Daniele sa che deve curare perfettamente il suo training, prima di entrare nel teatro concreto delle azioni che gli verranno richieste. Il suo atteggiamento di fondo è di prepararsi ad esse come fossero azioni, e parole, da svolgersi nel contesto simbolico della scena, dove ugualmente deve essere preciso e controllato, per mostrarsi credibile ed efficace (convincente). Tanto più che sa già che null'altro gli compete: non può né usare la forza né arrestare qualche possibile delinquente. Gli è stato assicurato che i primissimi interventi saranno per casi non particolarmente delicati, in modo tale da ridurre veramente al minimo ogni rischio.
Organizza la sua giornata per fasce orarie: le prime ore della mattina, esercizio fisico comprendente ginnastica a corpo libero, jogging, respirazione yogi; in tarda mattinata lettura di testi teatrali e di narrativa fondati su costruzioni dei personaggi molto attente alla loro psicologia, alla loro interiorità, alle loro “mosse d'anima”, pur essendo consapevole che i moventi basilari che urgono nelle persone che incontrerà realmente sono in definitiva molto pochi: ambizione, sete di danaro, fame di potere, egotismo, autodifesa, avidità, eventuali pulsioni a delinquere per esigenze personali (uso di droghe, pratiche sessuali, eventuali nevrosi o coazioni a ripetere). Nelle prime ore del pomeriggio esercizi basati sul metodo delle azioni stanislavskiano, adattato a qualsiasi eventuale e realistica situazione, come, ad esempio, fingere di annusare cocaina mostrandone l'effetto: a tal fine nel tardo pomeriggio o a sera, visione di film americani in DVD estremamente realistici e credibili. A chiusura giornata seduta di esercizi di yoga e di concentrazione, accompagnati da un sottofondo di musica ambient e orientaleggiante.
Poche ed essenziali le telefonate: quelle previste per giustificare la sua “assenza”; poi in particolare due, rispettivamente al professor Batalli, e a Grazia. Mentalmente ripassa qualche stralcio di entrambe, come:
Professor Batalli: <<Caro Daniele, metti in conto anche che, al fondo di questa nuova esperienza, ci sia una tua per ora ipotetica necessità di fare un'esperienza del tutto nuova... di esplorare altri confini della nostra umanità... di provare altri tipi di relazionalità. Un'ipotesi che ci può stare, sai?... Vuol dire, in tal caso, che, terminato il primo periodo di contratto... darai l'addio, e ringrazierai!>>.
Grazia (che non conosce la reale nuova situazione del compagno): <<E vabbe', vuol dire che 'sta tournée che c'hai ci metterà alla prova... Rinfocolerà reciprocamente i nostri sentimenti, no?... Amo', sentimi, non ti prendere troppe libertà, ok?>>. Le parole di Grazia innervosiscono, anche a ripensarle, Daniele, al quale paiono un po' costruite, un po' impersonali: vuoi vedere che a lei, in fondo, interessa poco la probabile lunga sua assenza? Ma in fondo, sa di essere pronto a qualsiasi conseguenza, ama anche la solitudine, purché non sia isolamento.
Quell'isolamento che di fatto vive da dieci giorni, quando, secondo accordi, gli arriva una raccomandata espresso, con nome del mittente assolutamente generico: Pietro Rossi. Ề il segnale! Ề giunto il momento del debutto! Apre la busta, e nel primo di due fogli legge le raccomandazioni di prassi: tenere sempre in carica il cellulare di chiamata urgente; sostituire i propri documenti à porter con una falsa carta d'identità, in cui è vero solo il nome proprio, per evitare equivocità ed automatismi falsati nel caso qualcuno lo chiamasse all'improvviso con un nome fittizio; controllare il buon funzionamento delle apparecchiature elettroniche; verificare la durata totale del tempo di conversazione della tessera telefonica abilitata per le chiamate da telefono fisso pubblico; memorizzare, per eventuali necessità, la targa del veicolo da prendere in uso nell'autorimessa convenzionata; memorizzare il numero di telefono cellulare per comunicazioni non urgenti; abilitare alle chiamate la scheda Sim da inserire nel cellulare di sua proprietà; memorizzare la data di scadenza della tessera per i mezzi pubblici predisposta a non essere tracciabile; memorizzare il numero dell'addetto al rifornimento di danaro in caso di necessità particolari: comunque trova in allegato una carta di credito, anch'essa non tracciabile, con cui ritirare fino a 10.000 euro mensili.
Certo che la tecnologia moderna è grande, pensa Daniele, senza, saremmo come dei pesci fuor d'acqua; ti dà sicurezza, anche se, in caso di malfunzionamento, ti potresti trovare senza vie d'uscita: ecco perché hanno pensato a lui come attore, a uno che può tirarsi fuori dall'impaccio con delle risorse personali, diciamo “umane”. D'altra parte, riflette, è pur sempre umano anche il delinquere, l'abitare il male, il delitto, senza aver più magari coscienza di tali condizioni d'esistenza.  Daniele interrompe il flusso di pensieri che investono i massimi sistemi filosofici etici teologici, c'è da leggere il secondo foglio; con una certa emozione lo prende in mano, sapendo che vi è scritta la missione da svolgere, con le indicazioni operative necessarie.   

Deve andare in una bisca clandestina, dove i gestori sono molto abili nel camuffare immediatamente l'ambiente in caso di possibile perquisizione: ci sono sospetti che dentro circoli gran quantità di cocaina, e anche che venga ripulito molto denaro sporco; infine non viene escluso che possa svolgersi attività di prostituzione minorile. Il compito di Daniele, che deve spacciarsi per un incallito giocatore, è essenzialmente quello di reperire informazioni utili, aprire contatti con qualche cliente affezionato che possa far trapelare qualche  notizia interessante, scattare foto di eventuali soggetti o situazioni o ambienti interni necessari agli inquirenti, al fine di poter usufruire di un mandato di perquisizione del magistrato competente. Essendo la prima “missione” gli viene raccomandato nella comunicazione di non correre alcun rischio, di non andar troppo oltre nella ricerca delle fonti informative. Semmai, se la direzione lo riterrà necessario successivamente, verrà inviato di nuovo per un secondo approccio. Gli viene raccomandato di vestirsi piuttosto elegantemente ma non in modo vistoso, non da dare nell'occhio. Infine gli vengono comunicati il numero di cellulare di cui gli inquirenti sono già a conoscenza per “agganciare” uno dei gestori addetto al ricevimento di nuovi “ospiti”, nonché la fascia oraria in cui la bisca è attiva, che è quella tardo serale. Daniele inizia da subito a costruire il proprio personaggio: commerciante facoltoso nel settore dei gioielli, di una certa cultura, linguaggio “pulito”, un italiano corretto e facondo, tipico di studi superiori scrupolosamente svolti, recentemente divorziato, vagamente inquieto e nevrotico, dedito al vizio del gioco in modo compulsivo da alcuni anni, al punto di essere stato allontanato con diffida dai casinò italiani ufficiali, in particolare da quello di Venezia, più velocemente raggiungibile da Roma, fumatore moderato ma con punte di alto consumo in contesti e situazioni ansiogeni, a volte distratto alla rincorsa dei propri pensieri.
Daniele prova a simulare alcune situazioni di gioco, con conseguenti reazioni, dopo aver ben studiato su un sito web molto esplicativo le varie combinazioni di puntata alla roulette. Passa il pomeriggio intero a provare e riprovare, simula gesti, occhiate, accensioni nervose di sigaretta, bisbiglia qualche imprecazione, si asciuga il sudore della fronte con un fazzoletto, si siede in posture molto tese, scrive numeri su un minuscolo blocknotes... Prima di uscire a prelevare qualche migliaio di euro da impiegare nel gioco, prova a telefonare al numero del gestore.
Che risponde immediatamente, al primo suono del cellulare, chiedendogli il nome:
<<Sono Daniele Sini, senta... un amico fidato mi ha segnalato che voi... si, questo amico... insomma...  capisce?>>.
Il gestore con un italiano corretto, da vocabolario, ma con evidente tonetica e pronuncia slava:
<<Il nome di questa persona?>>. È il primo ostacolo! Deciso, leggermente irritato:
<<Eh no! Per telefono lei capisce che...>>.
<<Va bene, venga, ma nell'ufficio dovrà dirmelo! Chieda di Juri, sono io... Quando... quando pensa di venire?>>.
Attimo di riflessione: <<Domani sera, verso le 23, va bene?>>.
<<Va bene, a domani... Come ha detto che... insomma, il suo nome?><.
<<Daniele Sini>>.
<<Ok, a domani.>>.
Daniele in un attimo ha trovato la soluzione, ma sa che dovrà aver anche un po' di fortuna. La sera stessa si reca in motorino all'indirizzo comunicatogli nella raccomandata, verso le 23,30, truccato in modo da non essere riconosciuto l'indomani sera; è di fronte alla palazzina, dalla facciata piuttosto anonima, ma dall'ingresso luminoso e molto pulito, in una zona periferica di recente insediamento urbano, zona commerciale, di uffici, soprattutto; finge di dover aspettare qualcuno, ed ha pronta allo scatto una minuscola macchina fotografica digitale. Scatta foto a singoli e a gruppi, che escono dalla o entrano nella palazzina, allontanandosi ogni tanto col motorino e tornando lì a piedi, con qualche aggiustamento al trucco e al vestiario per non dare nell'occhio. Studierà poi sul PC ogni scatto nella speranza di trovare qualche elemento sicuro che rinvii a qualche giocatore. Il lavoro dura un paio d'ore, gli scatti sono centinaia.
Daniele è a casa e scarica tutte le istantanee sul computer, iniziando ad analizzarle una per una, convinto di identificare anche un solo probabilissimo giocatore d'azzardo: scarta solo le foto di donne, e comunque, nei gruppi, non perde tempo a studiare figure femminili. Usa molto l'ingrandimento dell'immagine in alta risoluzione per scovare dettagli, particolari, è un lavoro che in certo senso lo esalta, quello di controllare, se vogliamo, le vite degli altri. Via via raccoglie in una cartella le immagini che gli dicono qualcosa, e che risultano essere, al termine della cernita, una cinquantina. Le osserva più volte, una per una, finché vede una signora sui sessanta, molto elegante,  sorridente, ma dall'espressione guardinga, allungare qualcosa a un uomo vicino di mezza età, che a sua volta sorride e compie un gesto di approvazione, come dicesse: ammappate! Daniele clicca e ingrandisce sulla mano della donna, l'immagine è ancora perfettamente a fuoco, tale da mostrare una bella mazzetta di danaro passare da una mano all'altra! Ecco la foto che gli serviva! Riflette che tra i pensieri della sua mente e la realtà dei fatti della vita, c'è uno scarto, e che in quel caso poteva essere decisivo, quando aveva deciso di non occuparsi delle figure femminili ritratte!

L'indomani, alle 23,30, Daniele è di fronte alla porta d'ingresso dell'interno indicatogli nell'informativa ricevuta; ha in tasca la foto, opportunamente trattata, e stampata, di quel signore fotografato la sera precedente. Gli apre una ragazza bionda dai seni bianchi, prorompenti provocanti, i denti nel sorriso come perle, un vestitino sbarazzino, color pastello, elegante.
<<Prego, signore, si accomodi.>>, e sorride.
Daniele entra chiedendo di Juri <<Venga, signore>>, gli fa lei, sculettando come agile tacchina sui suoi tacchi 12; Daniele perlustra il “campo”: quadri informali alle pareti, mobili in un giusto incrocio tra antico e postmoderno, dal design evidentemente di classe. Gli perviene da qua e là un brusio intermittente, il lieve clangore elettronico delle slot, e il salto della pallina tra le tacche interstiziali dei numeri roulettiani. Divani enormi di tessuti caldi occupano alcuni spazi angolari, sui quali qualcuno legge, qualcuno fuma, qualcun altro si sbaciucchia vistosamente, spudoratamente, qualcun altro controlla e conta grumetti di fishes. Luci soffuse  tra il rossastro e il bluastro danno un tocco di atmosfera soft, tipica di piccoli e discreti non-luoghi, di miniuniversi per incroci umani en passant.  Daniele passa dinanzi all'angolo bar, dietro il cui banco, dalle tinte accoglienti, rese vivide da alcuni faretti e spot girevoli, si danno da fare due angeliche camerierine: quello di Daniele è uno sguardo rapido, anche mentale, nel pensare a quanto forte sia il richiamo della carne!
Ora è di fronte all'ufficio di Juri!
Juri: <<Lei è Daniele Sini, giusto? Mi dice il nome di quel suo amico?>>, e si stravacca, quasi indifferente, su una longue chaise a forma di grande lingua: è un pezzo d'uomo lungo tanto, sigaro in bocca, elegantissimo, fattezze da russo, almeno in apparenza.
<<In realtà lo definirei buon conoscente più che amico, e penso che mi abbia dato un nome falso, Tony Di Caro!>>.
<<Infatti non mi risulta di avere un cliente con tale nome; gentilmente si accomodi fuori dal club!>>.
Daniele si irrigidisce, diventa serio, agendo sui muscoli facciali, guarda Juri dritto negli occhi:
<<E io avrei attraversato tutta Roma per arrivare fin qui e andarmene su due piedi? Quella persona l'ho conosciuta durante un viaggio di lavoro a Londra, io commercio in gioielli: guardi questa, è un ricordo di quel viaggio, l'ho presa tra le foto che abbiamo scattato!>> porgendolgi la foto da lui ricavata. Juri guarda la foto e al volo:
<<Si, è lui, ma allora il nome non glielo dico, sa...>>.
Daniele assapora un piccolo trionfo fra sé e sè, gli è andata bene, e più affabile:
<<Guardi, Juri... la posso chiamare cosi?>> quello assentisce <<anch'io vorrei la massima riservatezza, come può immaginare; e stia tranquillo>> ridendo <<in società so come comportarmi, magari diventeremo amici, no?>>.
<<Può essere, perché no? Però mi dia un documento!>>; Daniele esegue. Juri va al suo desk, e digita qualcosa sulla tastiera di un portatile, mentre Daniele si mostra tranquillo,, padrone della situazione:
<<Ok, ora possiamo darci del tu, se vuole>> restituendogli quel documento perfettamente falsificato.
<<Facciamo così: se la serata sarà... fortunata, ci daremo del tu!>>.
Grossa risata dell'orientale:
<<Va bene, d'accordo! Quanto vuoi in fiches? O in gettoni per macchinette>>.
Daniele non vuole sbilanciarsi:
<<Per iniziare, diciamo 3.000, per la roulette>>.
Daniele ha i gettoni in mano, di vario valore, quello minimo equivalente a 25 euro.
<<Sul corridoio di sinistra, uscendo, trovi le tre sale coi giochi, una con quelli di carte, un'altra con slot varie, la terza con due tavoli di roulettes, con croupiers molto affidabili, non italiani: consiglio di parlare poco, chiaro e semplice! Allora, buona fortuna, ti aspetto più tardi per un calice di buona champagne, offrirò io!>>.
Daniele gli sorride e gli tende la mano, mostrando un calore che nella sua mente in realtà è un gelido tocco di ribrezzo. Il russo gli appare un gran figlio di puttana!
Quel gesto finto di cordiale saluto lo aveva ben imparato per una messinscena di un testo pinteriano, dove il suo personaggio aveva doppifondi caratteriali nascondendo tutta la sua carica di ostilità nei confronti degli altri. Sapeva porgere il braccio, aprire il palmo della mano, stringere la mano degli altri, curvarsi fino al punto giusto, fingere di sorridere apertamente, in modo da apparire davvero una persona affabile e rassicurante; e al contempo il modo di lasciare la mano altrui poteva far trasparire a chi guardava un ipotetico senso di inimicizia: nel caso di Juri, naturalmente, Daniele ha evitato la chiusura ambigua dell'azione. In una frazione di secondo pensa che ben pochi spettatori si rendono conto di quanto deve lavorare un vero attore, per essere efficace e credibile. Nel girarsi intravvede l'occhio di una piccola telecamera, e pensa a quanto sia stato opportuno essere attenti a non lasciar dubbi nel gesto del saluto, e in tutto il contesto di quell'azione che lo ha guidato nell'incontrare quel probabile boss! Appena uscito si dirige a quella che è la sala delle roulettes. Lo aspettano altre azioni finte, ma in realtà orientate ad una vera falsificazione del suo comportamento e della sua personalità!
Dietro la roulette è assiso sul suo alto scannetto un croupier che cela lo sguardo dietro un paio di occhiali da sole; Daniele gli fa un sorriso, contraccambiato freddamente, Daniele intuisce che quello   spilungone magro come una pertica non desidera rapporti stretti con nessuno dei giocatori clienti. Al che evita di guardarsi attorno, vuol mostrare un interesse spasmodico al gioco, e vuol mostrare da subito di non badare a spese. Il tavolo è fortemente illuminato da una lampadona ad arco, luce giallastra, e calda, mentre il resto della sala è quasi in penombra, essendo gli altri punti luce pochi e molto alti. Finito quello che per lui è il primo giro di pallina, colloca le sue fiches sulla finale a cavallo 8\11, 18\21, 28\31; la pallina bianca gira veloce, Daniele aggiunge un gettone anche sull'1, la pallina rotola, salta, i clienti la osservano silenziosamente, il sacerdote di cerimonia pronuncia l'aspettato e fatidico rien ne va plus, finché si ferma sul 36, una tacca a fianco dell'11: soffusi gridolini di soddisfazione di un paio di clienti, qualche sbuffo, mentre Daniele, imperturbabile, pensa che anche vincendo, a lui non andrebbe in tasca nemmeno un euro! Gli verrebbe da ridere, se non dovesse fingere! La sfortuna si accanisce per qualche altro giro di pallina fino  a che arriva un bell'en plein sul numero 7: una signora quarantenne, molto piacente, per quanto minuta, olezzante un parfum assai fragrante, lo guarda, gli sorride, poi osserva la pila di fiches, per un valore di 1750 euro, che viene consegnata a Daniele. Il quale sente che è arrivato il momento di una sosta per osservare meglio l'ambiente, e con l'aria di chi ha compiuto un grosso sforzo, va a sedersi su una poltroncina di velluto dirimpettaia al tavolo da gioco. Conta con apparente vivo interesse l'ammontare della vincita, e si ficca nella tasca della giacca blu elettrico la bella manciata di dischetti guadagnati, si fa per dire. La quarantenne lo osserva, e lui se ne accorge, facendo finta di nulla: prima deve osservare l'ambiente.
Nota innanzi tutto il discreto via vai di giovanissime hostess sicuramente dell'est europeo, di cui durante la fase di gioco non si era accorto. Tutte bellissime, abitanti di un paradiso terrestre! Ce n'erano per tutti i gusti, e prestavano attenzione con cortesia estrema ad ogni cliente, portandogli una bevanda, o delle sigarette deposte in vassoietti argentati, bisbigliando qualcosa all'orecchio del giocatore, o giocatrice, che siano. Qualcuno allunga rapidamente delle mance, ponendo mano nella mano, ma in quel gesto poteva essere anche data della “roba”, pensa Daniele. All'improvviso entra nella sala una signora sui cinquanta, molto slanciata, rifatta dalle tette in su, senza alcun dubbio, pensa lui, si vede che è padrona del luogo, dà delle rapide occhiate tutt'intorno, sorride a qualcuno,  richiama una delle ragazze paradisiache, e se ne va, fasciata dal suo tailleur nero, bordato di fascette argentee, che contrastano con la lunga coda di capelli corvini che le scende sulle spalle, bloccata da un fermaglio su cui s'incastonano pietruzze scintillanti. Juri, invece, non si fa vedere. Daniele guarda l'ora, è quasi mezzanotte, mentre una musica jazzata all'improvviso fa da sottofondo, ed entrano di nuovo le ragazze, stavolta con grembiulini raffiguranti immagini hard, con mascherine carnevalesche sugli occhi; il gioco si ferma, e le hostess porgono ai clienti i vassoi su cui tintinnano flutes cristalline colme di champagne: tutti le afferrano, e anche Daniele non si sottrae a quello che sembra un rito collettivo propiziatorio. Si forma qualche gruppetto di clienti che sorseggiano,  parlando quasi sottovoce. Daniele intuisce che quello è un giro di persone piuttosto affiatate: si sente isolato, e allora con postura volutamente disinvolta alza il calice verso la signora minuta che gli stava vicino durante il gioco: lei fa altrettanto con un sorriso aperto e disteso, e Daniele intuisce che quella persona è una habitué del club. Il gioco riprende, lui si risede, per osservare ancora: il suo scopo è agganciare uno dei giocatori, probabilmente proprio la quarantenne piccolina a cui ha offerto il brindisi. Tra i giocatori spicca un settantenne,  molto ben portati: molto distinto, molto elegante, capelli tinti argentati, distribuisce mance a iosa perché vince molto, almeno quella sera. Ad un certo punto fa un cenno ad una delle ragazze, una moretta appena robusta, con una mini mozzafiato, che gli si avvicina: i due parlano fitto per molti secondi. Daniele riflette che son tutti comportamenti, quelli che sta osservando, assolutamente indecifrabili, possono voler dire tanto come nulla, dal punto di vista della legalità: capisce che deve assolutamente parlare con qualcuno, azzardare qualche domanda, chiedere qualche informazione. Al tavolo c'è un giovane, sui trent'anni, jeans e camicia vistosa aperta sul petto glabro, con al polso un orologio di gran marca: i soldi non gli mancano a vedere i gettoni che sparge sul tappeto ad ogni giro di pallina. Daniele è colpito da un particolare: il giocatore è sempre stato all'impiedi, con una sorta di tic molto strano: col piede destro, senza un'apparente regolarità, batte col tacco sulla moquette, con un gesto similare a quello di un ballerino di flamenco. Lo vuol studiare con attenzione, capire se c'è un nesso preciso tra un colpo e l'altro, e a tal fine si rimette a giocare in prossimità del trentenne: dopo qualche giro di pallina infruttuoso per entrambi, Daniele intuitivamente finge che gli caschino a terra dei gettoni, si china per esplorare la moquette sottostante, la accarezza in prossimità del piede del giovane giocatore, percependo sotto la moquette la presenza di una specie di cavo che va dritto sotto la suola della scarpa di quello. Fa finta di nulla, si rimette a giocare vincendo una bella puntata, il cavallo sul 7\10, e quello, nell'attimo in cui la pallina s'insedia appunto sul 7, ancora quel numero magico!, ha battuto il suo colpo di tacco. Daniele è quasi convinto che quel comportamento non sia casuale, ma è l'unica convinzione a cui poter giungere! Quale può essere il vero significato? Capisce che è meglio restare al tavolo, facendo finta di nulla, ed evitando stavolta che qualche fiches possa cadergli a terra. Intuisce che deve anche dimostrare di essere un vero ed esperto giocatore, per cui punta una combinazione poco usata: i cosiddetti vicini dello zero: la pallina si ferma, dopo un esitante salto tra un numero e l'altro: niente vincita! Daniele batte un pugno leggero sul tappeto per dimostrare il suo disappunto, alza i suoi di tacchi e torna a sedersi sulla poltroncina accendendosi una sigaretta. La quarantenne minuta lo guarda fissamente: è il momento di stringere i rapporti, si dice Daniele, che si alza, va verso di lei porgendole il pacchetto di sigarette: lei ne estrae una che Daniele le accende con gesto elegante: è fatta! Lui la invita a sedersi su un divanetto un poco distante dal tavolo da gioco. Appena seduti Daniele si presenta, venendo a conoscere il nome della giocatrice, Lisa, che non svela però il suo cognome.
Lisa:   Immagino che sia la prima volta che lei... (col dito indice della mano libera indica a giro la sala)
Daniele:   Si vede proprio che sono un debuttante?
Lisa:   Beh, mi pare un buon debutto, no?
Daniele:   Lo potrò dire più avanti, fino adesso sta andando senza infamia e senza lode!
Lisa:   Ah, se dipendesse da noi! Pensi che saranno vent'anni che sfido la dea bendata, e certe sere, come oggi, quella se ne sta molto, molto lontana da me, al punto che non le sfioro nemmeno la chioma.
Daniele:   (Consapevole di quella dotta citazione) Lei ha studiato al classico, vero? (Le porge il posacenere, volendo verificare se quel gesto è apprezzato o meno, capendo il grado di affabilità a cui possono giungere).
Lisa:   La ringrazio! Si, ho anche una laurea in lettere classiche, che per la verità e forse per fortuna non mi è servita a nulla!
Daniele:   (Pensando che hanno fatto un passo avanti per una certa intesa) Quindi lei non svolge un'attività d'insegnamento, mi par di capire.
Lisa:   (Spegnendo la sigaretta con un minimo segno di autodifesa) No, no! Tutt'altro...

All'improvviso si spengono tutte le luci, con parole varie di disapprovazione da parte di molti giocatori; si accendono fioche luci di servizio, al neon; l'ambiente assume tutto un altro aspetto, con un ché di surreale, e di spettrale, sospensione del tempo e delle azioni dei presenti. Passano un paio di minuti, durante i quali Lisa si alza ed esce dalla sala; appena rientrata, appare Juri:
<<Signori, con dispiacere devo sospendere l'attività del club: una spia dell'impianto elettrico segnala guasto grosso e pericoloso: devo chiamare i  tecnici, non prima della mattina di domani. Mi dispiace molto, e auguro di rivedere tutti domani sera. Buona notte!>>.
Daniele deve decidere in un attimo se è il caso di salutare ora Lisa, o di accompagnarla all'esterno del club; ma non può nemmeno escludere che quella sospensione del gioco lo riguardi direttamente: deve essere prudente, deve salutare ora Lisa, ripromettendosi di tornare l'indomani sera, per mostrarsi davvero interessato alla frequentazione del club. Telefonerà a Juris per intuire eventuali pericoli, e se sarà il caso, tornerà, soprattutto nella speranza d'incontrare di nuovo Lisa.