Pin It

L’incantevole scenario del Teatro Greco Romano di Catania ha ospitato, dopo i consensi ottenuti a Parigi e Spoleto, lo spettacolo di Andrea Camilleri “Cannibardo e la Sicilia, diretto da Giuseppe Dipasquale, coproduzione Teatro Stabile di Catania – Tunart. Su un impianto scenografico dove spiccano tre leggii, abiti d’epoca, oggetti vari, una vecchia macchina da scrivere e faldoni accatastati, si sviluppa una storia a metà tra sogno e rievocazione o indagine storica ed i protagonisti sulla scena sono i due attori siciliani Mimmo Migmeni e Vincenzo Crivello ed il romano Massimo Ghini.  Assoluti protagonisti della mise en space, che mescola in modo intelligente monologhi, dialoghi e canzoni, sono la colonna sonora d'ispirazione storico - popolare e la straordinaria voce di Mario Incudine, accompagnato dal vivo da Antonio Vasta, che contribuiscono a dare più linearità, completezza, alla pièce. Lo spettacolo costruito a più mani, attraverso la voce di Ghini, di Crivello e di Mignemi, ripercorre la storia di Garibaldi (storpiato al Sud in Canibardo o Canebardo) e la Sicilia post-unitaria attraverso alcuni brani tratti dai cinque romanzi storici dello scrittore di Porto Empedocle  ("La bolla di componenda", "Il filo di fumo", "Il Birraio di Preston", "La concessione del telefono", "Il Re di Girgenti").  Il lavoro ha l'andamento della parabola di un sogno, raccontando le speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi, l'entusiasmo con cui il popolo nell'ottobre del 1860 tributò una stragrande maggioranza all'annessione al Regno d'Italia e le amare delusioni che invece suscitò la politica post-unitaria, arrivando solo sei anni  dopo alla prima rivolta di piazza. Tanti e divertenti sono i riferimenti all'Eroe dei Due Mondi e al suo arrivo in Sicilia e si ride, si riflette, nel ripercorrere una storia vista secondo un'ottica che aggiusta un pò la statura dell'eroe Garibaldi. E’ un lavoro sicuramente in progress, scaturito dai testi e da vecchi documenti di Andrea Camilleri e in un carteggio tra il presidente Lincoln e Garibaldi che lo stesso Massimo Ghini ha portato in scena a New York scoprendo una sottostoria fatta di borbonici che combattevano per il nord e garibaldini impegnati per il sud, giovani mossi dagli stessi ideali. Presente nello spettacolo lo stesso autore Camilleri che, in video, snocciola numeri, racconta episodi dell’epoca ed alla fine conclude ribadendo, con un tocco leggero che "L'Italia c'è, nel bene e nel male, con le sue luci e le sue ombre. Ed è quello che conta”. Spettacolo che, in circa 90’, risulta piacevole, costruito a metà tra sogno e rievocazione storica e con mano leggera, grazie all’autore e soprattutto alla straordinaria voce e colonna sonora di Mario Incudine ed alla simpatia dei tre interpreti, Massimo Ghini, Mimmo Mignemi e Vincenzo Crivello, a turno garibaldini, borbonici, signorotti, faccendieri o semplici narratori. La regia Di Dipasquale evita di calcare la mano sul carattere didascalico della materia raccontata sulla scena. “La storia - sottolinea Camilleri - ha detto che Garibaldi ha fatto la cosa giusta, ma al momento chi lo poteva sapere? Il generale è libertario ma semina diffidenza e all'inizio non riesce a scalfire la saggia prudenza siciliana. Arriva con mille uomini, trova alleati un pò di contadini armati soltanto di bastoni chiodati, e batte un esercito di centomila. Così nasce la fama dell'eroe invincibile e il popolino non lo chiamerà più Canebardo". Camilleri si pone dalla parte della gleba, delle classi povere, ricordando il desiderio di riscatto al tempo dei Borboni ma al tempo stesso denunciando le delusioni a causa di inspiegabili episodi registrati durante l'occupazione dei Piemontesi. Vengono ricordati ad esempio, la sanguinosa battaglia di Bronte e poi i funzionari piemontesi, corrotti e incapaci di capire dove sono e con chi hanno a che fare, sino al tradimento di Crispi, diventato presidente del Consiglio. Solo dopo le due guerre mondiali cominciano a cambiare le cose, ma il lavoro da fare, come lascia intendere Camilleri, è ancora molto. Applausi del pubblico anche al Teatro Greco Romano di Catania per un lavoro che bissa, quindi, i consensi raccolti in Francia ed a Spoleto, in apertura del Festival dei Due Mondi.