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I sentieri della nostra vita. Quelli sono sempre imperfetti. Forse aggiungeremmo, per fortuna. Tortuosi, mai rettilinei, spesso ramificati. La coscienza di sé e l’analisi ontologica sull’esistenza, sull’essere e sui dubbi che l’uomo si pone sono frequenti in tutte le epoche teatrali. Ma mai come negli ultimi anni questi interrogativi vengono riportati in scena. E questo ci deve far riflettere. Lo studio realizzato sullo spettacolo  SENTIERIMPERFETTI è notevole. Dal titolo all’esecuzione, possiamo definirlo una grande prova di teatro, una rielaborazione sapiente di grandi classici teatrali, un utilizzo intelligente del corpo e della sperimentazione. In scena al teatro Elicantropo di Napoli, dal 23 al 26 febbraio, questo studio approda alla sua ultima tappa, prima dell’ufficializzazione scenica a Torino, presso il Teatro Stabile. In quell’ occasione si vedranno in scena 8 attori, 4 danzatori e musiche eseguite dal vivo. Ma noi ci siamo già innamorati della forma più “ristretta”: sulla scena partenopea Simonetta Ainardi, Sara Allevi, Giovanni Ragni, Paola Tortora. Regia ed elaborazione del testo della stessa Paola Tortora. Ottimi attori, ottimi performer, ottimi danzatori. E la scelta di accentare ogni forma di verbo essere contenuto nel testo, ogni parola che sia legata al concetto di “esistenza”,ogni gesto, ogni oggetto, ogni spazio, ci fa capire come tutto sia sapientemente studiato, tutto sia culturalmente ricco. Il pubblico impara una grandissima quantità di nozioni e gli spettatori più preparati assaporano le scelte eleganti e contemporanee. Ma partiamo dallo studio sul testo, cioè un’elaborazione di tre autori fondamentali: Shakespeare, Kafka, Beckett. Tra dubbi esistenziali, attesa e percorsi di vita, questi tre autori scandiscono tre tappe che si sono fuse all’interno di un unico studio. Tre tappe che rappresentano la vita di un uomo. Il tutto coronato dal saggio HAMLETICA di Massimo Cacciari. La scena è buia e illuminata da luci oniriche e cimiteriali. Il pavimento nero è vergato da linee bianche, frecce, viottoli, angoli. Un labirinto disegnato su cui i personaggi si spostano sapientemente durante tutto lo spettacolo. Si sfrutta lo spazio ristretto e gli attori riescono a dare aria, a spaziare, a muoversi con agilità trasformando quel piccolo quadrato in una vita intera. I loro volti, le loro membra sono coperti da cerone bianco. Anime in pena che si aggirano tra le croci di una vita. Pagliacci e maschere della grande storia del teatro si muovono tra le righe di grandi testi. Al centro uno specchio, la paglia, un corpo ricoperto da un lenzuolo bianco, con la gambe aperte. A primo impatto sembrerebbe un povero giaciglio, una donna che sta per partorire, quasi una rimembranza da Natività cristiana. La donna, Hamletica, di nome e di fatto,  alterna il suo volto a quello di un teschio. Ovviamente parliamo del  simbolo shakespeariano: il corpo della donna ha due teste, ha un teschio sul ventre, si innalza, gioca con la morte. Hamletica e il teschio ora diventano la madre di Amleto, ora la morte, ora la donna. L’evoluzione di Amleto porta agli interrogativi sull’esistenza: dobbiamo ancora credere ad uno spirito di un padre che ci istiga alla morte e che non c’è? Insomma, Amleto prenderà mai una decisione da solo? Il lenzuolo bianco diventa sipario: si simula la nascita. Si arriva alla vita adulta. Sarà il protagonista de “Il castello” di Kafka, l’agrimensore, interpretato da una instancabile e stupenda Paola Tortora, a descrivere il racconto tortuoso di una vita. L’attesa e l’illusione verso qualcosa a cui aspiriamo, ma che non abbiamo visto, non conosceremo mai, a cui però tendiamo per tutta la vita perché è ciò che ci spinge a vivere. Conoscere il testo di Kafka attraverso questo spettacolo è curioso: del resto non tutti leggono Kafka ma il meccanismo di analisi sull’uomo e sulla sua complessa e a tratti alienante esistenza, pare sia racchiuso proprio in questa preziosa opera.  L’ultima tappa di questo viaggio è caratterizzata dall’arida attesa: ritroviamo  Beckett e di sicuro sarebbe stato impossibile tralasciare “Aspettando Godot” e “Finale di partita”. Ma la fine non c’è. Nonostante ci si aspetta una conclusione, ed in effetti sarebbe stato riduttivo rappresentarla in scena in un progetto come questo, gli attori non concludono il loro spettacolo. Rimangono a girare in cerchio, attorno ad un albero fittizio, posto al centro della scena. Non credo ci sia nulla da aggiungere. Mentre gli spettatori escono, dopo aver finalmente compreso che lo spettacolo è concluso, gli attori girano ancora. Il cerchio della vita, l’infinita storia, l’incompiutezza della ricerca sull’esistenza e sull’uomo. 

SENTIERIMPERFETTI
Teatro Elicantropo Napoli
23-26 febbraio 2012
Associazione Culturale Vintulera Teatro
diretta da Paola Tortora
presenta
SentierImperfetti
Studio Ultimo
elaborazione testo e regia Paola Tortora
con
Simonetta Ainardi, Sara Allevi, Giovanni Ragni, Paola Tortora
musiche Johann Sebastian Bach
scene e costumi VintuleraTeatro
disegno luci Massimo Vesco
assistente di scena Silvia Casarone