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Interessante iniziativa del Teatro della Tosse di Genova, che con il festival-rassegna-concorso “Pre-visioni” cerca di dare visibilità ad alcune iniziative artistiche e teatrale di una città e di un territorio tradizionalmente ricco di fermenti, anche se altrettanto tradizionalmente molto poco rumorosi e per questo poco noti. Emblematico anche nel titolo, la rassegna ha previsto più spettacoli al giorno per tre giorni, tutti ospitati

nelle sale del teatro a Sant'Agostino. Due gli spettacoli di giovedì quattro marzo, suggestivi nelle intenzioni ma ancora non pienamente maturi negli esiti. Entrambi forse più interessati, magari eccessivamente, ad indagare sulla natura del teatro che a usare il teatro per indagare la natura o meglio l'esistenza attraverso la sua rappresentazione.

CAVALLI PALLIDI – UN DIARIO TEATRALE
A cura di Francesca Picci e Massimo Milella, prodotto da Arbanella  Centro Artistico e Culturale, gioca sull'audace assonanza tra la vita 'mascherata' di un gruppo di giovani rivoluzionari russi che preparano un attentato dinamitardo, e l'esistenza  incerta e precaria degli artisti di oggi che navigano, quasi clandestini in una Società che non li accoglie, per poter un giorno fare 'esplodere', come la bomba anarchica, la loro creazione teatrale. Molto giocato sulle solitudini che si incontrano ma non si capiscono, frutto questo di un talento ancora un po', costretto a guardare molto a sé stesso per non perdersi.

MARTIN
Creato e prodotto dal Gruppo Artistico Matrescka, fondato da Martina Massarente e Daniel Nevoso, quest'ultimo anche in scena insieme a Federica Lugaro, è una singolare drammaturgia che vuole riprodurre nella rappresentazione modalità e meccanismi della visione e anche della conoscenza onirica, ma non con le modalità dell'avanguardia surrealista, bensì con un approccio più scienifico e psicoanalitico, secondo le teorie di Solomon Resnik. Drammaturgia dispiegata dunque su più piani che si intersecano e si propongono di creare delle vere coordinate spazio-temporali in sorta di scenografia e scrittura scenica. Appare peraltro, paradossalmente, troppo attento ad una costruzione razionale dell'irrazionale così da smarrire, talora, lo sguardo verso le suggestioni e le corrispondenze che da quel mondo sorgono. Così forse dimentica che il teatro è comunque una costruzione complessa ma organica e solo così riesce a costruire una immagine della nostra interiorità più sfuggente. Il teatro, scriveva Nietzche, non è solo Dioniso o solo Apollo, ma Dioniso conosciuto attraverso Apollo.

Spettacoli comunque entrambi apprezzabili, che mostrano per le due compagnie prospettive interessanti nella ricerca di una progressiva maturazione. Encomiabile per questo l'iniziativa del Teatro della Tosse.