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Provo sempre un senso di tenerezza per gli attori quando, aspetto il loro ingresso in scena e questi fragili trentenni che arrivano fra la nebbia e il buio, fanno ancora più tenerezza. Generazione anni ’80, generazione del riflusso, figli delle telenovele e dell’edonismo culturale dei primi programmi demenziali, si confrontano con la dura realtà del lavoro che non c’è. Del lavoro nero, a tempo determinato, della flessibilità.  Le mattine dieci alle quattro è un testo che parla molto ai giovani, scritto da Luca De Bei è uno degli spettacoli più apprezzati nella scorsa stagione, vincitore del Premio Le Maschere del Teatro 2011 come Migliore autore di novità italiana, oltre che del Golden Graal per la regia 2010, nonché finalista al Premio Enrico Maria Salerno 2007 e al Premio Riccione per la Drammaturgia 2009.  Luca De Bei, che è anche regista, affida il racconto ad una fermata di periferia, grigia e anonima. Un non-luogo come tanti nel nostro paese, dall’accento dei giovani si capisce che siamo nei pressi di una borgata della capitale ma potremmo essere in una qualsiasi città, il racconto assume caratteri universali e il testo teatrale diventa ancora più significativo. Tre ragazzi narrano il mondo del lavoro attuale e i drammi degli adulti, madri alcolizzate, padri con doppie vite, fratelli in galera. Federica Bern è Ciranda, detta Cira, per l'autore classe 1984; Riccardo Bocci è William, detto Uil, classe 1982 e Alessandro Casula è il rumeno Stefan, nato nel 1986. I tre giovani raccontano una vita di sacrifici e pericoli i due ragazzi lavorano in un cantiere senza alcuna norma di sicurezza e la ragazza vive sotto la minaccia continua della perdita del lavoro. Una realtà dura ma nonostante tutto c’è posto per l’ironia, la voglia di stupire, il desiderio di un futuro migliore, di una casa, di un amore. I tre attori sanno animare la scena senza mai perdere il loro personaggio, sicuri e convincenti, nell’insieme dei segni del corpo, dei toni, della mimica. La recitazione si sa è una dialettica continua tra corpo reale e figura immaginaria, tra l’opacità dei segni prodotti attraverso la finzione scenica e trasparenza dei segni intenzionali. L “io sono un altro” del teatro,  in questo caso, riesce perfettamente. I giovani, avvolti nei loro giubbini, sono spesso impacciati nei movimenti, le mani quasi nascoste nelle maniche, il linguaggio è semplice, essenziale, quello degli sms, di Fb, quello immediato, televisivo. La narrazione procede tra verità e menzogne, promesse non mantenute, quelle del mondo che circonda i protagonisti. E in tutto questo grigio, una pensilina spoglia, assume un grande valore, perché diventa luogo dell’amore, gli innamorati arrivano anche prima rispetto all’ora fissata per l’appuntamento: è il desiderio di vedersi, di parlarsi. Ma non c’è un lieto fine. La scansione temporale è affidata ai fanali di un pullman. Un pullman sospeso nel vuoto, con i fari abbaglianti che all’improvviso si accendono e illuminano a giorno la quarta parete. Una luce bianca e luminosissima racconta il reale, perché la verità, come la luce, acceca.

LE MATTINE DIECI ALLE QUATTRO
Teatro Elfo Puccini
Per la rassegna al lavoro!
testo e regia Luca De Bei
scene Francesco Ghisu
costumi Sandra Cardini
con Federica Bern, Riccardo Bocci, Alessandro Casula
luci Alessandro Carletti
suono Marco Schiavoni sala Bausch
15 – 20 maggio 2012
mar-sab: 19:30 / dom: 19:00