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A Napoli un convegno sulle famiglie illustri della scena partenopea agli inizi del Novecento. Promosso dal Master di II livello dell’Università Federico II in collaborazione con la Fondazioni Teatro Festival, si è da poco concluso a Napoli il convegno “Una famiglia d’artisti. Gli Scarpetta e i De Filippo” (16-17 novembre 2011).

Il congresso costituisce senz’altro un punto d’arrivo per gli studi relativi alla produzione drammaturgica napoletana tra Otto e Novecento anche se, più di tutto, intende proporsi come base d’avvio per nuove ricerche indirizzate, come  sottolinea Pasquale Sabbatino, a “recuperare il filone del teatro dialettale partenopeo” a partire proprio dalla produzione di Peppino De Filippo, per il quale è già in cantiere il progetto di un’edizione critica delle opere complete. Possono sembrare ambiziose premesse, eppure le tematiche affrontate durante i lavori dimostrano che il cantiere è già operativo ed è già possibile apprezzarne i primi e importanti risultati. L’unità di ricerca federiciana, infatti, ha da tempo avviato l’indagine sui testi editi e inediti dei De Filippo custoditi presso l’Archivio Ricci, l’Archivio De Filippo e l’Archivio privato della famiglia Scarpetta (quest’ultimo reso disponibile alla consultazione grazie alla generosa disponibilità degli eredi Maria Basile e Mariolina Cozzi Scarpetta): la consistenza del materiale rinvenuto ha, quindi, permesso di definire con maggiore precisione alcuni momenti essenziali della culturale partenopea a cavallo tra il XIX e il XX secolo, rendendoli fruibili ad un largo pubblico proprio grazie al convegno in questione. Evidentemente, nei decenni che vanno dal 1885 al 1925 al centro della vita teatrale napoletana s’impone la figura di Eduardo Scarpetta: genio attoriale e innovatore indiscusso del repertorio partenopeo, al grande Maestro va anche il merito di avere dato letteralmente “origine” ad una intricata quanto fruttuosa progenie di artisti che, nel corso dei decenni, si è diramata in due (talvolta opposte) “fazioni”: gli Scarpetta (Vincenzo, Maria e Mario) e i De Filippo (Peppino, Titina ed Eduardo). Nondimeno, i tempi sembrano oramai maturi per avviarsi ad una rilettura neutrale ed organica della produzione di questa intricata famiglia di cui, fino a qualche tempo fa, solo Eduardo De Filippo pareva essere riuscito a superare i limiti dei confini regionali. L’ombra fagocitante di quest’ultimo, infatti, ha spesso oscurato le proposte drammaturgiche degli altri fratelli, le cui originali proposte vengono ora presentate e discusse da autorevoli studiosi, a cominciare da Toni Iermano e Nicola De Blasi cui è stata affidata l’apertura dei lavori. Importanti risultati sono emersi, poi, dalle relazioni di Patricia Bianchi e Giuseppina Scognamiglio che, con puntuale accuratezza, hanno discusso rispettivamente dei copioni (editi e inediti) di Peppino e Titina De Filippo; alle due studiose va anche il merito di aver curato il documentario “L’Archivio Scarpetta per immagini”, realizzato con la collaborazione di  Cristiana Anna Addesso, Carla Ardito, Giovanna Manna e Flavia Mosca. Ma  la  rete di rapporti (personali o puramente letterari) degli Scarpetta e De Filippo ha stimolato un dibattito assai ampio, allargato ai rapporti con i maggiori esponenti del teatro nazionale e con il cinema, nuovo e importante strumento di riproduzione e “ricreazione” artistica. Infine, tra gli input emersi, si segnala lo studio della produzione di Vincenzo Scarpetta (quasi o del tutto rimossa dalla vulgata teatrale nostrana): questa sembra essere una delle necessità più urgenti e anche fonte di sorprendenti intuizioni in ambito musicale.