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Se fosse un film, a dirigere l'effervescente figura di Claudia Triozzi, danzatrice coreografa e performer, sarebbe il regista Stanley Kubrick Il genere e la bravura dell'artista visiva rievocano l'arte cinematografica, una poetica simbolistica ed un'estetica del tutto originali nell'attuale panorama italiano del teatro contemporaneo. Claudia Triozzi esplora la voce passando dalla scrittura di testi e canzoni, e sviluppando sonorità e un vocabolario lirico-rumorista con riferimenti che spaziano dal cinema al teatro alla radiofonia. La prima italiana di "Ni vu ni connu" ("Nè visto nè conosciuto") presentato al Teatro Duse all'interno di F.I.S.Co. 11 Festival Internazionale sullo Spettacolo Contemporaneo è una riflessione sulla rovina come oggetto dalla potenza evocatrice, "un omaggio al desiderio che fa dei brutti scherzi e ci invita a vivere". Un corpo pensante che aziona e si aziona in enigmatici visioni satiriche e che opera incessantemente un trasferimento di senso, creando interferenze fisiche su immagini evanescenti. Nè classico teatro nè consueto concerto. Il lavoro della performer si sviluppa, con ritmo incalzante e avvincente, come un viaggio nei suoni, nello spazio della rappresentazione e della decostuzione, nelle canzoni (in francese, data la sua permaneza a Parigi dal 1985). Nelle varie scene che scandiscono il tempo a partire da una scultura acustica dei fratelli Baschet concepita negli anni '60, il cristallofono, un organo e un lap-top danno alla musica una visione performativa con episodi cantati. E proprio in questa dimensione onirica, attraverso la ricerca di un'estetica performativa innovativa, nascono partiture che sprigionano un senso di irreale in continua trasformazione. Immersi in tale suggestione gli spettatori sono i testimoni oculari dell'universo visivo e sonoro che rappresenta questo spettacolo caleidoscopico. Un luogo estremo grazie all'allestimento di luci, suoni e visioni che accompagnano gli eclettici cambi di look dell'artista, le multiforme oscillazioni coreografiche della sua voce, i monologhi insensati e incomprensibili. Uno spettacolo non convenzionale in cui spicca con leggerezza la metacomunicazione artistica ed estetica di un'artista che ci auguriamo di rivedere ancora in Italia.