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"THE RIOTS – Londra in fiamme" è stato messo in scena come inchiesta pubblica nel Bernie Grant Arts Centre di Tottenham, il quartiere della capitale in cui tutte le rivolte dell’estate scorsa sono scoppiate. Nato da una commissione del Tricycle Theatre, e grazie al supporto finanziario che alcune fondazioni hanno offerto, il testo è scritto da Gillian Slovo che ha raccolto le testimonianze tra settembre e ottobre dell’anno

appena trascorso. Ci sono quattro schermi in sala e uno schermo gigante sullo sfondo del palco. In scena c’è una scrivania con poltrona, qualche sedia e alcuni scatoli di elettrodomestici, televisori e consolle che richiamano i furti durante le rivolte. Le quinte sono pannelli di ferro con buchi, graffiti e segni di incendi. La scenografia preannuncia un’esposizione molto realistica e infatti, mentre ci accomodiamo, sugli schermi scorrono i messaggi mandati su twitter prima e durante le rivolte. Lo stile è dunque quello del finto documentario, qui detto “mockumentary”. Fatta eccezione per alcuni interventi-comparsa, gli attori interpretano numerosi personaggi esistenti e anche in cariche governative ancora vigenti o terminate. Alcuni sono: il pastore della comunità di Tottenham, Rev. Nims Obunge (interpretato dall’attore Cyril Nri) che è presente in sala ed in seguito si unirà ad una commissione per discutere dello spettacolo con il pubblico; il Sergente della polizia di Manchester Paul Evans (Grant Burgin) chiamato con la sua squadra come ulteriore aiuto al controllo delle masse; un cittadino residente a Tottenham, Mohamed Hammoudan (Selva Rasalingam) che ha perso la casa negli incendi delle rivolte; l’On. Michael Gove (Rupert Holliday Evans), segretario di Stato per l’Istruzione. All’ingresso di ogni personaggio, lo schermo e le tv ne proiettano il nome e l’occupazione, rendendo il tutto veritiero ed enfatizzando la vasta preparazione – questo è sì uno spettacolo teatrale, quindi un intrattenimento che non si prefigge di far politica, ma diventa anche un riscatto per la popolazione e un invito alla riflessione. La narrativa è a posteriori e abilmente strutturata in tre sezioni: la prima, un susseguirsi di fatti riportati da testimonianze per lo più descrittive; la seconda, una speculazione sugli eventi che tocca temi razziali, di coesione sociale e formazione giovanile; la terza, alcune assurde condanne pronunziate dalla corte di giustizia e un appello a promuovere le piccole comunità per evitare nuovi scontri. La tecnologia presente in sala accompagna sempre la ricostruzione dei fatti: quando il Sergente illustra le deviazioni stradali per circondare e isolare gli aggressori, gli schermi proiettano una mappa dettagliata delle zone chiuse al traffico. Shockanti immagini e filmati andati in onda in tv sono riproposti al pubblico mentre il Pastore spiega che la polizia ha incrementato la frustrazione della comunità, lasciandola senza risposta riguardo l’assassinio del giovane Mark Duggan. A questo punto c’è una svolta nella struttura della narrazione: la polizia per mancanza di organico viene meno al suo lavoro di protezione e salvaguardia, abbandonando gli aggressori a se stessi, e questi rispondono con l’incendio doloso di una volante (fuoco viene appiccato in scena sulle quinte di ferro). Tuttavia, ci sono delle pause per allentare la tensione: il tono sempre abbastanza serio è sdrammatizzato dagli interventi tragicamente comici di comparse che hanno approfittato della situazione di caos per rubare dai negozi e fare man bassa di beni non sempre di lusso, rivelando al pubblico che per una volta nella vita hanno anche loro la possibilità di possedere un televisore al plasma! La recitazione è incredibilmente naturale, senza mai essere forzata e il linguaggio è vario e contrastante a seconda dei personaggi. Nell’intervallo c’è musica rap ad alto volume e statistiche sullo schermo. Quando si riprende, è la volta della speculazione: si affrontano temi scottanti, come lo “stop and search” per cui la polizia ha la libertà di fermare chiunque ritenga sospetto e perquisirlo (una caratteristica propria dell’Inquisizione!); la “dispersal zone”, per cui aree di disturbo sono sottoposte ad un forzato coprifuoco; la mancanza di spazi per i giovani a causa del taglio di fondi per il mantenimento di centri giovanili, e in generale la mancanza di esempi da seguire e valori da coltivare. Con grande abilità, il regista Nicolas Kent fa in modo che tali argomenti siano presentati attraverso una dettagliata imitazione degli onorevoli in questione, che risulta comica e ridicola proprio per la troppa fedeltà al personaggio che spicca per la propria incapacità di comprensione della società che rappresenta. Con un intelligente e bilanciato susseguirsi di personaggi sulla scena, viene donato al pubblico un acceso dipinto della società britannica attuale, una società che si basa su un obsoleto sistema di classi, da cui molti non vogliono distaccarsi e anzi vi si rifugiano per trovare una propria identità in quanto costretti (per ragioni storiche ed economiche) a convivere con culture straniere che sono ora a loro volta britanniche perche’ presenti sul territorio da generazioni! “Cosa di buono hanno portato le rivolte?” chiede il Pastore, “Hanno rivelato un problema e l’hanno portato agli occhi di tutti”. Ora bisogna investire proprio su coloro che provano disaffezione nei confronti della loro vita in questa nazione. Uno spettacolo polifonico, ma non lirico. Una polifonia del comune. Un espediente strutturale attraversa tutta la vicenda: ogni personaggio contribuisce al ritmo della narrazione esprimendo al pubblico le proprie tre parole sul fenomeno delle rivolte. Fanno riflettere quelle pronunciate verso la fine: “just angry people” (semplicemente persone arrabbiate). Il libretto dello spettacolo, a parte includere le solite informazioni su cast e produzione, aggiunge una dettagliata sezione di cronaca con i fatti accaduti, e anche statistiche riguardanti la natura dei crimini commessi, la percentuale dei criminali portati a giudizio e da quale retroterra culturale provenissero. Insomma uno spettacolo che ha fatto così tanto rumore che la stessa BBC ne ha fatto un breve servizio sulla TV nazionale il 7 gennaio.

The Riots, presso il Bernie Grant Art Centre da mercoledì 4 a sabato 14 gennaio 2012. Per informazioni www.berniegrantcentre.co.uk/pl417.html