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Delicato, elegante, sottile e commovente, Lovesong è un raro privilegio nella Londra dell’estremo e dello shock. Abi Morgan, acclamata scrittrice del nuovo film La Dama di Ferro sulla vita di Margaret Thatcher, riesce a creare una pièce teatrale multimediale che tratti di una comune storia d’amore senza mai cadere nel banale. Maggie (Siân Phillips) e Billy (Sam Cox) nell’attesa dell’imminente scomparsa di lei rivivono segretamente  emozioni e ricordi di 50 anni prima in una dimensione sovrapposta, in cui la giovane Margaret (Leanne Rowe) e il giovane William (Edward Bennett) dipingono la loro vita di coppia appena sposata. L’eclettica compagnia teatrale Frantic Assembly  alterna l’impeccabile recitazione alla danza espressiva, accompagnata da musica evocativa, a volte leggiadra e altre drammatica, e immagini sulle quinte e sullo sfondo che richiamano paesaggi  e di viaggi passati. Nonostante il dubbio iniziale che il testo possa non avere lo stesso valore senza il contributo multimediale, lo spettacolo nel suo insieme conferma convince quasi subito che alcuni testi sono costruiti proprio attorno alla loro specifica produzione scenica. In questo caso, i movimenti dei due giovani attori sono così fluidi da diventare parte integrante della narrazione, esprimendo desideri, tristezze, ricordi, rievocazioni del passato che si materializzano quando Maggie entra nell’armadio alla ricerca delle sue scarpe preferite e ne esce giovane mentre le indossa per andare ad una festa; quando Billy apre il frigo e la sua sposa 50 anni prima vi esce eterea abbracciandolo; o ancora quando Maggie rivive un ballo con suo marito ventenne. I quattro personaggi si alternano nell’apparire in scena grazie a piccoli dettagli – delle lanterne appena comprate/ormai vecchie, un vinile di una canzone appena uscita/ormai dimenticata –  che da una dimensione richiamano un episodio dell’altra. E i dettagli costellano l’intera composizione, mentre le due coppie recitano le proprie storie ignorando i loro alter ego e suggerendo una riflessione su ciò che tanto ci affanna oggi, un nostalgico ricordo di domani. Il mondo dello spettacolo è particolarmente evocativo: in scena la casa dove la coppia è sempre vissuta è resa da un letto e armadio, sedie e tavolo, un frigo. Il palco è interamente ricoperto dalle foglie autunnali del loro giardino che come piccoli frammenti compongono la vita di questi personaggi. Sentimentale? Forse in alcuni momenti, ma per niente forzato. Il pubblico si commuove per le idiosincrasie della vita di personaggi inevitabilmente vicini alle nostre realtà. Sempre intelligente è la tecnica drammaturgica del mantenere un costante equilibrio tra il dialogo e il suo sottotesto: si parla di morte imminente o di un passato tradimento attraverso leggerezze, e i momenti delicati di una dimensione temporale sono alleggeriti da una nota frivola dell’altra. Ecco che il dialogo scorre con fluidità senza appesantire l’azione drammatica, ma anzi evidenziandone per contrasto il significato. È stato interessante assistere a questo spettacolo dopo aver visto La dama di ferro al cinema: lo stile della scrittrice è molto intimo e sottile: la storia dell’ex Primo Ministro britannico si dispiega con eleganza e dolcezza, ricca di altrettante scene evocative, così come i dettagli che passano da un’epoca temporale all’altra. Non sarei sorpresa se lo spettacolo teatrale fosse il frutto dell’esplorazione intima della vita di coppia a cui la scrittrice ha lavorato per la sceneggiatura del film. Vale la pena guardare il video promo della pièce teatrale (http://www.youtube.com/watch?v=wRuqJpnYGFI )

Lovesong è al Lyric dall’11 gennaio al 4 febbraio 2012