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Altra pubblicazione corale che intende raccontare, a più voci, la bella favola a lieto fine dei Cantieri Koreja. Pur sapendo che la storia non è per nulla finita, l'esperienza ultraventennale di questa compagnia pugliese, mi è sembrata esemplare del cammino di altre compagnie (poche in verità) che hanno avuto la soddisfazione di conquistare, dopo anni di duro lavoro e difficoltà, una "casa" dove programmare e svolgere il proprio lavoro e un riconoscimento istituzionale come Teatro stabile d'innovazione. Il fatto che il "lieto fine", celebrato in questo volume, sia arrivato soprattutto grazie alla pazienza, alla capacità di tenere duro e di crederci, oltre alla professionalità ed alla competenza dimostrata dai suoi membri, ci consola da una parte facendoci credere che anche in questo paese, a volte, il merito viene alla fine premiato e che dunque l'esperienza dei Cantieri Koreja ci è d'esempio e di stimolo per provare a fare altrettanto. Da un'altra parte però non possiamo non renderci conto che il caso di cui si parla in questo libro pur non essendo, come ho detto, un caso isolato, è comunque soltanto una favola a lieto fine per tanti altri che pure lavorano duro, ci credono e sperano. Ma questo è un altro discorso. Oltre al resto vale senz'altro la pena di leggere le appassionate e genuine testimonianze pubblicate in questo volume per conoscere la storia ed il corposo lavoro di una realtà che comunque non è poi così nota al mondo del teatro.

Graffiare i muri
a cura di Mario Marino
Titivillus 2010
pagg. 201 € 16,00
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