosa non mi dispiace in quanto la sua presenza mi mette sempre un po’ in tensione.
Elena ci ha pregato di riprendere i discorsi e le spiegazioni sui metodi musicali dei genitori solo dopo aver pranzato, in modo che  i tortellini in brodo di pollo non si raffreddino, come pure gli involtini di vitello, una delle sue specialità. Arrivati alla frutta e ai dolcetti, Mario inizia scalpitare, invitandoci a svuotare i piatti, al punto che Elena sbotta; “Papà, un attimo di pazienza, poi, con calma, ci spiegherete i vostri segreti musicali, ok?>>.
<<Va bene>> fa il padre <<d’accordo, non c’è problema, temo solo che con la pancia piena possa dire molte inesattezze…”. Al che interviene Adele:
<<Lo vedi? Ti scordi sempre che ci sono anch’io, e che le cose che noi inventiamo, anzi, che soprattutto io invento, non son tipa da scordarle!”.
“Mamma” intervenendo Elena “non cominciare coi tuoi vittimismi, dai, su, tranquilla, cerchiamo di non infastidire il nostro ospite…”. Al che intervengo: “Ma non Elena, quale fastidio, ho solo molta curiosità di ascoltare i tuoi cari!”.
“Per me possono iniziare, tanto molte cose già le so, e intanto approfitto di preparare i caffè!”.
<<Bene!” esclama Mario con un sorrisino di sufficienza “allora gentilissimo prof, inizio subito ad entrare in medias res!”.
“L’ascolto con vero interesse” dico io, spalancando occhi ed orecchi.
“La prima cosa che vorrei dire, lo definirei un concetto parafilosofico: io e mia moglie Adele, che, come lei sa, strimpelliamo da diversi anni e canticchiamo non male, abbiamo eletto la musica a valore primario delle nostre esistenze, Mi spiego: se c’è un’espressione artistica a-semantica, come lei stesso sa, questa è quella musicale; ovviamente intendo musica come esecuzione strumentale di una determinata partitura; poi si sa che ci sono canzoni di vario genere fino alle romanze d’opera dove è presente un testo, ma le cui parole e sillabe corrispondono a una o più note. Ora lei sa che di tutte le esperienze religiose e spirituali quelle mistiche  tendono, fin dal medioevo cristiano, e non solo, a ritenere ineffabili, cioè che non si possono dire, o spiegare, attributi ascrivibili alla divinità, giusto?”.
“Si, certo, siamo nella dimensione dell’apofatismo!”,   faccio io, mentre ritorna Elena con le tazzine fumanti di caffè.
“Perfetto! Ecco perché vivere di e con la musica , esprimerci anche quotidianamente con essa, ci dà una grande gioia, una serenità  gratificante” ma Mario viene interrotto da Adele: “Stringi Mario, su…”.
“Ecco lei, che subito si sente e ritiene messa da parte! Allora, fatta questa breve ma necessaria premessa, devo subito specificare che le nostre piccole invenzioni presuppongono due contesti: uno è quello di quando stiamo, io e mia moglie, soli, al massimo può esserci Elena, nostra figlia, che canta benissimo… l’altro contesto è quando siamo con altri, ad esempio anche solo se è presente la nostra colf.” Rivolgendosi alla moglie “vuoi continuare tu cosicché possa bermi il caffè con comodo?”.
E Adele: “Come no! Allora prof, è molto semplice: quando siamo soli usiamo due metodi. Il primo è seguire la melodia di un brano mettendo parole nostre; oppure, se ci viene in mente un passo di canzone o aria le cui parole sono riferibili all’argomento, o fischiettando, o mutamente, o con qualsiasi altra emissione vocale, possiamo comunicare fra noi. Vuole un esempio?”.
Ed io: “Ma certo, sono incuriosito e anche se me lo concede divertito all’idea!”.
“Mario, fai tu un esempio, col primo metodo, il più immediato.”, decisa aggiunge la moglie.
E Mario: “Allora, facciamo che io voglia elogiare e ringraziare nostra figlia Elena del pranzetto ottimo, mi viene di metterci le seguenti parole sulla melodia anni Sessanta, adatta alla nostra età avanzata, ahinoi, scritta da Fred Bongusto: mio concittadino, tra l’altro, campobassano e dunque molisano, come me; canterei così:
Il brodo caldo, l’insalata, una tazzina di caffè,
Ben volentieri ho gustato  qui da te,
Figliuccia cara mia l’appetito assieme a te, non manca maiii ! “
Applausi, risatine e parole complimentose accompagnano il breve minimale sforzo di Mario. Interviene Adele:
“Il secondo metodo è più difficile da esemplificare; direi così, caro prof: s’immagini l’inizio dell’Aria della Boheme <<Che gelida manina…>>: mettiamo che mio marito Mario abbia un inizio d’influenza, ecco, gli prenderei la mano fischiettando l’aria dell’opera, chiaro?”.
“Ma certo signora” le faccio “sarebbe carino ascoltarvi  senza che mi vediate, nella vostra spontaneità e gustando le esecuzioni all’impromptu!”. E lei:
“Chiaramente, ripeto, questo criterio lo possiamo usare anche di fronte ad altre persone, non avendo nulla da nascondere. Elena vuoi provare?” e la figlia subito “Si, mamma, ti pare che mi ritragga? Dammi un input…”. E la madre:
“Beh, sembrandomi che oggi stiamo così bene assieme, prova a esprimere il tuo stato d’animo, dai…”.
“Dunque… dunque… ah, ecco, mi appoggio per così dire al cavallo di battaglia della Mannoia, autori se non erro Ruggeri e Schiavone, Quello che le donne non dicono.”
Benissimo, diciamo tutti in coro, ed Elena:
“ Qui stiamo in compagnia
Ci parliamo in allegria,
Parole che parlano di noi,
E non andiamo via,
Ma noi ci apriamo il cuore
Per dirci cose belle poi!”.
Applauso convinto di tutti  e tre noi ascoltatori. Poi Elena mi propone quello che temevo:
“Prof, dai, ora devi esercitarti tu, dai, non deluderci!”.
“Elena, che bella trappola mi hai teso, eh?... E va bene… fatemi pensare… ecco, forse ci sono, mi appoggio al mio cantautore preferito, Francesco De Gregori, Generale:
“Cari amici a tavola con voi
Ci sta allegria e si mangia bene
E in mezzo a noi ci sta una regina
Che m’incantò
Molti anni prima,
Ora c’ha un marito e tre bei figli
Tutti quanti artisti senza cipiglio
Tutti quanti forti come soldati
E all’arte omai tutti votati!!”.
Un corale <<bravooo>> sancisce la mia piccola prova d’improvvisazione, solo Elena mi guarda, con un’espressione tra il compiaciuto e il severo, pur sapendo che della nostra antica attrazione i genitori non furono messi al corrente.
Squilla il suo cellulare, e in pochi secondi Elena è costretta a sciogliere la seduta, per un impegno improvviso, con gran sconcerto dei suoi genitori pronti a protestare dicendo:    ma come, manca la spiegazione di come ci regoliamo  nell’altro tipo di contesto, ed Elena:
“Tranquilli, al più presto organizzo una cenetta e ci ritroviamo tutti, anzi, ci sarà pure Pietro, vedrete…”.