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Si è parlato tanto in questi anni del degrado che schiaccia la nostra cultura e tante lamentele sono fuoriuscite dalle bocche di coloro che ancora non sono riusciti a trovare una soluzione ai tanti problemi che rendono i teatri luoghi sui quali non vale la pena di investire. Appare quindi come un paradosso l'intervento da parte di un'azienda privata, compiuto per risollevare le sorti della cultura italiana

E' di alcuni giorni fa la notizia che dal primo gennaio 2012 Diego Della Valle, proprietario della Tod's, entrerà come nono socio fondatore permanente privato nella Fondazione Teatro alla Scala. Dopo il contributo di 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo, Della Valle ha cominciato il nuovo Progetto Italia, che prevede come inizio l'investimento di 5 milioni e 200 mila euro, da versare nel giro di uno o al massimo di quattro anni, nella produzione del famoso teatro milanese, colpito anch'esso dalla improvvisa riduzione del fondo statale, da 40 a 30 milioni di euro. Questo Progetto Italia promosso da Della Valle non si limita esclusivamente alla Scala di Milano, ma prevede dei provvedimenti anche per Pompei e Venezia con il coinvolgimento di altri imprenditori: «Nei prossimi due o tre mesi ho preso l'impegno – dice Della Valle – di coinvolgere amici imprenditori nella sponsorizzazione di cose importanti, per dimostrare che la società civile può fare». L'obiettivo di questa cooperazione non è soltanto – a suo dire - il ritorno economico che tali investimenti comporteranno, ma soprattutto un rilancio della cultura italiana all'estero, un ritorno anche per quelle aziende che sopravvivono grazie alla reputazione del Paese, oggi non proprio positiva, e nel caso specifico della Teatro della Scala la riconsegna alla lirica, da sempre ritenuta elitaria, della qualifica di elemento portante della cultura italiana, quindi per tutti. «Credo che con la cultura si possa mangiare e mangiare bene. Il nostro guadagno sarà la migliore reputazione del Paese». Con queste parole l'imprenditore ha chiarito la sua linea di interventi e i traguardi da raggiungere, ma non senza discussioni e timori. Oltre alla polemica della città di Firenze, della quale non c'è traccia nei piani di Della Valle, l'idea di azioni sempre più massicce e impreviste da parte di privati in luoghi pubblici e nati per il pubblico spaventa e intimorisce i più diffidenti e scettici. E' rincuorante a mio parere credere nell'esistenza di una figura che possa fare la differenza per i nostri teatri e per tutte quelle realtà culturali irrilevanti secondo la linea di governo del nostro Paese. E' comunque una questione complessa quella dell'intervento dei privati nelle fondazioni pubbliche, una questione da approfondire e su cui confrontarsi, che certo non può essere esaurita in una banale presa di posizione sull'impeto dell'emotività e senza un'adeguata riflessione sulle possibili alternative. Lascio dunque ai lettori l'incarico di interrogarsi sulle effettive opzioni che i nostri teatri hanno e sui vantaggi e gli svantaggi che queste comportano.