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Antigone è una delle figure più rappresentate nel teatro contemporaneo, simboleggia il diritto di ribellarsi alle ingiustizie, la volontà di dire, “no”. Ma Antigone non è solo la donna che si ribella al sistema, è una giovane donna che porta dentro di sé la forza arcaica del femminile in quanto generatrice di vita. È empatica, decisa, forte, sia pure nel dubbio, non cede nemmeno di fronte alle insistenze della sorella amata, Ismene, che cerca di convincerla a non opporsi. Maddalena Giovannelli, docente e studiosa di testi del teatro greco, cura la drammaturgia del monologo, interpretato da Arianna Scommegna. Antigone parla attraverso Sofocle e le diverse riscritture del mito, più caratteristiche, del Novecento (Cocteau, Yourcenar, Morante, Zambrano). La parola scenica, in diversi momenti del monologo, risente del lavoro difficile di riscrittura. La docente Maddalena Giovannelli, rielabora il mito con alcuni focus storici e interpretativi, che si riconoscono nell’interpretazione di Arianna Scommegna: riconosciamo la voce smarrita di Anna Politkovskaja; riconosciamo il lavoro minuzioso e generoso di Cristina Cattaneo, medico legale che con l’Istituto Labanof di Milano, ha iniziato a catalogare e dare un nome alle vittime del Mediterraneo, anche in lei sopravvive Antigone. Arianna Scommegna con tutta la sua abilità ed esperienza di attrice, si immerge nel personaggio, cercando di dare uniformità ad un

testo che nasce da un reading per le scuole e che risente, della eterogeneità delle diverse voci, occorre compiere un salto ulteriore. Riscrivere un testo partendo dalle voci degli altri, è un compito arduo, bisogna dare personalità alla scrittura, per non smarrirsi nelle personalità dei diversi autori di cui si compone l’opera. Occorre dosare la parola scenica di elementi poetici che sappiano catturare e creare un dialogo evocativo con la quarta parete, non ammiccante, ma evocativo, intuitivo. Il monologo è la forma apparentemente più facile da scrivere, ma la più difficile da realizzare, nel tempo di un’ora al massimo, bisogna raccontare tutto il possibile, portando lo spettatore per mano e tenendo sempre viva la sua attenzione, con l’empatia della scrittura e con l’azione scenica. Scrivere un monologo significa ritornare all’oralità, il testo deve scivolare sulla parola recitata, senza inciampi. L’abilità artistica di Arianna Scommegna è evidente e forte, si può ulteriormente lavorare sulle invenzioni performative, seguendo proprio la drammaturgia musicale di Mell Morcone, molto efficace. Occorre avere uno sguardo poetico e tenere insieme in una simbiosi superiore, oralità, memoria, testo, corpo, spazio, tempo. Le composizioni musicali Mell Morcone regalano dei veri input narrativi che diventano drammaturgia contemporanea a tutti gli effetti.  Il pianoforte un vero e proprio interlocutore, rappresenta di volta in volta, la sorella di Antigone, il fratello, Creonte. Antigone deve riemergere da tutte queste voci e diventare “la voce”.  Compito arduo, ma non impossibile considerate le ottime capacità di chi ha realizzato il lavoro. Il residuo dell’arcaico materno, della responsabilità di chi può dare la vita, di chi parla dalla profondità dell’utero materno (come sostiene George Steiner nei suoi studi su Antigone), deve emergere con più forza nella parola scenica. Dare voce anche alla madre che è in Antigone, vuol dire costruire un immaginario di speranza, lasciarla vivere oltre il tempo, oggi più che mai ne abbiamo bisogno. Antigone non deve morire.

Milano, Teatro Litta, 13 maggio 2023
Produzione Atir