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Attesa, descritta in anteprima, criticata, apprezzata o no, questa è L’OPERA DA TRE SOLDI del Napoli Teatro Festival Italia 2011. Luca De Fusco, regista di questo lavoro, nonché nuovo direttore artistico del NTFI 2011, sperava da tempo di metterla in scena. Lavoro immane, non solo dal punto di vista scenico, ma soprattutto di traduzione e interpretazione di uno dei testi teatrali più famosi al mondo. Sicuramente il testo più famoso di Bertolt Brecht. Ad ospitare l’opera  è il Reale Albergo dei poveri di Napoli, che vede dal 13 al 16 luglio ben 3 ore di spettacolo divise in 3 atti. La location è suggestiva, cioè il cortile quadrato, la scenografia molto di più. Un’alta gradinata ospita gli spettatori che hanno bisogno di una visuale molto ampia per osservare tutto nei minimi particolari. Lo spazio scenico viene sfruttato in altezza e profondità, piuttosto che in direzione orizzontale. Lo spettatore ha bisogno di “poggiare” dall’alto verso il basso il suo sguardo per avere quasi una comprensione tridimensionale dell’allestimento. Quest’ultimo,  fortemente criticato per gli esorbitanti costi, dimostra la sua ricchezza in ogni particolare: dal numero degli attori e i vestiti accuratamente ricercati, alla facciata del Reale Albergo che diventa parte integrante della scena, ai video posti in ogni finestra della facciata diventando ora manifesto, ora tenda virtuale, ora candela che illumina il buio, ora fuoco, all’orchestra dal vivo che ricorda il tradizionale “golfo mistico” dell’opera lirica. L’ammasso di computer informi che si trovano sulla scena,  accentua ancora di più il grigiore di tutto lo spettacolo. Queste macchine infernali, arroccate in miscugli disordinati di fili e plastica, cadaveri contemporanei, vengono assemblate, trasformate continuamente e utilizzate in svariati modi dagli attori. Quest’ultimi, marionette dalle maschere bianche, pagliacci dal cerone cadaverico, spiccano fortemente nei lineamenti, nelle espressioni grottesche, colpendo lo sguardo dello spettatore anche a distanza. De Fusco ha voluto tra i suoi attori Massimo Ranieri nei panni dello sfrontato Mackie Messer, Lina Sastri nell’altisonante e sensuale piccola parte di Jenny delle Spelonche,  Gaia Aprea in quelli di Polly Peachum.  Ambientato nei bassifondi londinesi, durante i festeggiamenti per l’incoronazione della regina, Geremia Peachum, interpretato da Ugo Maria Morosi,  costruisce un business basato sul “mendicare”. Parodia del dramma in tre atti  L’opera del mendicante di John Gay, ne prende spunto. Il teatro brechtiano  critica la società, cercando di mettere sullo stesso piano diverse classi sociali, mettendo a confronto malavita e uomini d’affari, evidenziando come la miseria possa diventare una fonte di guadagno, concetto ironicamente terribile poiché ribalta ogni etica sociale e soprattutto ogni verità. Forse l’illusione è più veritiera della realtà? E proprio in Inghilterra, durante la Rivoluzione industriale,  furono varate le leggi di sostegno ai poveri che fecero sbancare il regno. Ironia della sorte?  Lo sfrontato Mackie Messer, dongiovanni dal vizietto facile, sposa in segreto Polly, la figlia del vecchio imprenditore della “carità”, Peachum. Tra peripezie, intrecci, amicizie, passioni carnali, ipocrisie, colpi di scena e tirata di cappio finale, che viene evitata grazie all’intervento di un baronetto della Regina d’Inghilterra, rigorosamente non a cavallo ma in televisione, la parodia dell’opera è servita!  L’atmosfera gotica ricorda il cinema di Tim Burton, con tocchi di cabaret mitteleuropeo, un po’ di Al Capone e di musical Chicago, passando anche per le ambientazioni alla Charles Dickens. Anche il melodramma ricompare, soprattutto nelle lunghe parti di “recitativo”, anch’esso in forma di parodia.  Ritorna la musica dal vivo e la traduttrice Paola Capriolo conferma la difficoltà di traduzione della parti musicate in una metrica che fosse applicabile, o almeno simile, alla lingua italiana. E in effetti alcune strofe delle canzoni appaiono forzate e di difficile comprensione per il pubblico, che invece segue agevolmente la parte recitata. Gli spettatori non apprezzano la lunghezza eccessiva dello spettacolo ma la bravura di tutti gli attori, dal grande Ranieri alla stupenda Gaia Aprea, a Margherita di Rauso nei panni della madre di Polly, fa scrosciare lunghissimi applausi finali. Tutto il cast al completo dà prova di grandissima professionalità, con un particolare e personale  plauso alle attrici-cantanti.

L’OPERA DA TRE SOLDI
13-16 luglio 2011
REAL ALBERGO DEI POVERI
NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA 2011

Prima assoluta
di Bertolt Brecht e Kurt Weill
regia Luca De Fusco
Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli diretta da Francesco Lanzillotta
produzione Napoli Teatro Festival Italia
in coproduzione con Teatro Stabile di Napoli
in collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo

MASSIMO RANIERI Mackie Messer
LINA SASTRI Jenny delle spelonche
UGO MARIA MOROSI Geremia Peachum
FABRIZIO NEVOLA Charles Filch
MARGHERITA DI RAUSO Signora Celia Peachum
LEANDRO AMATO Matthias
GAIA APREA Polly Peachum
LUIGI TABITA Jakob
ANTOIO SPERANZA Robert
LUCA SACCOIA Jimmy
MARIO ZINNO Ede
IVANO SCHIAVI Walter
ROBERTO BANI Reverendo Kimball
PAOLO SERRA Jackie “Tiger”  Brown, capo della polizia
ENZO TURRIN Mendicante
DALAL SULEIMAN Vixen
ACAI LOMBARDO AROP Dolly
ESTER BOTTA Betty
LIDIA BIONDI Vecchia prostituta
PATRIZIA DI MARTINO Seconda prostituta
FRANCESCA BALESTRIERI Molly
ENZO TURRIN Smith, poliziotto
ANGELA DE MATTEO Lucy Brown 
MARIO ZINNO Un poliziotto

Scene: FABRIZIO PLESSI
Costumi: GIUSEPPE CRISOLINI MALATESTA
Luci: MAURIZIO MILLENOTTI 
Coreografie: ALESSANDRA PANZAVOLTA
Scenografo collaboratore: MARTA CRISOLINI MALATESTA
Assistente per le video scenografie: MATTHIAS SCHNABEL
Drammaturgo: GIANNI GARRERA