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Enrico Frattaroli, regista di SADE, successo del NTFI2009, torna di nuovo in scena nell’ambito del Festival 2011. La sua scommessa è ardua e sfacciata. Quest’anno è HYBRIS il lavoro che calca il palcoscenico del San Ferdinando di Napoli, il 9 e 10 luglio. Ma il teatro stavolta non  accoglie positivamente il pubblico che da subito è insofferente per il  caldo infernale e la mancanza di aria condizionata.

L’allestimento scenico, però, è grandioso. Sembra quasi che il sipario, teatrale e temporale insieme, sia crollato sulla platea. Le prime file sono inagibili, imbrigliate in una fitta rete che sostiene un ideale prosieguo del pavimento di scena attraverso onde, scaglie metalliche. Il fondale è nero, come la pece, come l’universo, lo spazio senza fine che viene proiettato olograficamente sul palco. Se il 2011 fosse il passato, nel futuro come verrebbero recuperate le tragedie greche, i testi antichi, i contenuti e le tematiche di questi capolavori? Immaginate che un archeologo del futuro trovi, tra le rovine di una città risalente al 2011  morta e sepolta per cause diciamo “pompeiane”, delle registrazioni olografiche di messe in scena dell’ Oidipous tirannos e Oidipous epi Kolonoi di Sofocle. Improvvisamente sul palco viene proiettata su una speciale parete trasparente la trasposizione visiva della collocazione dei protagonisti sul palcoscenico, con relativi nomi in greco e relative linee che  spiegano visivamente quali movimenti faranno gli attori e con quali protagonisti interagiranno. Non solo. I frammenti non sono del tutto reperibili e così spesso l’immagine salta, per qualche secondo le voci degli attori non si sentono, come se il tutto fosse realmente visualizzato in futuro lontano, in uno studio di un archeologo da fantascienza. Una voce metallica ci comunica in inglese ogni passaggio ad ogni frammento.  Il tutto si svolge con 7 attori realmente presenti sulla scena, completamente nudi e ricoperti di pseudo-pepli silicone e ancora senza aria condizionata. Ironia a parte, l’allestimento di questo spettacolo è qualcosa di surreale, di difficile collocazione temporale, di difficile comprensione per il pubblico, purtroppo. Un’ora e mezza di recitazione in greco antico, con una pronuncia perfetta da parte degli attori, con tanto di aspirazioni e cadenza metrica che dà vita ad una musicalità linguistica umanamente impossibile. Il lavoro a cui sono stati sottoposti gli attori, dalla memoria, alla metrica, all’intonazione, è straordinariamente complicato. Sembrano degli esseri provenienti da altre galassie, perché è davvero umanamente impossibile recitare con quella precisione in greco antico, non essendo assolutamente greci ma rigorosamente italiani. Ma se all’inizio la straordinaria tecnica recitativa, le scelte visive e tecnologiche in scena, la bellezza della lingua greca antica, hanno ipnotizzato il pubblico, ben presto quest’ultimo non ha retto. Forse ormai l’idea di comunicazione concettuale dalla scena alla platea ha abituato gli spettatori a cogliere continuamente degli insegnamenti, delle tematiche, dei concetti trasmessi dal testo teatrale e l’impossibilità di capire cosa dicessero gli attori, poiché non si avevano sottotitoli, stavolta  ha complicato le cose. Il caldo ha fatto il resto. La fruizione di questo spettacolo sembrava essere più scenica, visiva, e soprattutto uditiva che profondamente concettuale. La storia di Edipo la conosciamo un po’ tutti, peraltro interpretato dal bravissimo Franco Mazzi, ma chi è riuscito a cogliere qualche parola o verbo in greco, per antichi e lontani studi  liceali, ha abbandonato per un attimo anche il caro vecchio protagonista greco, affannandosi a comprendere. Forse era proprio questo l’intento? Capire che ci affanniamo a comprendere a tutti i costi?  Hybris del resto rappresente il peccato di eccesso, di superbia dell’uomo. Ma ci chiediamo ancora da quale parte del palcoscenico sia stato commesso questo peccato.

HYBRIS
9-10 luglio 2011 Teatro San Ferdinando
NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA 2011

di Enrico Frattaroli
da Oidipous tyrannos e Oidipous epi kolonoi di Sofocle
produzione Neroluce (frattaroli & mazzi)
Napoli Teatro Festival Italia, Florian - Teatro Stabile d'Innovazione (Pescara)
in collaborazione con ATCL - Associazione Teatrale Comuni del Lazio (Roma)
con
Franco Mazzi
Anna Cianca
Galliano Mariani
Ivan Marcantoni
Giovanni di Lonardo
Mariateresa Pascale
Viviana Mancini