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Rosa la rossa è stato commissionato dall'ATIR, Teatro del Buratto di Milano. Ha debuttato nel novembre 2003 al Teatro Verdi di Milano per la regia di Serena Sinigaglia. Con Maria Pila Perez Aspa, Beatrice Schiros, Marco Fubini. Scene di Maria Spazzi, luci Alessandro Verazzi, costumi Federica Ponissi, Fabio Chiesa.

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Così la stampa:
“… a tentare la trasposizione scenica della avvincente personalità della Luxemburg ritroviamo l’ATIR con Rosa la Rossa alla seconda “puntata” di una trilogia dedicata alle “Biografide di uomini straordinari” (…) Sonia Antinori, autrice del testo, ha puntato alla fedeltà e alla completezza storica, arricchendo di dettagli e di riferimenti la vicenda privata e pubblica della Luxemburg e delle figure che le sono accanto.
Tecnicamente ineccepibile la regia di Serena Sinigaglia rende fluidi i continui cambi di scena e sistuazioni assimilandoli naturalmente nell’evolversi dello spettacolo (…) Da mettere in conto un’inevitabile scarto di credibilità rispetto ai personaggi da rappresentare, i giovani attori vi sopperiscono con energia, impegno e generosità riuscendo a coinvolgere e commuovere la platea.”
A. Ceravolo – La Prealpina, 18 novembre 2003

“Serena Sinigaglia – vale a dire una delle migliori promesse della nouvelle vague registica – porta avanti con entusiasmo e vigore contagiosi le sue biografie teatrali (dopo Che Guevara e Rosa Luxemburg seguirà Panagulis) che – afferma – le infondono coraggio in un’epoca scarsa di valori. Sono queste biografie, a vedere il successo dei suoi spettacoli, ardimentosi inviti ai giovani affinché sostituiscano ai poveri simulacri della società mediatica grandi figure che insegnino la speranza, il rifiuto del (dis)ordine costituito, l’utopia di cambiare il mondo. Allestire un racconto scenico su Rosa la Rossa era, dopo il tramonto (ma sarà definitivo?) del marxismo e del “sogno” sovietico trasformatosi in incubo orwelliano, una prova irta di difficoltà. Di un santino rivoluzionario non si sentiva sicuro bisogno, né di uno spettacolo epico-popolare-didattico alla Brecht. Al fuoco di una spinta ideale in cui la giovinezza ha la sua parte e di un salutare irrispetto per la retorica, Serena Sinigaglia (con Sonia Antinori, che ha scritto un solido decoupage biografico intersecando il pubblico e il privato) ci ha dato invece, di colei che a ragione è considerata la prima vera donna politica dell’Europa rivoluzionaria fra ‘800 e ‘900, una sorta di ballata popolare neomodernista, che a forza di sequenze incalzanti, di tableaux vivents quasi mai celebrativi, di vibranti intrecci fra le ragioni della mente e quelle del cuore, ottiene di farci appassionare al destino dell’ebrea polacca che fu in Germania l’anima della SPD, rivoluzionaria con Lenin, polemica con il centralismo bolscevico, animatrice di scioperi e pacifista, fondatrice del partito spartachista, assassinata dalla controrivoluzione nel ’19. In questo spettacolo di una narrativa incalzante, che non pretende di proporre dogmi ideologici, ma la passione per la giustizia e la libertà, tre ottimi attori – Maria Pilar, Rosa febbrile e tormentata, Beatrice Schiros e Marco Fubini, questi in diversi ruoli – rispondono molto bene alla ferma, incisiva, inventiva regia.”
Ugo Ronfani – Hystrio dicembre 2003

“Lo spazio di un teatro si qualifica per le sue scelte oltre che per il coraggio con cui le propone. Quest’anno il Teatro Verdi di Milano ha puntato su giovani drammaturghi conferendo al suo cartellone una spiccata particolarità. Certamente tra i giovani autori, Sonia Antinori vanta già dei successi, oltre che alcuni premi prestigiosi come il Riccione per Il sole dorme, il Candoni per Nel tempo insolito. Per Rosa la Rossa, messa in scena da Serena Sinigaglia, Antinori utilizza la biografia come elemento drammaturgico,adattando e, nello stesso tempo, sviluppandola l’idea del “teatro documento” che ebbe tanto successo nel 1968, quando teatri Stabili come quello di Genova oil Piccolo Teatro di Milano lo scelsero per alcune stagioni. Sonia Antinori, dopo essersi attentamente documentata ci dà un ritratto insolito di Rosa Luxemburg (1871-1919), facendone una donna dei giorni nostri, che sa utilizzare sia il candore sia l’impegno per raggiungere certi risultati politici. Sulla scena (…) Maria Pilar Perez Aspa si muove trascinado la gamba come se trascinasse il peso di un’oppressione che investe la società degli umili, degli sfruttati, di coloro per i quali pochi sono quelli pronti a buttarsi e a rischiare. Lei incarna Rosa la Rossa con una certa disinvoltura, la spoglia di ogni epicità, la libera del mito agiografico, e seguendo le indicazioni della Sinigaglia ne fa una donna difficile a sottomettersi, che utilizza la giovinezza, oltre che la dolcezza, per imporre le proprie idee. Lo spazio scenico è alquanto spoglio, sormontato da una pedana inclinata, dove basta un tavolino ed alcune sedie per indicare dei luoghi deputati differenti, mentre una grande stufa all’angolo del boccascena, si aggiunge per moltiplicare gli incontri con la moltitudine di personaggi interpretati, fregolianamente,da Beatrice Schiros e Marco Fubini. La qualità della scrittura di Sonia Antinori emerge grazie alla scelta di un parlato alquanto colloquiale, oltre che di un linguaggio che evita di cadere nella retorica ideologica, che si distingue per la capacità di sintetizzare la storia complessa di una figura di donna, diventata prototipo di tante sessantottine che hanno deciso di prendere parte alla vita sociale e politica della propria nazione, pagando di persona. Lo spettacolo è alquanto dinamico, ricco di piccole trovate, che, sul palcoscenico, diventano grandi; strutturato come una vera e propria via crucis, le cui stazioni corrispondono a quelle percorse da Rosa, dalla collaborazione con la SPD, al carcere, all’insegnamento, alla partecipazione alla vita dell’Internazionale, fino alla cattura e all’assassinio.
Il pubblico applaude e non nasconde la commozione.
Andrea Bisicchia – Primafila gennaio 2004

La storia:
Rosa Luxemburg, dirigente socialista, rivoluzionaria cosmopolita e battagliera, teorica rigorosa e antidogmatica, fu una delle protagoniste di un'Europa in fermento, costretta a pagare con la sua stessa vita l'estremismo delle sue scelte. Quest'opera rincorre il suo percorso biografico, nell'intento di rilanciarne la conoscenza e l'attualità del pensiero.
Rosa Luxemburg (1871-1819), nacque nella Polonia russa da una famiglia ebraica della media borghesia intellettuale. Dopo aver compiuto i suoi studi in Svizzera, si trasferì a Berlino, dove cominciò una collaborazione con la SPD, allora il più forte partito socialista d’Europa. Nel 1899 pubblicò uno dei suoi principali scritti Riforma sociale o rivoluzione? Nel 1905 scelse di partecipare attivamente ai moti della prima rivoluzione russa, tornando a Varsavia, dove fu catturata e imprigionata. Scarcerata grazie all’intervento del partito tedesco, trascorse un periodo in Finlandia, dove ebbe modo di collaborare con il gruppo degli esuli russi riuniti attorno a Lenin. Rientrata in Germania, accettò l’incarico di insegnamento presso la scuola del partito, continuando a partecipare intensamente alla vita dell’Internazionale. Arrestata più volte per propaganda antimilitarista pubblicò nel 1912 il suo libro più importante L’accumulazione del capitale. Nuovamente incarcerata allo scoppio della guerra mondiale, che aveva ostacolato con tutte le forze, non poté partecipare alla rivoluzione d’ottobre, di cui analizzò acutamente le sorti in alcuni scritti critici. Liberata alla conclusione della guerra, animò la riscossa della Lega Spartaco e fu fondatrice del Partito comunista tedesco. Catturata durante le azioni repressive del nuovo governo repubblicano, venne assassinata a Berlino, insieme a Karl Liebknecht il 15 gennaio 1919. Il suo corpo, occultato dalle guardie, fu ripescato nella Sprea nel mese di maggio.
Leo Jogisches (1867-1919), nacque a Vilnius, in Lituania, da un’agiata famiglia ebrea. Entrato giovanissimo nei circoli rivoluzionari della città, abbandonò il suo paese per sottrarsi alla leva militare. Rifugiatosi in Svizzera, vi conobbe Rosa Luxemburg, della quale fu compagno di vita e di lotta. Singolare figura di cospiratore, non esitò ad applicare i metodi dell’organizzazione clandestina che aveva appreso in Russia, alla Lega Spartaco. Alla morte di Rosa, fu Leo a ricostruire l’accaduto, denunciandolo sul giornale “Die rote Fahne”. Subito arrestato, venne eliminato in un’esecuzione sommaria.

Vera Zasulič (1851-1919), aderì a diciassette anni al populismo e fu arrestata giovanissima. Dopo aver compiuto un attentato contro il capo sella polizia di Pietroburgo nel 1878, venne processata e rilasciata ed emigrò in Svizzera. Tra i più stretti collaboratori di V.G.Plechanov, primo traduttore russo di Marx ed eminente figura della colonia russa in Svizzera, Vera ebbe un ruolo di rilievo nell’Internazionale e aderì in seguito al gruppo dei menscevichi combattendo aspramente i bolscevichi capeggiati da Lenin.

Karl Kautsky (1854-1938), esponente e ideologo della socialdemocrazia tedesca, cominciò a interessarsi al marxismo dopo l’incontro con Plechanov, Marx ed Engels. Nel 1882 si trasferì a Stoccarda come redattore della nuova rivista “Neue Zeit”, ma solo dopo il 1890, con l’abolizione delle leggi eccezionali di Bismarck contro la socialdemocrazia, poté affermarsi pienamente come maggiore teorico del partito. La sua autorità toccò il culmine al volgere del secolo, quando si pose a capo della campagna contro il “revisionismo” politico, ma presto fu messa in discussione sia da destra che da sinistra. Ciò lo spinse ad assumere un ruolo di difesa della cosiddetta ortodossia, provocando in Rosa Luxemburg una reazione tanto aspra, che mise fine alla loro decennale collaborazione.

Luise Ronsperger Kautsky (1864-1944), nacque a Vienna da una famiglia ebrea. Entrata giovanissima nelle file socialiste austriache, conobbe Karl e lo sposò. Quando Rosa arrivò a Berlino nel 1898, la casa dei Kautsky era uno dei ritrovi dei massimi dirigenti della socialdemocrazia tedesca. Stretta un’intensa amicizia con Rosa, Luise le rimase al fianco anche dopo la rottura tra lei e Karl, lasciandoci testimonianza della sua amicizia in un prezioso epistolario.

Mathilde Jacob (1873-1942?), segretaria e poi amica di Rosa, alla quale fu vicina soprattutto durante la detenzione negli anni di guerra. Dopo la sua morte, fu custode dei manoscritti di Rosa. Nel 1942 fu deportata a Theresienstadt.

Karl Liebknecht (1871-1919), di professione avvocato, fu deputato al Parlamento e lottò attivamente contro la guerra. Arrestato per i suoi comizi, fu la figura carismatica del movimento antimilitarista. Fondatore, con Rosa, della Lega Spartaco, del Partito comunista tedesco, nonché del giornale “Die rote fahne”. Nel 1919 capeggiò la rivolta di Berlino, lasciandosi travolgere dai moti insurrezionali di gennaio, nonostante le riserve sollevate da Rosa e Leo Jogisches. Fu assassinato con Rosa Luxemburg nella notte del 15 gennaio.