Pin It

Paolo Nani, ama andare in bicicletta e mentre pedala, immagina i suoi spettacoli senza parole, fatti di suoni, rumori e gesti. Attenzione però, lui non è un mimo, come precisa conversando con il pubblico al termine degli spettacoli, è un attore, che comunica usando il linguaggio più antico del mondo, quello dei gesti. Un attore che racconta storie molto vicine alla nostra realtà. L’incertezza, il dubbio, espressi ne La Lettera, diventano vera e propria ambivalenza, bene e male  in Jekyll e  Hide.  Alzi la mano chi non ha sentito almeno una volta sussurrare Mister Hide dentro di sé. Alzi la mano chi non si fa mai prendere da dubbi, da gesti nevrotici: aprire e chiudere il rubinetto del gas, controllare se la porta di casa, è chiusa… forse, però qualcuno c’è. E allora quel qualcuno è scovato, preso di mira fra il pubblico, diventa oggetto di scherzi perché Paolo Nani anche senza parlare, dialoga con gli spettatori e li rende partecipi. Nessuno tuttavia si fa cogliere alla sprovvista. Ci vuole molta attenzione per seguire un testo senza parole, l’imprevedibile, la sorpresa è sempre in agguato. Tutto è movimento, chi si ferma, chi s’incanta, è perduto… Paolo Nani è maestro europeo del teatro fisico, forma teatrale che privilegia l’azione e il corpo dell’attore come principale strumento di espressione. Da vent’anni il comico italiano, di Ferrara, che vive in Danimarca, conduce un’accurata ricerca teatrale. L’ennesima fuga di cervelli? È considerato uno dei maestri contemporanei a livello mondiale del teatro fisico. Provare per credere, sedetevi in platea e aspettate, uscirete dalla sala convinti che esiste un linguaggio internazionale, quello del corpo. Per la prima volta il pubblico milanese ha avuto la possibilità di assistere a due spettacoli successivi al Teatro Filodrammatici dal 6 al 18 dicembre 2011, La Lettera, e Jekyll & Hide. La Lettera, piccolo miracolo di precisione scenica e talento, è in tour da diciotto anni in tutto il mondo: Groenlandia, Argentina, Spagna, Norvegia e Italia. Lo spettacolo, realizzato da Nani del 1992, ha vinto il 1° Premio United Slapstick di Francoforte e il 1° Premio Roner SurPris 2005 di Carambolage, Bolzano. E’ un tema con diverse variazioni, ispirato a “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. Solo sul palco, con un tavolo, una valigia e pochi di oggetti, l’artista riesce a dare vita a delle microstorie, tutte con la medesima trama ma interpretate ogni volta in modo diverso. All'indietro, con sorprese, volgare, senza mani, horror, cinema muto, circo... Il testo è molto semplice. Un uomo entra in scena, si siede a un tavolo, beve un sorso di vino che però sputa, probabilmente di cattiva qualità o forse veleno… contempla una foto di una donna, la nonna ?... la suocera?…la moglie?...Poi scrive una lettera. La imbusta, la affranca, sta per uscire, quando è preso da un dubbio, c’era l’inchiostro nella penna? Torna indietro e controlla purtroppo non ha scritto niente. Esce di scena, ma tornerà presto, sotto mentite spoglie. Creando così, una piacevole attesa fra il pubblico. La Lettera è uno studio sullo stile, sulla sorpresa e sul ritmo, portati all'estremo della precisione ed efficacia comica. L’espressione del viso muta continuamente come se ogni volta l’artista indossasse maschere diverse. Jekyll & Hyde, invece, è tratto da “The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di Robert Louis Stevenson. Un timido e buffo scienziato, incapace di parlare, si trasforma in una star del rock, in un gioco teatrale che mescola risate, sorprese, colpi di scena, giochi con il pubblico. In modo sorprendente e affascinante Paolo Nani alto, dinoccolato, ci ricorda un importante assioma della comunicazione: non si può non comunicare, anche il silenzio comunica. Egli è un musicista del gesto. Perché i suoi gesti sono studiati, provati, misurati fino ad ottenere una magnifica sinfonia. Paolo Nani, ci confida alla fine dello spettacolo, non solo ama andare in bicicletta, ma ama anche la musica, la buona musica. Ancora per pochi giorni è possibile, fermare il flusso delle nostre parole, a volte inutili, e ammirare il linguaggio del corpo.