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Massimo Bontempelli drammaturgo
di Maria Dolores Pesce
Dell'Orso edizioni Alessandria 2008
pagg. 156 € 16,00
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Come noto, tanto nelle sale teatrali, quanto nelle pubblicazioni di studi e saggistica, esiste in Italia una sorta di oblìo che avvolge la figura e le opere dei drammaturghi italiani attivi nei primi decenni del secolo scorso. L'ingombrante presenza di Pirandello e probabilmente la stanchezza di un teatro che doveva fare i conti con i lasciapassare del regime fascista, hanno sedimentato il luogo comune che di quel periodo valga la pena di conoscere ed analizzare soltanto la produzione del grande drammaturgo siciliano. Anche per questo, pubblicazioni come quella segnalata qui, hanno il merito di affrontare argomenti che, in qualche modo, vanno riscoperti, data la scarsa bibliografia inerente e il controverso, ma prevalentemente negativo, orientamento della critica d'epoca e recente. Maria Dolores Pesce, professore universitario e saggista, nonché vice direttore di questa testata, intraprende con questo volume un viaggio approfondito e appassionato nella drammaturgia di Massimo Bontempelli, forse uno degli autori maggiormente "dimenticati" del periodo. La sfida dichiarata dall'autrice nella premessa del volume è interessante: verificare e semmai dimostrare, attraverso l'analisi dettagliata dei testi prodotti dal drammaturgo comasco nelle diverse "stagioni creative" che lo caratterizzano, l'esistenza di una coerente e soprattutto innovativa identità estetica e poetica, per ricollocare l'opera di Bontempelli nel patrimonio delle esperienze costruttive della storia recente del nostro teatro. L'autrice parte così con un analisi, ispirata anche al "cult" di Peter Szondy "Teoria del dramma moderno", del contesto storico culturale in cui, tra Futurismo e crisi del dramma borghese, prende forma l'ispirazione di Bontempelli. Procede quindi con lo studio dei primi lavori. Nei successivi ampi capitoli analizza i due testi, maggiormente noti, del drammaturgo: Nostra dea e Minnie la candida. In particolare su Nostra dea, testo realizzato con la regia di Pirandello al Teatro dell'arte di Roma, viene dedicato un capitolo a parte sulla messa in scena. Grazie a questo capitolo, l'autrice ci fa addentrare nel rapporto di collaborazione che si è sviluppato nel contesto della breve ma intensa esperienza del "Teatro degli undici" prendendo lo spunto per un approfondimento sulle relazioni intellettuali ed artistiche intercorse tra Bontempelli e Pirandello. I successivi capitoli procedono con l'analisi dei lavori realizzati negli anni trenta e poi nel dopoguerra. Il volume si chiude con alcune ipotizzazioni sull'attualità dello scrittore e le conclusioni mirate alla verifica, a posteriori, sugli esiti della "sfida" dichiarata in premessa. Una pubblicazione dunque coraggiosa e meritevole di lettura, che ha senz'altro il benefico effetto di spingere il lettore ad approfondire la conoscenza di un autore ingiustamente trascurato.