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Città di Ebla ha sempre lavorato sull'originalità di un linguaggio scenico contemporaneo, seguendo una ricerca estetica ed artistica raffinata sin dagli esordi del collettivo nato nel 2005 Il progetto Pharmakos (2006-2008) ha fatto recentemente tappa a Bologna ai Laboratori DMS con Pharmakos movimento V - Anatomia del sacro, a cura di Silvia Mei. Un teatro della visione che restituisce allo spettatore la sacralità del rito della rappresentazione, dove l'immagine si offre nel suo completamento ma soprattutto nel suo contenuto. L'analisi verte su congetture molto acute intorno alla mutagenesi. Nessuno potrà determinare a priori dove avverranno certe mutazioni, ma lo spettatore viene di fatto messo di fronte alla messa in scena dello stesso processo costitutivo dell'azione, esibita nella propria nudità essenziale. La scena offre in ambiente asettico un tavolo anatomico che ricorda quello di marmo da obitorio o da autopsia. Un corpo disteso sul freddo letto ospedaliero torna alla genesi, si alza di peso, mostrandosi nella sua es-pressione e presenza con rarefatta grazia femminile. Capace di depotenziare il proprio convenzionale stato d'essere come l'espressione di cadavere posto all'impiedi, dialoga in uno spazio chiaroscuro e nel pieno controllo del movimento, ritmicamente ripetuto e suggerito dagli anagrammi contenuti in alcune frasi tracciate su una lavagna. Quasi nel tentativo di permutare quell'anatomia del corpo, di comporne la forma simbolica non propriamente detta. Restano pochi frammenti di parole-corpo-segni-suono: l'esile corpo di fanciulla si esperisce tra sacralità e provocazione attraverso la testimonianza della propria genesi a contatto con l'acqua, sublimata da intensità poetica e coinvolgimento profondo. Anatomia del sacro al centro dell'essere ed equilibro compositivo, tracciato in un tempo sospeso, si compenetrano con raffinata sottigliezza, lasciando alla libertà soggettiva la possibilità di perdersi e dare ascolto a certe vibrazioni interiori. È ciò che di quest'atto creativo abbiamo esplorato, captato e ascoltato, riconoscendo una dimensione che assume valori visivi e aspetti figurali originali e una più raffinata possibilità di indagine nelle pieghe (e nelle piaghe) del teatro di Città di Ebla.