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Mi sono trovato bene al corso di Marcello. Spiegazioni chiare, con ausilio di lavagnetta, ottimo materiale di supporto, dibattiti non solo ammessi ma incoraggiati,

zero noia. Mi sento di consigliare di prendere appunti con un p.c., con l'avvertenza che Marcello ricorre spesso a grafici e disegni, basta cliccare su visualizza, barra degli strumenti, disegno, utilizzando le funzioni "forme" e "ruota e capovolgi" e.... anche l'andamento di un copione teatrale, "a serpente che inghiotte un elefante", viene benissimo!

Roberto Moro

Circa un anno fa un docente universitario mi disse che prima di rivoluzionare il teatro avrei dovuto compenetrarne gli strumenti. I fondamenti tecnici che il corso di Marcello Isidori mi ha trasmesso sono stati importanti. Con essi ho potuto fare le dovute correzioni ad un mio testo riuscendo a sostenere ciò che invece sarebbe crollato miseramente.
Luca Morricone

Si può arrivare a pensare che basta qualche idea giusta per 'scrivere teatro' ma non è così. 'Scrivere' è solo la fase conclusiva di un lungo processo. Ci vuole organizzazione e raziocinio, schemi e regole da rispettare, sperando un giorno di poterle tradire. Marcello mi ha 'costretto' a riempire un quaderno intero di appunti e a ragionare con calma prima di affrontare la pagina bianca. E a quanto pare la cosa ha funzionato perché appena conclusosi il corso ho seguito i suoi consigli: mi sono fermato, ho ragionato, e poi con calma, molta calma, ho iniziato a scrivere, scrivere, scrivere..."
Francesco Delle Donne

Ho frequentato la I edizione del corso di drammaturgia di Marcello Isidori. Eravamo in pochi, eravamo i primi, tutti con qualche esperienza di teatro. Tutti avevamo letto i vari “manuali di drammaturgia” e avevamo scritto qualcosa. Ma parlare tra di noi della nostra passione comune e ascoltare Marcello Isidori non è come sfogliare un manuale. Marcello in modo cordiale e paziente ci ha condotto durante tre mesi, quasi per mano tra le strade tortuose della drammaturgia dandoci la possibilità di conoscere meglio i segreti e le insidie di questo bel mondo espressivo. Ho imparato soprattutto a togliere, a raffinare, a pulire la scrittura, a capire quel che non va, a criticarmi, ad avere pudore delle mie idee, ma anche coraggio a continuare e a proporre i miei lavori. Con Marcello ho appreso l’importanza di organizzare prima di scrivere la storia, di preparare una scaletta e soprattutto di fare una buona biografia di ogni personaggio che così vivrà di una vita propria e parlerà di conseguenza. Ho imparato molte regole, pronte ad essere trasgredite come tutte le regole. Durante il corso ho avuto modo di conoscere Giuseppe Manfridi, e Edoardo Erba in due serate molto coinvolgenti: è stato bello capire che le nostre idee, i nostri momenti creativi rispondono alle medesime emozioni. Il confronto con dei drammaturghi affermati mi è servito a confermare la solidità della mia spinta a scrivere. Ho avuto l’opportunità di partecipare con un mio testo breve scritto a fine corso, alla rassegna del Teatro Civile al Teatro Eliseo di Roma dove ho conosciuto altri autori. Questo corso mi ha dato tanto soprattutto in termini di contatto umano, con i compagni e con Marcello stesso che non ci ha fatto sentire solo allievi ma ci ha accolto come amici. Sono passati sei mesi e ancora sento la mancanza di quelle serate.
Giacomo D’Alia

Appena finito il campus di ”Tam Tam Riace” il primo pensiero che mi è passato per la mente è stato “già?”. Già finito tutto, così velocemente, che non sembrava passata una settimana ma un giorno. L’incontro con i ragazzi degli altri laboratori, il conoscere i docenti, la maggior parte così difficili da avvicinare in un occasione normale. Normale, ecco cosa non era il campus. Sembrava qualcosa di estemporaneo, al di fuori del mondo. In un piccolo gioiello di paese 30 ragazzi e una decina di docenti lavoravano sulla recitazione, sulla drammaturgia, sul teatro in se. I paesani che ci guardavano erano stupiti da questa voglia di fare, da quest’amore verso il teatro che cercavano di capire, venendo puntualmente ogni sera agli spettacoli organizzati. Alcune persone potevano non comprendere cosa volesse dire quel testo rappresentato, quella messa in scena azzardata, ma non potevano non sentire tutta la passione che c’era dietro, tutto la voglia di migliorarsi. Mi hanno detto di scrivere la mia esperienza personale, ma in un paese come Riace, così piccolo e fascinosamente uguale a se stesso ogni mattina, le mia esperienza non può che incrociarsi con il proprietario dell’alimentari, con gli altri ragazzi che hanno condiviso con me l’esperienza, con i docenti stessi. Può darsi che scrivendo mi confonderò, descrivendo ora delle mie sensazioni personali, ora quelle del macellaio spacciandole per mie. Ma è la magia di tutto quello che è successo, tutto quanto ti passava per la testa durante i laboratori era tuo e non era tuo, appena un docente diceva una cosa già ti apparteneva, e come te ad altri, ed attraverso te ad altri ancora. Il laboratorio di Marcello Isidori è stato davvero particolare. Durante la settimana lavoravamo il pomeriggio col docente, che dopo una infarinatura generale dei metodi di scrittura ci ha subito portato verso il nostro testo e, attraverso il processo che accennavo prima, lo faceva suo e degli altri ragazzi del laboratorio, tanto che adesso sento il testo fortemente mio proprio perchè è stato qualcosa di tutti, e non una semplice scrittura in solitario. La mattina invece facevamo un lavoro personale, ed era bellissimo scrivere ora di fronte al sole che si specchiava sul mare, ora accanto alla finestra di una comare che mentre cucinava la pecora bollita spettegolava con la comare della finestra di fronte. Il mio testo è nato da questo, dalle sensazioni che mi dava il paese, dalle dritte di Marcello e dalle emozioni che ho ricevuto dai ragazzi. E’ difficile in una situazione normale, in città, creare quello che si è creato a Riace. Il rapporto con Marcello, con i ragazzi dei laboratori, qualcosa di unico e non riproponibile. Seguendo le indicazioni di Marcello il testo si dipanava con facilità, avevo già chiaro quello che volevo dire, l’unico problema e che non lo sapevo dire. I miei personaggi prendevano forma e talvolta direzioni che non immaginavano, ma che mi sono accorto essere sbocchi naturali per la mia storia. Adesso, provando a scrivere altre cose, mi accorgo come sia leggermente limata la mia scrittura, paradossalmente non ricordo quando Marcello mi ha detto fai questo piuttosto che quest’altro, ma adesso mi viene naturale farlo, come mi è naturale prendere spunto da quello che mi è successo. La mia mente infatti associa ormai ogni evento di Riace come una storia, e ogni persona come un personaggio. L’unica cosa, forse, che mi è mancato in questa esperienza è la messa in lettura dei testi. Era previsto, ma per contrattempi con gli attori non si è potuta fare. Sembrava quasi un semplice continuum la lettura da parte di attori dei testi scritti, perchè erano dei testi scritti a Riace, che sono nati e cresciuti lì e che non potevano che essere letti lì, per la prima volta. Vedevo già Frankie e Ivo che raccontavano la loro storia ai riacesi, una storia che anche loro avevano contribuito a creare. Comunque alla fine è stata un’esperienza unica, che spero di poter rifare l’anno prossimo. Spero che il testo che leggerete, “Semplicemente”, vi trasmetta qualcosa, affinché le emozioni passate così naturalmente da persona a persona durante il campus, possano attraverso un computer passare a persone che a “Tam Tam” e a Riace non ci sono mai state, e magari spingervi a trasmettere le vostre, per un qualcosa che non deve mai avere fine.
Emanuele Milasi