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Klamm è un uomo solo, preciso, puntuale, non scende a compromessi, rigido. Ha dedicato la sua vita all’insegnamento. I suoi studenti gli dichiarano guerra: un giovane si è impiccato per colpa sua, per un sei che gli è stato negato. Scopriremo poi che non è così, che la verità ha molte più sfumature. Klamm è anche il nome di uno dei funzionari del Castello di Kafka, è il simbolo dell'inaccessibilità e dell'altezza. Klamm, infatti,  è irraggiungibile c’è un abisso fra lui e i suoi studenti è giusto che sia così? Ha sbagliato? Che cosa vogliono i suoi allievi? Come può un insegnante coinvolgere la sua classe sugli autori del passato, Goethe, Schiller… come può renderli attuali e ottenere i migliori risultati dai suoi studenti? Sono tutte tematiche su cui la scuola oggi s’interroga. Il monologo è di grande attualità. Con oltre trenta produzioni in Germania, è fra i quattro testi di drammaturgia contemporanea più rappresentati. L’autore è Kai Hensel, un amburghese di quarantun anni, narratore di dubbi, angosce del nostro presente, di quell'umanità disturbata che popola le nostre affollate città.  Dopo il successo di “Quale droga fa per me”, questa volta ci parla del mondo della scuola e lo fa con il suo stile asciutto, crudo, anche in modo ironico, cercando sempre di provocare e scandalizzare. Il ritmo è sostenuto, i fatti procedono in modo frenetico, come il nostro quotidiano. Regia e interprete ci regalano uno spettacolo di qualità. Antonio Zavatteri è coinvolgente e bravissimo, nel mostrare la decadenza di un personaggio, le sfumature di una personalità in crisi esistenziale, in fase depressiva. Il corpo segue lo stesso ritmo della parola “scenica” e l’attore sa trasmettere una presenza fisica, carnale e coinvolgente. I suoi silenzi sono carichi di parole, nella mimica del viso, le sue smorfie di disappunto, mostrano l’invisibile. Interroga una platea muta e la parola si contrappone alla forza del silenzio. Chi vincerà? Il teatro  Filodrammatici sceglie un testo emblematico per concludere la stagione. Una stagione all’insegna di  riflessioni critiche, sull’umanità e sguardi sull’interiorità. Si chiude parlando di scuola, di conflitti fra le generazioni, di drammi interiori. L’ultima parola è affidata a un uomo solo. Klamm non ama i compromessi e, proprio come i suoi alunni, è incapace di vedere le sfumature, è prigioniero della maschera che indossa. Ha mentito a se stesso per anni, non ha saputo perdonare e perdonarsi. “La menzogna è la nostra droga peggiore”, suggerisce Hensel.  Il finale è sospeso. Ognuno, tornando a casa, immaginerà il suo.

TEATRO FILODRAMMATICI
15/20 maggio 2012
LA GUERRA DI KLAMM
di Kai Hensel
traduzione Umberto Gandini
regia e scene Filippo Dini
con Antonio Zavatteri
produzione Compagnia Gank