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È difficile dire di “Dormire”, lo spettacolo che il regista catanese Salvo Gennuso ha presentato il 24 e 25 gennaio scorsi nello spazio di ZO a Catania, in apertura della rassegna “Altre scene” e che a breve inizierà il suo tour in giro per l’Italia: è difficile, ma occorre dire subito che si tratta di uno lavoro riuscito. Uno spettacolo concettualmente complesso in cui però il linguaggio scenico di Gennuso appare alleggerito e, pur nel rigore formale, dotato di un interessante equilibrio, mentre la sua visione del mondo, superate le fascinazioni della bella, paziente e appassionata ricerca nella cultura teatrale novecentesca e contemporanea, ha guadagnato una buona misura di autenticità e necessità. Detto questo ci sarebbe poco altro da aggiungere: linguaggio e visione bastano, davvero bastano per considerare interessante un lavoro teatrale. Giorgia Coco è però sorprendentemente brava e la sua interpretazione rivela l’affascinante nettezza del disegno che, esclusa la retorica di toni e colori, solca una scena estremamente spoglia come una pagina bianca; poi sono dense di senso le musiche (di Giancarlo Trimarchi), le luci (di Ségolène La Contellec), le inserzioni foto video (di Alessandra Saccà ed Elena Russo). Uno spettacolo riuscito ma, prima di tutto e soprattutto, uno spettacolo di vera scrittura scenica in cui si costruisce e si dà vita a un testo che è solo sulla scena, nel corpo dell’attrice e nel ritmo dell’azione (apparentemente regolare ma, a sentir bene, attraversato da vibrazioni interne, impercettibili eppure significanti) che dispiega tutta la sua forza e la sua ricchezza simbolica. Si tratta d’una riflessione aperta sulla violenza che riempie, distorce e avvelena il nostro essere: nella vita della giovane protagonista della pièce s’incontrano due violenze, entrambe d’inaudita follia ma di segno diverso e opposto, una scelta, voluta, cercata (decidere di tagliarsi le braccia), l’altra subita (esser violata e, a seguito di ciò, perdere le gambe). Cosa può redimerci da questa violenza? Dove trovar riparo, come salvarci? Come capire davvero cosa ci succede? La risposta Gennuso la affida, dubitativamente e senza alcun facile fideismo (né religioso né laico), alla lucida e consapevole leggerezza con cui la protagonista attraversa la normalità pervasiva della violenza e della menzogna, l’attraversa, se ne fa carico, come attraversa e si fa carico della marea di pornografia light che la televisione (e in generale la comunicazione di massa nella cultura contemporanea) riversa ogni giorno nella sua/nostra vita. In questo senso si comprendono le ripetute allusioni cristiche dello spettacolo: allusioni innervate da dubbio e ribellione eppure pietose, inquiete, profonde e davvero più giustificate esteticamente dell’esplicita citazione biblica che, al contrario, appare se non gratuita non del tutto motivata.