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Tra le molteplici location di questo discusso Napoli Teatro Festival 2011, ci ritroviamo seduti nella suggestiva cappella dell’ex Asilo Filangieri di Napoli. Tra le eterogenee proposte assistiamo in prima assoluta a HOMUNCULUS, IL NERONE DI NAPOLI, con la regia di Paolo Castagna e la drammaturgia di Enrico Groppali Quest’anno il Festival, che in primavera sembrava zoppicare e tentennare, si svolge dal 26 giugno al 17 luglio, e riprenderà in una seconda parte, novità di quest’anno, dal 9 settembre al 7 ottobre. In un ideale percorso che collega vari luoghi della città, dal molo, alle Catacombe, al tunnel borbonico, fino ai più grandi teatri napoletani, non poteva mancare un salto nei vicoli dell’antica e misteriosa Napoli. Lungo una cappella sconsacrata dalle pareti bianche ci accoglie un piccolo altare spoglio, su cui si staglia una statua bianchissima della Madonna. Ideale visione di una sala di un museo, dove noi spettatori, posti ai lati, diventiamo figure silenziose  di immaginari dipinti e statue. In ogni museo che si rispetti non può mancare il custode, beneficiario e detentore di tutti i misteri che avvolgono i luoghi antichi, soprattutto di notte. Ma stavolta non si tratta di un banale custode. Parliamo di Francesco Mastriani, uno dei più grandi autori napoletani, ricordato anche per i suoi centosette romanzi d’appendice che gli diedero grandissima fama tra il grande pubblico. La storia della sua vita si mescola a verità e immaginazione, all’interno delle sale di un museo in cui egli svolse realmente, per un periodo della sua vita,  il lavoro di custode.  Giancarlo Condè, in una faticosissima interpretazione  che a volte sconvolge il pubblico per estremismi corporei e di linguaggio, è il Mastriani in questione.  Una figura sbilenca, di certo non giovanile, avvolta nel suo camice nero da custode, in reggicalze, bombetta e viso dal cerone sfatto. Un clown terribile e addolorato insieme, che a volte strappa un sorriso, ma che non ha limiti e ritegno, rendendo a tratti satanico un luogo un tempo sacro, in una corporeità e sessualità che stridono fortemente con l’immagine della statua della Madonna. Un’esperienza, al limite tra il paranormale e l’ ironia drammatica, che confonde il pubblico. Appena ci si aggancia ad un filo conduttore, lo si perde continuamente, si viene risucchiati in un vortice di immagini, personaggi e storie. Dov’è il reale? L’esperienza di Mastriani all’interno del museo è un’iniziazione alla sua carriera letteraria, da cui nasceranno opere come “Il mio cadavere” in cui racconterà questa sua incredibile esperienza, ma anche opere come “I Misteri di Napoli”. Tra nobili e nobildonne di apparente e indecente integrità morale, forse immagini di dipinti e statue, Francesco viene posseduto da due personaggi in particolare, per poi ritornare alla fine in se stesso: uno, infimo, basso nella corporeità e nel carattere, definito “Homunculus”, ed un altro, giovane e vigoroso, “il Nerone di Napoli”. Perdiamo continuamente Mastriani, lo inseguiamo, non lo riconosciamo, lo stesso Francesco lo ricerca. Tra viaggi confusionari e immaginari, ci ritroviamo in Germania, in cui piombiamo improvvisamente tra le musichette di avanspettacolo di inizio novecento. Le immagini si sovrappongono, come quelle delle pellicole in bianco e nero che saltano o si sbiadiscono, come le proiezioni inquietanti sul soffitto. E mentre la luce scende sempre di più, proprio come in una sala di museo durante la notte, nel corpo del “custode- Mastriani” entrano ed escono voci, bisbigli, urla, lingue differenti, voglie insane, progetti terribili, elementi di ispirazione del futuro scrittore. In un’atmosfera grottesca e gotica insieme, tra fumi verdognoli che ricordano gli spettacoli dei maghi di inizio secolo, il pubblico appare incuriosito e sconvolto allo stesso tempo. Di difficile interpretazione, sia per chi non conosce Mastriani, sia per chi ha letto un po’ della sua vita e delle sue opere, l’impatto di questo testo con il pubblico è violento. All’uscita gli spettatori commentano e si dividono tra chi non è riuscito a cogliere quasi nulla e appare stordito e chi cerca ancora di agganciarsi alla storia. Dopo un’ora e mezza Mastriani è uscito di scena senza tanti fronzoli e ci ha lasciati lì, nel buio del museo, dove risuona il ghigno di una risata da clown sfatto, con il desiderio incessante di tornare alla realtà.

HOMUNCULUS, IL NERONE DI NAPOLI
4 e 5 luglio EX ASILO FILANGIERI DI NAPOLI
NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA 2011

Drammaturgia ENRICO GROPPALI
Interpretazione GIANCARLO CONDÉ
Regia               PAOLO CASTAGNA
Assistente alla regia ANDREA LUINI
Video              IACOPO TISCAR

Produzione NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
In coproduzione con COMPAGNIA MOLIÈRE