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“Allora come si sta sull’altalena di Lunardi?”  Chiedo al termine dello spettacolo A RobertoVandelli, regista e attore di questa originale pièce, molto rappresentata e tradotta in diverse lingue. “ Benissimo…e ci si diverte anche, fra di noi c’è una bella armonia, la tournée sarà lunga, è importante, in questo caso, essere in buona compagnia, stare bene insieme, questo è un bel vantaggio”. Mi risponde con un sorriso franco. Anche il pubblico si diverte e ride di gusto, inseguendo le parole e i diversi significati, le sfumature, che, di volte in volta, danno un taglio nuovo, aprono una nuova riflessione. Riflessioni tratte da Vico, Schopenhauer, Cartesio, Voltaire, Shakespeare e, andando più indietro nel tempo, anche la Bibbia. I dialoghi sono serrati, paradossi, equivoci, sarcasmi pungenti, la regia sfrutta benissimo ritmi e contrattempi con riferimenti e richiami al teatro dell’assurdo. Vandelli rappresenta fedelmente il testo con pochissimi tagli, scegliendo un’ambientazione contemporanea. Evitando inutili originalità. Si sono viste ambientazioni del testo quasi fantascientifiche. La realtà odierna è invece molto più ricca di spunti. Tre uomini, un commendatore, un capitano dell’esercito ed un professore, si trovano nello stesso luogo per tre ragioni diverse: il commendatore per un incontro galante, il capitano per trattare un acquisto di materiale bellico, il professore per ritirare le bozze di stampa di un suo libro. Tre uomini in attesa, sospesi, tutti aspirano a qualcosa. Qualcosa che non arriva, anzi il senso di sospensione aumenta poiché i tre sono costretti a trascorrere la notte insieme, bloccati in una strana stanza a causa di una misteriosa esercitazione sull’inquinamento. Emozione, ragione, azione, ciascuno vede e interpreta la realtà secondo la sua visione del mondo ma anche secondo ciò che desidera vedere. Ciascuno, a suo modo, si interroga sulla vita, sulla morte. Ma cos’è esattamente quel luogo? Una pensione discreta, un ufficio, una casa editrice? O un'anticamera per l’aldilà? “Forse siamo morti e in attesa di essere giudicati”. I tre reagiscono a questi interrogativi secondo le diverse caratteristiche psicologiche: il commendatore, sentimentale ed emotivo, è spaventato, il capitano, uomo d’azione, non trova niente di misterioso nella situazione, il professore, uomo di scienza, usa tutta la sua logica, per spiegare i fatti. Improvvisamente una donna delle pulizie entra nella stanza i suoi modi, le sue parole fanno nascere nei tre personaggi altri interrogativi: è realmente una donna delle pulizie, o è la Madonna, l’Angelo del Giudizio, Satana in persona? Le parole si fanno sempre più ambigue i significati molteplici. L’universo femminile giunge a complicare ancora di più la realtà. La regia è attenta al ritmo, ai movimenti, gradazioni di toni, luci e ombre sono ben rese. Gli attori, bravi a rendere vive non solo le parole, ma anche le emozioni, le sfumature dei personaggi. Ogni gesto è studiato. La scena è scarna, essenziale, tutto in bianco e nero, linee rette, figure geometriche sul pavimento, si sta giocando una partita a scacchi? Un punto di domanda sul cuscino del divano  evoca un “non luogo”. Se i contesti e i luoghi creano le parole, che cosa creano i “non luoghi”? Precarietà? Provvisorietà? Insicurezze? Le persone transitano nei non luoghi, ma nessuno li abita, nulla è definitivo. Nel finale, un improvviso e inaspettato coup de théâtre, ci spinge a dubitare ancora. Al Teatro Libero, a Milano fino al 27 Febbraio. Un piccolo teatro in cima a un palazzo. Un bel luogo, fra tanti “non luoghi” di questa città.

Teatro Stabile di Verona
TRE SULL’ALTALENA
di Luigi Lunari
regia di Roberto Vandelli
con Roberto Vandelli, Andrea De Manincor, Maurizio Perugini, Donatella Bartoli
Teatro Libero