Passano tre settimane e non giungono comunicazioni operative: Daniele inizia a pensare che qualcosa si sia inceppato, che un'ombra sia scesa sul suo operato. Nel frattempo gli arriva la notizia che il professor Batolli non sta per niente bene. Decide di andarlo a trovare, consenziente la moglie,  nonostante si trovi a letto, febbricitante, per una brutta bronchite causata forse dai primi freddi.
Stringendogli fortemente la mano gli dice: <<Professore, non facciamo scherzi, eh?>>. E lui, con un pudore che lo commuove:
<<Vedi come sono ridotto?... La malattia ci umilia, ci riporta sulla terra... chissà, forse sulla nuda terra!... e così capiamo di non essere onnipotenti... e di dipendere dagli altri... >>.
E Daniele, dandosi un tono di ilarità scherzosa:
<<Guardi che lei per me è un immortale! Non c'è malattia che tenga!>>.
E lui, parlando con un respiro piuttosto difficoltoso:
<<Daniele caro... la morte è un passaggio obbligato, è l'ultimo lavoro assai faticoso che la vita ci chiede... E lavoriamo anche per gli altri, sai? Per lasciare spazio ad altri che verranno dopo! La vita, che non è nostra, continua oltre le nostre individualità. La morte è  la negazione definitiva del nostro ego... La natura stessa ci obbliga a lasciare questa terra, appunto... naturaliter, a far posto a chi ci segue.>>.
Lo guarda, prendendogli la mano, Daniele, e gli dice  spontaneamente:
<<Come fa ad essere così sereno?>>.
<<Lo sono, e basta, perché spiegarlo? Certo che, o adesso, o a una delle prossime infermità, me ne dovrò andare, e cerco di prepararmi, di essere pronto, ma non dico che sia facile, eh?, non dico che umanamente il mistero che ci attende non impaurisca!>>.
Ridendo, gli dice:
<<Sono certissimo che da qua a cent'anni, quando sarà, a lei non l'aspetta di certo l'inferno!>>.
E lui, prontamente, col suo dolce e luminoso sorriso:
<<E chi lo sa? Ma io credo che il vero inferno sia pensare che non ci sia un inferno: sarebbe come lasciare spazi infiniti e liberi al male!>>.
<<Tutto sta ad accordarsi su cosa sia male, cosa sia inferno!>>.
<<E chi lo sa veramente? Lo stesso male e le sue ragioni d'esistere sono un mistero in definitiva! Da più di due millenni ci affanniamo a capire, anche con l'aiuto della ragione... c'è il male come malattia... come catastrofe naturale... come destino personale infausto negli accadimenti del vivere...>>, gli aumenta l'affanno, << come male storico... con tutti i progrom ... le persecuzioni, le pulizie etniche, e via dicendo: è quella che chiamiamo la macelleria della storia!>>.
<<Il questore afferma che solo  le leggi e il loro rispetto, pur cambiando, mutando, a seconda del tempo storico, delle civiltà, dei luoghi antropologici, possono porre una barriera al male!>>.
<<Certo, naturalmente! Ma  ci sono anche altre leggi, quelle della morale, dell'etica.  Dovremmo sforzarci, in un mondo globalizzato ad individuare un'etica condivisa, non imponendone una unica e superiore: tale compito è lungo e difficile, esige apertura mentale, direi anche sentimentale!... D'altra parte quella che il Vangelo definisce la legge dell'amore, o sta fallendo da millenni, o l'umanità non l'ha mai davvero vissuta!>>.
<<Eppure penso che ci siano alcuni principì, diciamo “naturali”, validi per tutta l'umanità, come diverse Carte dei diritti hanno sancito negli ultimi due secoli.>>.
<<Il primo dei quali è il diritto di ogni creatura alla vita: ma io credo che ogni creatura ha la sua vita, e assieme partecipa alla Vita, a quella trama cosmica dell'esistenza, nella quale ogni uccisione, o soppressione di singole vite, costituirebbe uno strappo irrimediabile, anche il più minuscolo. Come avviene quando si tira, spezzandolo, anche un solo filo dell'intreccio multicolore di un arazzo, o di un tappeto, rovinandone il loro disegno già tracciato dalle mani di un sublime artigiano.>>.
<<Capisco, si potrebbe affermare che se non ci fossero dei valori limite, assoluti, che trascendono i singoli individui, non resterebbe che l'homo homini lupus!>>.
<<Certo, si tratta di leggere la trama del nostro vivere andando oltre il nostro ego: siamo persone che s'intrecciano a persone, e viviamo in stretto rapporto con il cosmo, con la natura, oggi si dice “con l'ambiente”; e, aggiungo, secondo me, che possiamo intuire una verticalità che ci conduce al Divino. D'altra parte nessuno anche se lo volesse potrebbe crearsi le regole etiche a propria misura: occorrono dei fondamenti!>>.
<<Il primo dei quali è il senso del Divino, le fede in una dimensione verticale infinita!>>.
<<E chi non ha una fede? C'è chi crede, che so, al denaro, chi al potere, chi crede di non credere; chi crede alla laicità; chi crede che non si debba credere in qualcosa; e così via. Io comunque penso, detta così alla spicciola, che la morte di Dio abbia portato più guai che vantaggi.>>.
<<Naturalmente>> aggiunge Daniele << si tratta di comprendere cosa o chi s' intenda per “Dio”.>>.
<<Naturalmente! Secondo me Dio lo si “sente”, più che capirlo, lo si può intuire, con l'occhio dell'intelletto, quello che per gli orientali è il terzo occhio: è un mistero, “il” mistero!>>, dando alcuni colpi di tosse <<Ma non mi piace un Dio monolitico, solitario, distaccato, mi piace il Dio trinitario, come lo è in molte delle antiche religioni, delle tradizionali fedi. Poi si tratta di distinguere, senza separare, la fede dalle credenze. E di confrontare liberamente e con rispetto le varie credenze fra loro.>>.
<<Però professore>> gli fa Daniele <<che orizzonte desolato abbiamo dinanzi a noi! Mi domina a volte un sentimento di catastrofe imminente! Nessuna fede pare che ci possa salvare.>>.
<<Si, ci stiamo giocando i destini del mondo e dell'umanità! Tutto può accadere, anche che trionfi il male, con tutta la sua rovina: perché se il male in sé è un mistero, e ci ricorda i nostri limiti di comprensione, i suoi effetti invece son bene evidenti e concreti. E ne percepiamo molti, specie nella nostra attuale fase storica.>>.
L'affanno del caro professor Batolli si fa troppo evidente, ancora una volta la sua generosità e il suo spendersi per gli altri va ben oltre il suo proprio interesse: Daniele capisce che lo devo salutare, con un lungo, delicato e amorevole abbraccio. Lo lascia con un nodo alla gola.

Daniele cammina con un incipiente, subdolo senso di disorientamento: non riesce a tracciare le coordinate del suo agire, dove esso lo porta, e se c'è un punto fermo da raggiungere. Gli sembra che le persone con le quali mantiene un rapporto, e cioè il questore, il suo vice, e il professor Batolli, siano destinate ad allontanarsi e sparire dalla sua vita, lasciandolo solo. D'altra parte Grazia non si fa più sentire da molti giorni, così pure sua moglie Rita e sua figlia Ele sembrano essere sparite. Si sta convincendo che la sua scelta di accettare la proposta della questura stia facendo terra bruciata attorno a lui. Pensa pure che forse proprio lui stesso ha desiderato azzerare tutto il suo contesto di vita, di relazioni umane e affettive, di rapporti professionali e amicali. In più sa bene che di tutte le persone da lui conosciute, la più preziosa, il professor Batolli, è inevitabilmente la più vicina a lasciarlo: non l'ha visto bene, e appetto di una sua incredibile lucidità e vitalità mentali e spirituali, sta un visibile e grave deperimento fisico.
Inoltre nel suo pensiero e nella sua immaginazione le presenze in lui più vive  sono quelle incontrate nelle sue missioni: appaiono continuamente come personaggi nel teatro della suaa mente, e non sa cacciarle via: appare bellissima, misteriosa, Lisa, senza che la percezione del suo profumo svanisca del tutto; compare il prete con le sue maniche lise, le sue mani gelate e assieme sudate, e i suoi sensi di colpa, o i suoi peccati;  si fa viva la prof  come un'Erinni senza pace e senza sosta; si mostra il signore gravemente ammalato che cura instancabilmente le sue fresie.
Arriva, frastornato, a casa e trova inaspettatamente la raccomandata dalla Direzione, ma non la apre subito, ha bisogno di coccolarsi, con un po' di musica, un plaid addosso, aspettando di assopirsi: ripensa alle parole dell'amato Batolli, immagina la sua morte, anticipando un lacerante dolore, poi pensa alla sua di morte, e la identifica con la catastrofe cosmica, l'una s'identifica con l'altra: l'apocalisse, qualsiasi forma ed esito abbia, è innanzi tutto personale; la sente come uno strappo inguaribile, dal tessuto dell'umanità intera. Si chiede  se sia possibile che tutto svanisca, che abbia ragione chi interpreta negativamente l'Ecclesiaste: che tutto sia in noi e per noi vano!? Prima di stendersi sul  divano verde oliva, prende  un libro di un grande filosofo-teologo, donatogli dal professore, e legge:
<<Noi siamo gocce d'acqua. Che cosa ne è della goccia d'acqua quando muoio? La goccia scompare. Cade nel pèlagos infinito. Scompari? Ma che cosa sei tu, in realtà, la goccia d'acqua oppure l'acqua della goccia? Durante la nostra vita mortale, noi dobbiamo realizzarci come acqua, e non soltanto come goccia. La goccia è il luogo delle mie lotte, delle mie cadute e delle mie vittorie – di tutto quello che mi causa gioia e sofferenza in forma immediata. Ma se mi realizzo in maniera autentica, se sono all'ascolto della realtà che sono in profondità, io sono acqua. Che cosa accade dell'acqua quando la goccia cessa di esistere? Niente. Essa non cessa di essere quello che è. La goccia cade nel mare, ma l'acqua tuttavia non scompare. Quest'acqua, certo, non posso più differenziarla dall'esterno; ma, vissuta dal di dentro, quest'acqua non cessa di essere acqua – la “mia” acqua, l'acqua che io sono. Quest'acqua è unica. Nessun pericolo di dissolvermi. È qui il mistero della personalità, che non va confusa
con l'individualità.>>.

Ormai lo prendono la stanchezza, l'inerzia, il sonno. Sa, però, che l'indomani deciderà se continuare o meno quell'avventura, se assecondare ancora quell'incredibile proposta del questore. Si aspetta anche una decisiva ispirazione dai sogni che lo attendono in quella notte decisiva: sogni che saranno prodighi di intuizioni di vita, di creatività esistenziali. Sa che qualsiasi decisione prenderà, la sua persona  non sarà più come prima, che muteranno il suo essere attore e il suo stesso essere nel mondo della vita...