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E’ uno spettacolo corale, sanguigno, suggestivo (complice il luogo incantevole in cui viene rappresentato), “Quei ragazzi di Regalpetra” del regista ed attore palermitano Vincenzo Pirrotta, scritto a quattro mani con Gaetano Savatteri, giornalista e scrittore e tratto dal bestseller, edito da Rizzoli nel 2009, dello stesso Savatteri. E’ l’autentico viaggio nella memoria dell’autore

negli anni Novanta, in quella Racalmuto, ribattezzata Regalpetra nell’opera letteraria di Leonardo Sciascia, che vive tra sale e carbone e che, all’improvviso, scopre di essere diventata paese di mafia e agguati, sangue e violenza. Lo spettacolo, un atto unico e prodotto dal Teatro Stabile di Catania, è messo in scena nella splendida cornice del Teatro Greco romano di Catania, per la regia e l’interpretazione di Vincenzo Pirrotta, con le musiche dal vivo di Luca Mauceri, le scene ed i costumi di Giuseppe Andolfo, il gioco luci di Franco Buzzanca e con l’Orchestra Giovanile Bellini dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Vincenzo Bellini di Catania. Vincenzo Pirrotta, nei panni narrativi, pulsanti, sofferti della Voce di Regalpetra, porta, nell’affascinante cornice del Teatro Greco romano, una storia corale, tra nenie, sangue, vendette, preghiere e ripensamenti, raccontando al pubblico i sapori ed i riti di una Sicilia antica, forse mai cambiata realmente, al di là di proclami, prese di posizioni, sacrifici e promesse. Pirrotta, forte del suo carisma, della sua arte di “cuntastorie”, supportato dalle musiche dal vivo, incalzanti ed efficaci, composte ed orchestrate da Luca Mauceri, con un'affiatata ensemble musicale, allestisce una coinvolgente messinscena, racconta dell’anima sorniona del paese, della sua rapida ed improvvisa trasformazione, della prima strage in piazza, dei morti, della nascita della “Stidda”, del "sangue chiama sangue", delle vendette, del giovane Maurizio Di Gati, dello strazio del popolo, dell’anima del paese, ma anche di chi, a pochi passi dai compaesani mafiosi, studia e con la conoscenza può nutrire una chance in più per allontanarsi dal reclutamento della “piovra”, scegliendo un’altra strada, quella della legalità. Il lavoro, ricco di suggestione, pathos, racconta, con la sofferta narrazione della voce di Regalpetra (quella di Pirrotta), i dettagli e la storia di un paese e della Sicilia, dove emergono i volti, i dolori, le abitudini, i lutti di un popolo ed il destino dei tanti ragazzi di Regalpetra, come Maurizio Di Gati, ex boss “pentito”, che hanno giocato assieme, tirato calci allo stesso pallone, frequentato le stesse parrocchie. Una generazione che si è ritrovata, all’improvviso, l’una contro l’altra armata ed ha scelto la propria strada, segnata da un lato dalla conoscenza, dallo studio, dalle regole e dall’altro dal crimine, dalle stragi, dal sangue, alla fine odiato, rifiutato. La pièce attraverso i due autori, si chiede perchè quei compagni di giochi, ora detenuti nelle carceri italiane, sono diventati boss e tenta di capire le ragioni di quella scellerata scelta che ha segnato la loro vita e se ci sono anche eventuali responsabilità collettive. Lo spettacolo, costruito come una tragedia classica pre – eschilea, dove il Coro e la musica diventano espressione della coscienza e del sentimento di un popolo, si sviluppa prima come festa paesana, in un rituale gioioso e poi si tramuta in tragedia, in cui scoppia la violenza e dove la vendetta si tramanda per lungo tempo. Lo spettatore vede Regalpetra passare da paese, prima attivo e operoso, legato all'economia delle miniere di salgemma e zolfo, a teatro di morte e violenza sconosciuta. In questo quadro in evoluzione ecco la generazione di giovani divisi tra loro: da un parte i ragazzi cresciuti all'ombra di Sciascia, fondatori del giornale "Malgrado tutto", dall'altra i giovani che diventano braccio armato della criminalità organizzata. Pirrotta poi, nella sua visione registica, analizza i caratteri dei personaggi e della mafia viene mostrata (attraverso la caricatura colorata e comica dei due mafiosi) una immagine caricaturale e grottesca, il potere mafioso viene in qualche modo demitizzato. Cast affiatato ed a lungo applaudito dal pubblico a fine lavoro, in primis il protagonista (la voce di Regalpetra), regista e coautore, Vincenzo Pirrotta, per poi continuare con l’autore delle musiche Luca Mauceri, lo scenografo Giuseppe Andolfo, l’intero coro formato da Luca Iacono, Marina La Placa, Nicola Notaro, Ramona Polizzi, Lucia Portale, Clio Scirà Saccà, Valerio Santi, Giorgia Sunseri e tutti i componenti dell’ Orchestra Giovanile Bellini dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Vincenzo Bellini di Catania. Convincenti le interpretazioni di Vitalba Andrea (l’anima del paese), Andrea Gambadoro (strazio del popolo), Nancy Lombardo (stasimo della terra), Marcello Montalto (il colorato giocattolaio di Johannesburg, Salvatore Ragusa (strazio del popolo), Giampaolo Romania (Maurizio Di Gati).

GLI AUTORI
Gaetano Savatteri nasce a Milano da genitori di Racalmuto e lì ritorna all’età di dodici anni. Acuto lettore dei nostri tempi, sapiente giornalista, inizia l’attività come cronista del Giornale di Sicilia, per trasferirsi a Roma, dove attualmente vive, prima come inviato dell’Indipendente, poi come collaboratore del Tg3; dal 1997 è giornalista al Tg5. Ha pubblicato interessanti saggi e inchieste su Cosa Nostra. Da “La congiura dei loquaci” (2000) a “La ferita di Vishinskij” (Sellerio), entrambi per i tipi di Sellerio. Tra i suoi libri più recenti ricordiamo il caso editoriale “I siciliani” (Laterza 2005) e, ancora con Sellerio; “Gli uomini che non si voltano” (2006), “La volata di Calò” (2008) e “Uno per tutti” (2008).
Vincenzo Pirrotta, palermitano, allievo di Mimmo Cuticchio, erede della tradizione dei cuntisti, si diploma alla scuola di teatro dell' I.N.D.A. (Istituto Nazionale del Dramma Antico). Come attore ha lavorato con registi come Giancarlo Sbragia, Mimmo Cuticchio, Giancarlo Sepe e con gli attori Anna Proclemer, Piera Degli Esposti, Toni Servillo. Come autore il suo lavoro si inserisce nell’articolato tessuto dei grandi autori/attori monologhisti italiani. Nel 2004 riceve il premio E.T.I. per “Malaluna” e nel 2005 il premio della critica come miglior autore, attore e regista emergente assegnatogli dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Nel 2006 vince il Golden Graal come migliore regista ed è finalista ai Premi ETI e al Premio UBU.

 

Foto di Antonio Parrinello