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Ma l’Eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso conte di Cavour, Vittorio Emanuele II e tanti altri nomi della grande storia dell’Unità d’Italia, furono davvero quei generosi, coraggiosi, personaggi capaci di unificare il nostro Paese come da sempre si legge, si studia, nei libri? Ed il Regno delle due Sicilie era veramente così povero, così arretrato, così desideroso di essere liberato dalla tirannia borbonica e da crudeli e infidi personaggi quali Ferdinando II di Borbone, Francesco II di Borbone e Maria Sofia di Borbone? A queste ed a tante altre domande legate alla storia, all’unità del nostro Paese e soprattutto ai reali ed oscuri obiettivi che guidarono molti osannati Grandi della Storia italiana, ha voluto rispondere al Teatro del Canovaccio di Catania, con il suo spettacolo in due atti “Fratelli d’Italia…dov’è la vittoria?”, l’attrice, regista ed autrice catanese Eliana Silvia Esposito. Il lavoro, ambientato nell’aula di un tribunale, indubbiamente per la tematica trattata e che ha portato l’autrice e regista ad un certosino lavoro di ricerca ed analisi su documenti dell’epoca, induce lo spettatore a porsi molti interrogativi, grazie anche alla ricostruzione, al processo storiografico che viene innescato dallo spettacolo. Sulla scena, un aula di tribunale immaginaria, con tanto di giudice, pubblico ministero, difesa e la classica popolana (la donna delle pulizie) che rappresenta la genuinità, la saggezza del popolo, si viene a celebrare un processo surreale, che vede passare sul banco degli imputati o dei testimoni, a seconda del caso, i Grandi della Storia. Ecco alternarsi, a disposizione ora dell’accusa, ora della difesa, Enrico Cialdini, Vittorio Emanuele II, Ferdinando II di Borbone, Giuseppe Garibaldi, Francesco Crispi, Francesco II di Borbone, Maria Sofia di Borbone, Cavour. Tutti danno le loro versioni dei fatti che li hanno visti protagonisti e tra dubbi, accuse, non risposte, imbarazzi, emerge un quadro ben preciso della storia d’Italia, della condizione dei meridionali, ieri come oggi, aspetti diversi da quelli che abbiamo studiato sui libri di scuola. Viene fuori, soprattutto, un quadro completamente diverso del Risorgimento, dello spessore dei Grandi protagonisti dell’Unità d’Italia, emergono menzogne, crudeltà, luoghi comuni diffusi che sicuramente nonostante 150 anni, offuscano ancora parte della verità, impedendo la reale unità del nostro Paese. Lo spettacolo nella sua coralità, con ben 13 attori in scena, accusa spesso delle pause e delle lungaggini dovute all’eccessivo protrarsi dei dialoghi nei vari interrogatori o deposizioni dei personaggi storici chiamati in tribunale. In scena, con le coreografie di Valeria Catania ed i colorati costumi di Rosy Bellomia, danno vita ai vari personaggi della storia italiana Gabriele Arena, Saro Pizzuto, Nanni Battista, Giuseppe Calaciura, Raffaella Esposito, Silvio Salinari, Gianpaolo Costantino, mentre Fiorenza Barbagallo veste i panni del giudice, Cosimo Coltraro ed Emanuele Puglia sono l’accusa e la difesa, coadiuvati da Carmela Sanfilippo e  Sabrina Tellico e Iolanda Fichera è la genuina voce popolare della donna delle pulizie che, nel finale, rappresenta con le sue parole la dignità, i lutti, l’orgoglio del popolo meridionale. Testo, come detto, interessante, che affronta una tematica stimolante, utile per innescare cento, mille interrogativi e dibattiti e che analizza Risorgimento, Unità d’Italia, governo borbonico e condizione socio - economica del Meridione solo da un determinato punto di vista, supportato dall’analisi di numerosi documenti dell’epoca e che sovverte quanto i libri di storia hanno insegnato e continuano ad insegnare. Secondo l’autrice “occorre riannodare la storia nel punto in cui è stata interrotta 150 anni fa da menzogne, calunnie, pregiudizi razziali. La verità sul Risorgimento, sulla storia italiana, che renderebbe l’Italia un paese unito, deve essere alla portata di tutti e raccontata nelle scuole e non nei teatri”.