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In dialetto siciliano la chiamano “strummula”, quel gioco antico di legno a cui si avvolge una corda. Si tira, si lascia andare e gira. La Trottola di Pippo Cangiano è interpretata da Patrizia Spinosi, donna mediterranea verace, che ingurgita il pubblico con la sua presenza. Mentre la strummula siciliana viene stretta da un filo e poi lasciata andare quella di Cangiano è una trottola moderna, che si preme con una mano e si lascia girare. Ma l’immagine è simile: legata ad un filo o “premuta” con un’imposizione dall’alto, la vita di questa donna è comunque un giro vorticoso tra molestie perpetue. L’autore e regista vuole portare in scena alcune delle tematiche sociali più dolorose: dalla pedofilia, alla Chiesa corrotta, alla prostituzione, infibulazione, depressione, follia. Protagonista dell’analisi della società è la donna, che spesso è portatrice di tematiche universali. Napoletana, strettissima nel suo dialetto, a tratti fortemente arcaico e popolare, di difficile interpretazione per alcuni spettatori, mostra  i quadri della sua vita che si intrecciano dal presente al passato, costringendo il pubblico a dover ricostruire il tutto in un percorso lineare. Il teatro Elicantropo di Napoli chiude con questo lavoro, dal 5 all’8 maggio, la stagione 2010/11. Il gioco di luci di Francesco Adinolfi riflette sul pavimento della scena una croce bianca. I quattro spazi scuri sono i passaggi di vita della donna, le penombre e le ombre laceranti, il centro è il fulcro del movimento della trottola. Una canzone di Patty Pravo diceva : “tu mi fai girar come fossi una bambola”. Interpretazione e significato più sensuale che qui diventa la “trottola” di un paesetto dove la vita è scandita dal silenzio e dalle parole, molte, che si dicono nell’orecchio, ben più dolorose di quelle comunicate apertamente. Il suo corpo diventa unico modo per sopravvivere quando il paesino di origine ormai è solo un ricordo lontano. Poco più che adolescente viene costretta a rapporti con un uomo ben più anziano, ad un processo per la morte di quest’ultimo deceduto durante l’amplesso sessuale. Il convento e le violenze sessuali nell’oscurità dei pentimenti e delle preghiere imposte ma fasulle, Amsterdam e il suo corpo in vetrina, la Russia e il suo uomo silenzioso ma adorato ormai morto, un figlio. La storia si svolge tra le pareti di una cella, che sia prigione o manicomio che importanza ha? L’attrice sfoggia una tunica di un viola acceso e ci ricorda a tratti le grandi protagoniste delle tragedie greche, immagine che qui decade subito nella  figura della donna-cibo, sbranata dalla società, usata, consumata. Sbatte il suo corpo martoriato sulle pareti di una stanza di cui riusciamo ad intravedere anche la quarta parete. Rimbalza come una trottola impazzita. Un cuscino è un figlio creato dall’immaginazione, un bambolotto parlante che infastidisce con la sua voce stridula e che la donna tiene stretto per non perdere la sua infanzia perduta e la sua maternità mancata. Non avere un passato e un futuro, relega la donna in un limbo mentale allucinato, sboccato, a tratti commovente, a tratti ingenuamente ironico. Il pubblico segue attentamente l’interpretazione fortissima dell’attrice, in un impegno fisico e psicologico non irrilevante. Movimenti e voce riempiono i vuoti lasciati da una regia che sembra mancare, forse volutamente, per dare spazio all’interpretazione possente di questa donna. Siamo ormai abituati a riconoscere queste tragedie continuamente nella realtà quotidiana, declamate dalla televisione nelle notizie del giorno, e cominciamo a chiederci: è mai possibile tutto questo? Come a dire che forse questa donna ne ha passate davvero troppe  per essere immaginata realisticamente. La velocità del racconto scenico rende queste esperienze sovrapposte, irreali, confuse,  per essere assorbite adeguatamente. Trottola è  un contenitore umano di tematiche importanti e purtroppo vere, ma che potrebbero essere esperienze molteplici di molteplici donne. Patrizia Spinosi, si fa carico, invece, di tutti i dolori possibili, fisici e psicologici, che spesso una donna è costretta a vivere e il pubblico si chiede se effettivamente una donna con questa esperienza avrebbe potuto vivere così a lungo senza crollare subito.

Visto al Teatro Elicantropo Napoli il 5 maggio 2011.

Associazione Città Mediterranee
presenta
Patrizia Spinosi
in
Trottola
scritto e diretto da Pippo Cangiano
luci Francesco Adinolfi
costumi Mariarosaria De Liquori
aiuto regia Viviana Cangiano
sonorizzazioni M. Capocotta, R. Cardone