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In questi giorni (fino al 22 ottobre) è in corso la settima edizione di Vie - Scena Contemporanea Festival, nove giorni in cui il teatro si ibrida con la musica e la danza per fornire una visione e una riflessione sulle dinamiche che connotano la società contemporanea. Come ogni anno la rassegna coinvolge oltre a Modena alcune città di provincia (Carpi, Vignola, Castelfranco Emilia e Rubiera) che ospitano grandi nomi della scena contemporanea nazionale e internazionale. Gli appuntamenti a teatro di Vie restano infatti un incontro profondissimo per lo spettatore, uno spettatore che ha voglia di un altro sguardo e molte visioni, e rappresentano un’importante occasione annuale di osservazione e confronto tra artisti e operatori del settore. Ad aprire il festival al Teatro Pavarotti di Modena, venerdì 14 ottobre (successivamente a Milano, Roma e Parigi), il nuovo spettacolo di Pippo Delbono, Dopo la battaglia, uno spettacolo di aspra denuncia sociale contro violenza e corruzione dei nostri tempi, un esempio emblematico di come passività e rassegnazione all’ingiustizia non appartengono al linguaggio dell’arte, nonostante la prospettiva di un Fus sempre più ridotto. Delbono qui riflette e denuncia con le sue ‘armi’ i veleni di una società irredenta, schizofrenica, grigia e opprimente, gli orrori della guerra, di tutte le guerre, l’abuso del potere. Lo spettatore si fa testimone del tempo, ferocemente inquietante, in cui è avvolto e la scenografia minimale, chiusa e claustrofobica non è altro che una grande metafora dello spazio che lo circonda. Questo luogo si integra con la paura, il fanatismo, il dolore, la menzogna, la malattia. Nonostante i pensieri chiusi, tormentati e cupi che questo spazio impone, creando al contempo coivolgimento e disagio nello spettatore, si congiungono in un magico abbraccio spiragli di lucidità e quel luogo di prigionia, isolamento, anche mentale, diventa palcoscenico di rivolta, fede, amore e danza. Come segno forte e dominante dello spettacolo, a fianco agli attori della compagnia di Pippo Delbono, c’è Bobò, sordomuto, una vita passata in manicomio, ma soprattutto una persona che ha cambiato profondamente il modo di fare teatro dell’attore e regista ligure. Il progetto coinvolge anche la danzatrice Marigia Maggipinto della compagnia di Pina Bausch, recentemente scomparsa (un omaggio a lei), il compositore e violinista Alexander Balanescu e Marie-Agnès Gillot, l’étoile dell’Opera di Parigi. Tra suggestioni sonore, fotogrammi e gesti danzanti si raccontano storie di persone, di individui, di vite. Un ritratto folle e visionario ma al tempo stesso carico di una umana consapevolezza e inammissibile commiserazione. Dopo la battaglia c’è la guerra, dopo la guerra c’è la distruzione, dopo la distruzione c’è la rabbia, dopo la rabbia c’è l’inquietudine, dopo l’inquietudine c’è la chiarezza, dopo la chiarezza c’è il coraggio, dopo il coraggio c’è la pace. Su queste parole si chiude il sipario dopo la battaglia, dopo l’urlo per gli orrori umani e le sopraffazioni, dopo le menzogne sulle tragedie e le farse. Ma, dopo la battaglia, non poteva mancare l’occasione di denuncia per irridere la politica sul palcoscenico e per disseminare discordia tra le istituzioni locali. Sotto accusa la caricatura del sindaco di Marano, Emilia Muratori, imitata da un attore in parrucca bionda e tacchi a spillo, durante l’edizione del Poesia Festival. Il pubblico, divertito, ha di fatto apprezzato il momento di svago, leggerezza e ironia abilmente messo in scena da Delbono e, lui che non contempla l’autocensura, tutti lo volevano 'fotografare'.