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Mezza sala. Gli attori sono già in scena, fermi nelle loro pose da combattimento in attesa che il regista dia il via all’azione. Alcuni drappi rosso porpora vengono giù dall’americana: sulla pedana centrale sono posizionati Sanguetta, Beckenbauer, Champagne e Omissis; più in alto, sul trono,  ci sono il Sarracino e la sua donna, Eva; più su ancora, infine, l’Ispettore e il suo fido poliziotto, l’Americano. L’organizzazione piramidale di questo primo quadro è il primo indizio di  quello che accadrà nei novanta minuti successivi, ovvero l’ascesa al potere del giovanissimo criminale Sanguetta, neofita della “Famiglia”, che prenderà il posto del Sarracino, ’o Rre, per diventare “boss”. Questa, in sintesi, è la trama de La città perfetta, testo scritto da Angelo Petrella e Giuseppe Miale di Mauro liberamente ispirato al romanzo dello stesso Petrella (La città perfetta, Garzanti, 2008), in scena in questi giorni al Teatro Galleria Toledo di Napoli dopo il fortunato esordio nella recente edizione del Napoli Teatro Festival. In quell’occasione, a fare da sfondo allo spettacolo era stata la splendida cornice dell’Orto Botanico napoletano ma, evidentemente, la variazione scenografica per il debutto presso lo stabile d’innovazione partenopeo non ha influito sulla resa complessiva dello spettacolo, che continua a coinvolgere e convincere gli spettatori. Diversamente dal romanzo, il testo per la scena intende sganciarsi dalle gabbie temporali  dello scenario originale (il romanzo di Petrella prende avvio da una data precisa, il 1° maggio 1988, per poi ritrarre l’evoluzione della scena politica nazionale e internazionale fino ai primi anni ’90 ), prediligendo un’ambientazione indefinita che, se da un lato rende di difficile collocazione un testo che potrebbe appartenere al presente ma anche ad un universo futuribile, dall’altro ne accentua i caratteri di universalità, elevando la Napoli descritta a emblema di città universale, seppur maledetta e “perfetta” nella sua intima corruzione. Complice di questa lettura è pure il gioco dei registri linguistici che, mescolando lo stile puro della fiction a quello aulico proprio della tragedia vittoriana, offre un melange di tirate dialettali e sortite liriche che contribuiscono a rafforzare il tono epico della pièce. Del resto, Giuseppe Miale di Mauro conferma questa sensazione definendo la sua Città perfetta un testo «a metà tra il Riccardo III e il Macbeth», e aggiunge:«c’è stato un nome che ha accompagnato la mia lettura del libro pensando al teatro. William Shakespeare. Il senso di tragedia che accompagna ogni pagina del libro mi lasciava immaginare questo spettacolo come una contemporanea tragedia Shakespeariana. Così ho scritto, insieme con Angelo Petrella, un testo che trasmigrasse una storia di ascesa al potere criminale in una tragedia di potere senza tempo». La Napoli del regista di Mauro, dunque, si fa Figura, Allegoria, immagine di un’epopea universale che odora di sangue e di polvere, la stessa polvere che cosparge la scena montandosi ad ogni movimento degli attori, avvolgendo la sala intera di un acre profumo dall’ intensità mortifera. (Laura Cannavacciuolo)

LA CITTÀ PERFETTA
22 - 27 Novembre
Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo - Napoli
I Teatrini e Nestt
liberamente tratto da LA CITTA’ PERFETTA di Angelo Petrella
drammaturgia Giuseppe Miale di Mauro e Angelo Petrella
regia Giuseppe Miale di Mauro
con    Pippo Cangiano  Sarracino, Ivan Castiglione  L’Americano, Francesco Di Leva  Beckenbauer, Giuseppe Gaudino  Champagne, Stefano Meglio  Omissis, Adriano Pantaleo  Sanguetta, Lorenza Sorino  Eva
scene  Carmine Guarino
costumi  Giovanna Napolitano
musiche  Francesco Forni
luci e direzione tecnica  Silvio Ruocco
aiuto regia  Chiara De Crescenzo
assistente scenografo  Dafne Forastiere
foto di scena  Carmine Luino
service luci e audio  Meta Srl
organizzazione  Luigi Marsano