Benvenuti nel fittizio Hotel McKittrick, un gigantesco deposito sulla 27esima  strada, ovest Manhattan, trasformato in un cupo e lussuoso albergo in stile anni 30, con evocativa illuminazione crepuscolare. Qui la compagnia inglese Punchdrunk, coordinata dalla prima produzione di Emursive, offre una libera interpretazione di Macbeth, senza parole e attraverso il solo impiego di movimento e danza.

Si accede all’hotel ogni quarto d’ora dalle 7 alle 8 (e fino a mezzanotte il venerdì e sabato). Appena entrati, il portone ci si chiude alle spalle e iniziamo ad adattarci all’ambiente scuro. Ritiriamo i biglietti: una carta da gioco numerata. Ci imbarchiamo in un percorso zig-zag delimitato da pannelli neri e illuminato solo da candele a terra e sbuchiamo in un’altra dimensione spazio-temporale: un ampio bar totalmente funzionante dal soffitto basso, tappezzato in colori scuri prevalentemente rosso e nero, con tavolini, sedie e un palco munito di musicisti jazz. L’atmosfera è elettrizzante e gli spettatori arrivati da un po’ sono comodamente seduti a sorseggiare un drink e chiacchierare. Ed ecco che il finto presentatore della serata (Nick Atkinson) rigorosamente in frac, prende il microfono, da il benvenuto a tutti gli ospiti dell’hotel  e ne raggruppa una decina con la stessa carta da gioco. Io sono tra questi. Un usciere (Matthew Oaks) ci accompagna in una sala antistante separata da tendaggi e ci consegna una maschera bianca a volto intero da indossare durante tutta la durata della nostra permanenza all’interno del McKittrick. Mentre entriamo in ascensore ci viene chiesto di non parlare, ma di muoverci liberamente nello spazio a nostro piacimento, visitare qualsiasi stanza e livello dell’hotel, aprire porte, rovistare tra scaffali e scartoffie, ritornare al bar sul secondo livello per riprendere fiato, ma fare tutto ciò da soli: questo è un viaggio individuale. E per chiarire il punto, quando l’ascensore si ferma e il primo spettatore esce, l’usciere blocca il passaggio a noi altri che, tra gli “oh, no!” di sorpresa (e agitazione!) generale, veniamo liberati al piano superiore. Qui inizia l’avventura. Un motivo lugubre risuona nell’ambiente, l’illuminazione è scarsa e non so dove mi trovo né dove andare. Inizio ad esplorare lo spazio. Ogni dettaglio dell’albergo (che sembra avere un’identità diversa ad ogni piano e anche degli spazi creati a mo’ di esterno) è curato nei minimi particolari: c’è un’ enorme sala da ballo al piano inferiore, che ha un grande banchetto su un lato sopraelevato e degli alberi al centro, a suggerire l’ambivalenza della scena.  Sulla sala si affaccia un balcone a semicerchio al piano mezzano. Ecco che intravedo i primi personaggi, gli unici senza maschera. Insieme ad altri spettatori riesco a seguire quelli che poi identifico come Macduff (John Sorensen-Jolink) e Lady Macduff (Alli Ross): esprimono le sequenze della tragedia attraverso la danza e il linguaggio del corpo. Sono degli atleti fantastici: ogni movimento anche il più intricato e azzardato è eseguito con la destrezza più studiata e appare leggiadro e inevitabile. Star dietro agli artisti è un impresa non da poco. Sebbene l’audience scelga liberamente i personaggi da seguire, ci si trova spesso a darsi fretta per evitare di perderne le tracce tra i meandri di questo albergo. Ma tra il primo e il quarto piano seguo quanti più posso attraverso una infinità di ambienti: stanze “reali” come la camera dei Macbeth, salotti da gioco e privati, diverse camere da letto, scantinati, stanze da bagno; luoghi evocativi quali un cimitero, una selva, una camera piena di vasche da bagno, celle da manicomio, un cortile di mattoni rotti e statue religiose. I dettagli sono incredibili: dall’arredamento in stile alle ragnatele sui muri, dalle lettere lasciate in giro dai personaggi alle impronte sulle ante degli armadi, dallo sporco degli ambienti fittizi esterni al disordine di stanze lasciate in disuso. Tutto così minuzioso che dopo i primi minuti di resistenza e scetticismo, non si può far a meno di lasciarsi catturare completamente da questo mondo onirico e surreale e diventarne parte. Attraverso un percorso musicale ben orchestrato anche non sempre gradevole, più di dieci artisti inscenano danze e comunicano tra di loro attraverso i movimenti del proprio corpo nei diversi livelli dell’albergo e tra le molteplici stanze. Riesco a seguire Lady Macbeth (Sophie Bortolussi) che si prende cura di  Macbeth (Nicholas Bruder) dopo un omicidio, immergendolo nella vasca per lavarlo del sangue di cui si è macchiato. In questa scena la musica è assordante e la presenza di venti o più spettatori in cupe maschere bianche che si fanno sempre più vicine ai due protagonisti fa venire i brividi. Assisto anche alla scena di Macbeth e le profezie delle streghe in cui la sua ansia lo spinge a movimenti estremi il cui – letteralmente - cammina sui muri. Mi sento quasi una spia, un essere infiltrato. I personaggi non si curano degli spettatori ma vivono la propria esistenza in tre o più repliche senza posa ogni sera. Questo da tecnicamente la possibilità di seguire quante più scene possibili durante il soggiorno degli ospiti nell’albergo, ma emotivamente contorce la mente e disorienta l’equilibrio psicofisico. Eventualmente tutti i personaggi si riuniscono nella sala da ballo al piano inferiore per la scena finale e così anche tutti (o la grande maggioranza) degli spettatori si riversano sul balcone e nella sala. La scena del banchetto e della morte di Macbeth vede una folla incredibile di spettatori mascherati che assiste al consumarsi della tragedia enfatizzata dalle uniche luci possenti della serata. Dopodiché gli attori si dissipano nell’ambiente e le luci ritornano fioche. All’ultima replica della serata tutti gli artisti ci accompagnano fuori dal loro mondo e si fa ritorno nel bar dove il gruppo jazz continua a suonare musica di intrattenimento e i barman ci servono da bere, mentre ci risvegliamo gradualmente da questo viaggio.

Sleep no more
Per la regia di Felix Barrett e Maxine Doyle
Presso il “McKittrick Hotel”, 530 West 27th Street, NYC
Fino al 21 Gennaio 2012
http://sleepnomorenyc.com/
CON: Phil Atkins (Duncan), Kelly Bartnik (Catherine Campbell, proprietaria dell’albergo), Sophie Bortolussi (Lady Macbeth), Nicholas Bruder (Macbeth), Ching-I Chang (Sexy Witch), Hope T. Davis (Bald Witch), John Sorensen-Jolink (Macduff), Stephanie Eaton (Infermiera del manicomio), Gabriel Forestieri (J. Fulton), Jeffery Lyon (Banquo), Careena Melia (Hecate, dèa della stregoneria), Jordan Morley (Boy Witch), Matthew Oaks (Usciere), Rob Najarian (Malcolm), Alli Ross (Lady Macduff), Paul Singh (Barman) e Lucy York (Matrona).