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Maestri drammaturghi nel teatro italiano del '900
di Giorgio Taffon
Editori Laterza
pp. 178 € 18,00

Giorgio Taffon, docente di Letteratura teatrale italiana nel collegio didattico del Dams dell’Università di Roma tre, dopo la fatica affrontata in coppia con il collega Marco Ariani “Scritture per la scena. La letteratura drammatica nel novecento italiano”, ci propone questo nuovo lavoro di ricerca nella drammaturgia del secolo appena trascorso. L’opera che qui presentiamo cambia, rispetto al volume che egli stesso definisce “padre” e che lo ha preceduto, angolatura di analisi e ricerca. Mentre col primo lavoro gli autori drammatici e le loro opere venivano affrontati più sulla base dei contenuti e delle tematiche, qui si guarda all’esperienza di alcuni “maestri”, intesi come “detentori di un sapere tecnico, artigianale, trasmissibile e costituente un modello di riferimento, in cui nuove modalità tecnico-formali potrebbero innestarsi, per vivere poi in proprio e del proprio”. Tale approccio sembra opportuno ancor più che interessante in un momento in cui, effettivamente, si sente la mancanza di grandi maestri e di conseguenza si evita di considerare l’arte drammaturgica, al pari di tutte le arti, insieme di tecniche trasmissibili, oltre che ambito di manifestazione di talento espressivo e poetico. Il lavoro offre dunque ai lettori la possibiltà di conoscere le “tecniche, le forme e le invenzioni”, come recita il sottotitolo del volume, di otto importanti drammaturghi, frutto di una scelta, tutt’altro che indolore, dettata appunto dagli obiettivi dell’analisi. Se non stupisce affatto la trattazione di drammaturghi divenuti ormai “classici” quali Pirandello, De Filippo, Fo e, in una certa misura, Viviani, coraggiosa ma giustificata appare invece la scelta degli altri nomi: Testori, Pasolini, Bene e Ginzburg. Scelta giustificata, dicevamo, in quanto, come spiega lo stesso autore: “… propongono modalità di scrittura drammaturgica al momento irrinunciabili come proposte esemplari, ciascuno per proprie peculiari caratteristiche”. L’opera introduce sinteticamente il lavoro di ciascun “maestro” per poi concentrare l’attenzione, secondo l’approccio delineato, su poche opere ritenute esemplari e dunque esemplificative delle tecniche, delle forme e delle invenzioni del loro autore. Non ci sembra di secondaria importanza il fatto che la lettura di questa ricerca scorre agevole e senza intoppi, grazie anche ad un linguaggio semplice e diretto, caratteristica apprezzabilissima e non precisamente comune in pubblicazioni di questo genere.