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Sospesi tra figuratività e performance le tavole di Renzo Francabandera, recentemente in mostra a Milano dal 28 aprile all'11 maggio, sembrano navigare con naturalezza nello spazio e nel tempo della contingenza scenica, distillando con abili deformazioni cromatiche e visive il senso di una vicenda, che è attoriale ma insieme singolarmente umana, altrimenti destinato a perdersi rinchiuso come è nel comunque breve tempo scenico, o comunque a deformarsi man mano, nel ricordo soggettivo di uno spettatore più o meno attento e più o meno 'consapevole'. In effetti, come giustamente scrive Giulia Telli, curatrice della mostra, “la ricerca artistica di Renzo Francabandera trova la sua più compiuta espressione nel buio della sala teatrale”. Il tratto esplicitamente antinaturalistico ed il colore che talora attraversa e perfora con la forza icastica della suggestione simbolica, il nero e il grigio che definiscono lo sfondo, quasi come una scenografia in palcoscenico, vogliono dunque riconsegnarci l'attimo della prestazione, il senso puntuale, perchè privo di temporalità, dell'evento, quando questo quasi si slancia dalla scena, a comunicare e a chiedere risposta ad un pubblico nascosto nel buio della platea. Uno strano “fotografo di scena”, dunque, che non fissa corpi e movimenti ma relazioni simboliche, metafore nascoste nei gesti che animano il palcoscenico. Per chi, forse anche grazie a queste mie parole, di Renzo Francabandera volesse conoscere di più, sia della evoluzione personale che della carriera artistica, segnaliamo il blog: www.renzofrancabandera.it