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CHARACTER IS ACTION, ACTION IS CHARACTER: Questa è una frase utilizzata con insistenza dai docenti di playwriting. L’elemento fondamentale e più urgente per la costruzione di un personaggio risulta essere l’azione: movimento del corpo, parole. Basta dare un rapido sguardo ad alcune delle pièces di maggiore successo del teatro statunitense per comprendere

quanto questo dogma sia assolutamente rispettato: i personaggi psicopatici di Strano interludio di E. O’Neill, personaggi che dicono e si comportano secondo buona creanza ma pensano in modo furioso; la coriacea Amanda de Lo zoo di vetro di T. Williams; l’archetipico Willy Loman, vuoto a perdere assunto a emblema della società consumistica in Morte di un commesso viaggiatore di A. Miller; i quattro personaggi esplosivi del fortunatissimo Chi ha paura di Virginia Woolf? di E. Albee; i personaggi multipli di Molti amori di W. C. Williams; Harry Fatt, agente capitalista che cerca di dissuadere dallo scioperare gli esponenti del sindacato dei tassisti in Aspettando Lefty di C. Odets; Benno, il ventenne “incredibilmente obeso” de La trasfigurazione di Beno il ciccione di A. Innaurato; Hoss, stella in caduta libera nello star system della musica rock Made in Usa di Rock Star di S. Shepard; la scontrosa professoressa, studiosa della poesia di John Donne, che si ammala di cancro alle ovaie nel recentissimo “Spirito” di Margaret Edson. Si tratta soltanto di alcuni esempi di personaggi che si connotano attraverso quello che dicono, quello che fanno, quello che gli altri personaggi dicono di loro.
La costruzione di un personaggio funzionale può avvenire (ovviamente) in diversi modi: si può partire da un’idea, oppure da una persona che si conosce, da un gesto della fidanzata, da una situazione, eccetera.
Uno strumento utile può rivelarsi lo stendere una biografia del personaggio, una biografia dettagliata del suo mondo: dove e quando Mr X è nato, chi sono i suoi genitori, dove è cresciuto e dove ha studiato, che lavoro svolge, se è sposato con una bionda mozzafiato o con una dolce casalinga lentigginosa, se è celibe, omosessuale, religioso, quali idee politiche sostiene, se ha vizi o manie. Un altro motto della drammaturgia è quello secondo cui l’autore deve sapere del proprio personaggio più di quanto la pièce non dica: entrare nei panni del personaggio denota il preciso significato di ogni azione positiva o passiva, di qualsiasi comportamento, di qualsivoglia resistenza. I personaggi, infatti, vanno caratterizzati, vanno costruiti a tutto tondo, vanno scolpiti sottolineando anche i punti deboli, le insicurezze, le incapacità. Sono terminati i tempi dei super eroi!
Come aveva schematizzato Aristotele duemilacinquecento anni orsono nella Poetica, il teatro è costituito da sei elementi: i caratteri o personaggi, l’intreccio, il linguaggio, il pensiero o idee, la musica, lo spettacolo o scena. Il personaggio agisce nello spazio in accordo con tutti questi elementi, ma forgiandosi innanzitutto attraverso il linguaggio, elemento insostituibile in un teatro drammatico.
Un personaggio dovrebbe possedere una propria logica, una propria etica, una propria coerenza, fatta (ammesso che si tratti di una scelta del drammaturgo) anche di scelte contraddittorie, di sbalzi emotivi, di improvvise malinconie.
Un personaggio è una rete di relazioni con il mondo che lo circonda e di storie che l’hanno coinvolto fino a quel momento.
Due o più personaggi, nel loro incontrarsi sulla carta, in questa dimensione prospettica della fantasia che potrebbe concretizzarsi in seguito su un palco (o in un luogo decontestualizzato), si rivelano a se stessi e al pubblico soltanto attraverso le frizioni e le risonanze che generano, nemmeno l’autore può essere completamente sicuro, certo, pronto allo sviluppo dell’intreccio finché gli “incontri” non abbiano avuto luogo. Anche se un drammaturgo fa uso della scaletta per pianificare il lavoro, la prova definitiva sopraggiunge durante questi “incontri”, quando i modi d’essere di un personaggio si miscelano ai modi d’essere di un altro personaggio. Ed è durante questi “incontri” che i costumi dei personaggi trovano definizione, rifinitura.
“Character is action, action is character”: è nell’azione, nell’agire, nel temprarsi, nel calcificarsi che il personaggio nasce, vive, e muore.