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Poteva essere un weekend di risultati determinanti e soddisfacenti, ma le circostanze non hanno dato a Gianni Alemanno la gratificazione che aveva sperato. Rompendo ogni indugio, il sindaco di Roma, in data 19 ottobre, aveva coraggiosamente inviato a La Repubblica una lettera nella quale veniva chiaramente delineata una proposta di gestione per salvare il Valle: «Le attività svolte e i molteplici riconoscimenti che l'iniziativa ha ottenuto sottolineano che il Valle gode di una popolarità e di una forza simbolica che a noi non sfugge e che vogliamo tutelare». Tale proposta si basa su cinque semplici punti: la gestione del teatro sarà affidata ad una fondazione che vedrà Roma Capitale non solo come proprietario delle mura ma anche come socio fondatore del suddetto ente; all'organismo potranno aderire soggetti pubblici e privati tramite procedura di evidenza pubblica; gli attuali occupanti del teatro potranno partecipare (anche se non sono ancora state chiarite le modalità di questa partecipazione) alla nuova gestione del teatro che, per concludere, prevede l'elezione del direttore del teatro tramite concorso pubblico. Tra pareri discordanti e approvazioni, la risposta degli occupanti del Valle appare chiara: «La proposta del sindaco è una vittoria per noi perchè finalmente ci riconosce come interlocutori, ma non ci interessa, perchè il nostro progetto punta ad eliminare completamente l'ingerenza partitica e politica dalla gestione della cultura». Mentre per alcuni, come il sottosegretario Francesco Giro, gli occupanti del teatro sono diventati dei fuorilegge senza un progetto solido e realizzabile, dal 21 ottobre sul sito del Valle occupato (www.teatrovalleoccupato.it) è possibile scaricare lo statuto del teatro romano, il nuovo codice creato dopo mesi di assemblee e discussioni democratiche che hanno visto una straordinaria partecipazione di tutta la comunità per un bene comune. Tutti gli utenti che visiteranno il sito e prenderanno visione dello statuto avranno anche la possibilità di commentare e dare il proprio contributo alla costruzione di qualcosa che non è semplicemente, usando le parole di Giro, «futuribile», ma al contrario concreta e tangibile. Gli obiettivi e i principi da seguire sono semplici: il Teatro Valle diventerà una Fondazione con l'importante compito di sancire il proprio ruolo di Bene Comune; a questo organismo potranno aderire tutti i cittadini interessati e saranno ben accette anche le istituzioni e gli Enti Locali, purchè si mantengano a distanza dalla gestione diretta del teatro; scopo principale sarà quello di promuovere lo sviluppo della drammaturgia contemporanea, ad oggi fin troppo sacrificata, e la formazione dei lavoratori del teatro; sul piano amministrativo si prevede la costituzione di un'assemblea che eleggerà un esecutivo, e l'istituzione di una direzione artistica a chiamata e a rotazione. Molte sono le personalità che hanno dato la loro disponibilità per questo incarico, fra i tanti Luca Ronconi, Peter Stein, Anatolij Vasiliev, Marco Baliani ed Emma Dante. Il programma delineato è già corposo, ma tra un mese, scadenza fissata per una necessaria ridiscussione dello statuto, a seconda della quantità dei nuovi apporti con cui il pubblico deciderà di contribuire, potrebbero raddoppiarsi i punti e gli obiettivi da perseguire. Non sembra però che questo spaventi gli intrepidi occupanti, forti e paghi della consapevolezza che, come ha ben spiegato Ugo Mattei «il Bene Comune non ha nulla a che vedere con la proprietà di un luogo, ma con l'utilità che quel luogo genera, in questo caso la cultura».