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Non per nulla ha vinto nel 2009 il premio ETI Olimpici, l’Oscar del teatro italiano. Parliamo dell’eclettico, macchiettista, straordinario cantante e ballerino Gennaro Cannavacciuolo che al Teatro Brancati di Catania ha entusiasmato il pubblico con il suo “Volare, omaggio a Domenico Modugno”, spettacolo che risale al 1887 e che regala allo spettatore una serata di spensieratezza, di musica, con un tuffo nei ricordi e nel passato. Cannavacciuolo, molto amato dal pubblico e dalla critica, con la dinamica regia di Marco Mete ed accompagnato da Marco Bucci al pianoforte, Rossella Zampiron al violoncello e Andrea Tardioli al clarinetto e sax, confeziona un lavoro davvero elegante, malinconico, ma allo stesso tempo gioioso, con momenti di grande emozione e magia teatrale. Tutto merito dell’ensemble musicale che accompagna Cannavacciuolo ma soprattutto per l’innata simpatia e bravura dello stesso interprete - cantante che ricordiamo applauditissimo in “Concha Bonita” o “Varietà”. Un poeta della scena, artista generoso di emozioni ed autentico erede della scuola teatrale di Eduardo e Pupella Maggio. “Volare” è uno dei suoi spettacoli più fortunati, consacrato da centinaia di repliche, con un impianto scenico semplice ed originale e che propone un itinerario rapsodico nella storia di un personaggio come il “Mimmo nazionale”, simbolo della grande canzone italiana. La pièce è divisa in due tempi, per la durata di circa 90’: nella prima parte, più  popolaresca e napoletana, troviamo sulla scena un filo di panni bianchi stesi con lenzuola, tovaglie, camicie e mutande. Gennaro Cannavacciuolo è vestito da casa e propone le canzoni dialettali di Modugno: “'O ccafè”, “La donna riccia”, “La cicoria”, “U pisci spada”, “Io, mammeta e tu”. Il tutto sia nella prima che nella seconda parte, canzoni e macchiette, avviene con naturalezza e brillantezza, Cannavacciuolo scende anche in platea, per dialogare con le prime file e per offrire caffè al pubblico, fa toccare con mano personaggi quali Concetta Calò di Palermo bassa (la donna riccia), il pescatore, il marito che va al mercato a comperare la cicoria. Toccante e ricco di pathos il dialogo tra madre e figlio estratto da “Tommaso d'Amalfi”, in cui la mamma (la voce indimenticabile è di Pupella Maggio) e Masaniello si confrontano nell'unica commedia musicale scritta da Eduardo De Filippo nel 1963, per Modugno. La seconda parte dello spettacolo introduce, invece, il pubblico in una atmosfera più classica, elegante, quasi da cabaret, complice anche l’abbigliamento dei musicisti, di Cannavacciuolo ed il telo di fondo scena, nero luccicante per parlare d’amore con le straordinarie melodie di Modugno quali “Meraviglioso”, “Tu si' 'na cosa grande”, “Resta cu' mme”, “Dio, come ti amo”, “Piove”, fino a “Vecchio Frac” interpretata ballando il tip tap alla maniera di Fred Astaire con tanto di cilindro e bastone e “Nel blu dipinto di blu” che poi viene riproposta come bis, a fine spettacolo, coinvolgendo il pubblico.  Spettacolo di una estrema semplicità, collaudatissimo e che funziona grazie ad una formula sempre valida e che, grazie ad un interprete di qualità come Gennaro Cannavacciuolo, consente al pubblico anche se per poco di dimenticare i problemi della quotidianità, la crisi, le manovre e la difficoltà dei nostri tempi.

Gennaro Cannavacciuolo è un attore, cantante e fantasista italiano. Nel 1981, Eduardo De Filippo, scrive nell’orine del giorno del suo teatro: “Ringrazio Gennaro Cannavacciuolo per la sua collaborazione, ma soprattutto per il suo impegno e la grande professionalità con cui egli ha affrontato situazioni impreviste; è l’inizio di un lungo cammino...”. Gennaro Cannavacciuolo scopre il teatro all’età di 8 anni quando, in una recita scolastica, indossa i panni di Pinocchio e già allora capisce che il suo destino sarà la recitazione. Sino a 18 anni segue quindi corsi teatrali parallelamente agli studi. Conseguito il diploma, nonostante il parere contrario dei genitori, decidere di assecondare la sua passione e riesce a farsi notare da Eduardo De Filippo che, per cinque anni, sino alla sua morte, lo prende sotto la sua ala inserendolo nella sua compagnia. Saranno ovviamente cinque anni fondamentali per la sua formazione anche perché, nel medesimo periodo, incontra Pupella Maggio di cui diventerà grande amico e con cui dividerà anche la scena. Alla morte di Eduardo, si cimenta anche nel canto e nel ballo e le sue scelte artistiche diventano sempre più impegnative, portandolo ad interpretare ruoli ed a partecipare in spettacoli in qualità di protagonista o co-protagonista che hanno fatto storia: si pensi a "Cabaret", a "Concha Bonita", alle "Notti di Cabiria", al "Bacio della Donna Ragno", a "Carmela e Paolino", a "Questa sera Amleto", "Novecento Napoletano", per citarne solo alcuni. Dal 1996, lavora per vari enti lirici ricoprendo il ruolo del brillante in numerose operette, in particolare per il Teatro Carlo Felice di Genova, il San Carlo di Napoli ed il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste ciò che gli vale nel 2002 il premio "Trieste Operette". Dal 1988, partecipa anche a numerose trasmissioni televisive nonché a fiction e film sia per il cinema che la televisione.
Ha lavorato con Giuseppe Patroni Griffi,Gina Lollobrigida, Pippo Baudo, Paolo Limiti, Mireille Mathieu, Marisa Laurito, Nicola Piovani, Alfredo Arias, Gianni Morandi, Saverio Marconi,Giulio Scarpati, Francesca Dellera, Carlo Vanzina e molti altri. Per i critici più esigenti del settore, Gennaro Cannavacciuolo è sinonimo di talento, di classe, di eclettismo e di fantasia insuperabili, uno degli ultimi eredi della grande scuola teatrale-attoriale legata ad Eduardo, che lo rende capace di affrontare il comico, il tragico, la rivista, il cabaret con uno stile inconfondibile. Gennaro Cannavacciuolo ha vinto numerosi premi fra cui, nel 2009, quello più importante del settore, il Premio ETI Olimpici del Teatro.